Capitolo Uno

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Lost but now I am found
I can see but once I was blind
I was so confused as a little child
Tried to take what I could get
Scared that I couldn't find
All the answers, honey
(Born to Die - Lana Del Rey)



Nel corridoio in cui si era ritrovata a camminare, risuonava un canzoncina priva di parole. La melodia dopo circa due o tre minuti di ascolto diventava una vera e propria tortura. Magari è proprio questo lo scopo, pensò Lux. Si trovava nel corridoio, senza alcun intenzione di muoversi. La schiena era appoggiata alla porta di quella che doveva essere la sua nuova camera, che era stata sostituita dalla cella buia in cui aveva trascorso la notte precedente. E al posto dell'abito lillà macchiato dei suoi peccati, prese posto una tuta unita color azzurro pastello. Al solo pensiero che qualcuno le avesse cambiato gli abiti nel momento in cui era stata priva di coscienza, per via della dose di sonnifero che le era stata inniettata, le vennero i brividi. Gli occhi erano fissi sulla carta da parati a tema floreale, il colore giallastro del materiale faceva capire che era vecchia di anni. La sua mente non faceva altro che cercare di ricordare disperatamente cosa fosse successo quella mattina, cosa fosse scattato in lei da farle uccidere brutalmente tutti quei ragazzi. Eppure non riusciva a trovare una risposta.

I ricordi si dissolvevano nel momento in cui si poneva una singola domanda "Sono stata io a fare tutto questo?" E quindi ricominciava a sforzarsi, le mani le finivano tra i capelli e le dita stringevano alcune delle ciocche nel disperato tentativo di tornare indietro nel tempo e di capire cosa ci fosse di sbagliato in lei. Poi ripensò a Freya all'unica persona che negli anni le era stata vicina e che l'aveva sempre messa al primo posto, in qualsiasi situazione. Non riusciva a capacitarsi di averle fatto del male, di averla uccisa senza alcuno scrupolo. E proprio quando pensava a Freya, quelle immagini sembravano prendere colore nella sua mente, le urla dei ragazzi le rimbombavano nelle orecchie e tutto quel rosso, tutto quel sangue versato lo sentiva ancora gocciolare dalle mani.
Le dita scivolarono al collo, stringendolo in una presa più o meno forte, in cerca di una sensazione che la potesse far stare male fisicamente, che le potesse far dimenticare il dolore lancinante che portava dentro al petto. Perché il dolore fisico, era più semplice da affrontare. Lasciò andare la presa nel momento in cui la canzoncina fu sostituita da una voce a lei familiare.

« I pazienti sono pregati di farsi trovare nell'area ricreativa, adesso. » disse la dottoressa Grinbell con fare spazientito « Mantenete l'ordine, non si accetteranno ritardi. » quelle parole furono abbastanza affinché il corridoio si riempiesse di ragazzi che a passo veloce, ma in fila l'uno dietro l'altro si recavano verso quella che doveva essere l'area ricreativa. Luxia si aggregò alla massa e con suo grande stupore, nessuno dei ragazzi proferiva parola, di tanto in tanto riusciva a sentire i sussurro dei loro respiri e questo comunque le bastava per non sentirsi del tutto sola. E la canzoncina riprese a rimbombare per le pareti.

La stanza in cui finalmente arrivarono, era estremamente e quasi troppo colorata. Ogni parete era di un colore diverso, decorata ognuna da un dipinto a tema. Ad ogni angolo e sparsi per la stanza, vi erano dei divani. O semplicemente alcune sedie poste in maniera poco ordinata. Al centro vi era un tavolo da biliardo, cosa che la sorprese notevolmente. Un piccolo palco era posto sul fondo, decorato da vari strumenti che parevano di scena, accanto ad esso sulla destra una libreria prendeva posto con la sua grandezza e alla vastità di libri che aveva da offrire. Sull'altro lato del palco invece c'era uno stereo, con sopra dei cd posti su degli scaffali poco più in alto. Il pavimento stesso era bello da guardare, le piastrelle erano bianche e nere. Lux si pose ad un angolo della stanza, in modo da passare inosservata e poter contare il numero dei ragazzi presenti, venti per l'esattezza, ognuno dei quali stava sulle sue, a camminare o semplicemente a star seduto in maniera scomposta sul divano.

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora