Capitolo Ventidue

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Dedicato a @AlexiaMaria507


And all the kids cried out, "Please stop, you're scaring me"
I can't help this awful energy
God damn right, you should be scared of me
Who is in control?
( Control - Halsey )







Si era rintanata nella sua camera da più di due ore. Durante le prime ore del mattino aveva deciso di farsi una doccia e senza nemmeno partecipare al pasto mattutino, era tornata nella sua camera. I lunghi capelli marroni le solleticavano le guance paffute mentre le dita affusolate ne attorcigliavano qualche ciocca. Un forte senso di nostalgia la pervase, pian piano stava iniziando a dimenticare il volto della sua sorellina. Un paio di occhi scuri le sfiorarono i ricordi, labbra piccole storpiate in un sorriso e una massa di capelli folta e riccia, ma nient'altro. Aveva persino dimenticato la dolce risata di Skylar e nel constatarlo, si sentì morire come quella volta che la dottoressa le avevo esposto i suoi crimini. Si portò una mano sul petto stringendo con forza il tessuto della tuta. La schiena era poggiata contro la parete, Azura sedeva sul letto con le coperte ben sistemate e le ginocchia strette al petto, cercando di proteggersi da tutto il male che la circondava. Voleva sua sorella, la voleva più che mai. Voleva stringerla a sé e chiederle scusa per averle fatto del male, promettendo che nulla di simile sarebbe mai più accaduto, ma era troppo tardi. Lacrime amare le rigarono il viso e senza nemmeno volerlo dalle labbra carnose uscirono numerosi singhiozzi, che si espansero ancora una volta per quelle quattro mura. Quella stanza, come tutte le altre a Redwood, era segnata dalle sofferenze degli Esperimenti. Numerose volte aveva provato a ripercorrere i suoi passi, ma non ricordava assolutamente nulla e probabilmente era questo a farle ancora più male, non riuscire a convincere se stessa che era tutto finito. Perché nel cuore di Azura, una speranza c'era, benché minima. Sarebbe uscita di lì e avrebbe cercato la tomba di Skylar chiedendo mille volte perdono e forse, l'avrebbe raggiunta. Perché era giusto così. Si sentiva terribilmente legata alla sua sorellina nonostante non ricordasse nulla di lei, il solo pronunciare quel nome le faceva stringerlo lo stomaco e le portava il cuore in gola. Scacciò via le lacrime e si alzò, decisa a concedersi dei minuti di pace in cortile, lì dove nessuno era solito andare se non lei. Si assicurò di aver tolto ogni segno delle sue debolezze dal viso e uscì dalla sua camera, chiudendosi la porta alle spalle, ma prima di poter camminare, si sentì strattonare per il polso.

« Auguri. » borbottò Dave, che senza volerlo, l'aveva attirata fin troppo a sé, tanto da ritrovarsi la ragazza a pochi centimetri dal suo petto. Distolse velocemente lo sguardo che si posò sulla vecchia carta da parati del corridoio.

Azura strabuzzò gli occhi in preda alla confusione, certa che se non fosse stata così emotivamente istanbile, sarebbe arrossita senza ritegno « Auguri per cosa? » chiese, ma la sua voce uscì in un sussurro.

A Dave bastò quel tono di voce per capire che qualcosa non andava, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stato troppo egoistico chiedere spiegazioni « È il tuo primo anno qui a Redwood. » sorrise appena guardandola, gli occhi arrossati di Azura furono una prova in più del fatto che qualcosa non andava, strinse appena la presa sul polso di lei.

« Non c'è proprio nulla da festeggiare » osservò lei abbassando lo sguardo, sentiva nuovamente quella strana sensazione allo stomaco, questa volta però era piacevole.

« Abbiamo festeggiato il secondo anno di Louis il mese scorso, quindi non vedo perché non fare lo stesso con il tuo. Non ricordiamo nemmeno il giorno in cui siamo nati, almeno troviamo una scusa per festeggiare, no? » propose Dave in tono ironico, sperando di poterle strappare un sorriso.

Azura sospirò scuotendo piano la testa « Giusto, hai parlato con Louis? » chiese mentre la sua visuale si spostò sulla mano di lui, che stringeva ancora il suo polso e continuava a chiedersi il perché, del resto anche se l'avesse lasciata, lei non sarebbe scappata di certo.

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora