Prologo

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So come to me now
I could use someone like you
Someone who'll kill on my command
And ask no questions
I'm gonna make you
A fucking psycho
(Psycho - Muse)

So come to me now I could use someone like you Someone who'll kill on my command And ask no questionsI'm gonna make you A fucking psycho (Psycho - Muse)

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Le pareti dell'aula erano imbrattate di sangue. A terra erano distesi i corpi degli studenti che poco prima erano stati brutalmente uccisi, apparentemente, da una loro compagna.
Si sentiva l'odore pungente del gesso, mentre pian piano la ragazza si avvicinava alla lavagna, lì dove rannicchiata vi era ancora una ragazza dai capelli color grano. La ragazza teneva le ginocchia strette al petto e il viso contro il muro cercando di non guardare l'orrore che aveva invaso quel luogo di studio e apprendimento, mentre lacrime di puro terrore rigavano le sue guance candide. La bocca era storta in una smorfia e lasciava che ampi singhiozzi uscisserò dalla sua gola, sfiorando le sue labbra e trasformandosi in grida di aiuto. Solo quando le si parò davanti il mostro che causò tutta quell'atrocità, la ragazza si degnò si alzare il viso mostrando i bei occhi verdi « Ti prego Lux, non lo fare » disse tra le lacrime, ma quelle parole così banali e dette automaticamente non furono abbastanza. Lux premette il grilletto, lasciando che il cranio della sua migliore amica si scontrasse avaramente contro il muro, mentre dagli occhi verdi di Freya scendevano le sue ultime lacrime.

Lux cercava di focalizzare quelle immagini nella sua mente, eppure le riusciva impossibile. Non ricordava assolutamente nulla di ciò che adesso la dottoressa Grinbell le stava raccontando per l'ennesima volta in quell'ora. « È andata così. Hai ucciso i tuoi compagni di classe e la tua insegnante. » confermò di nuovo la donna, mentre si toglieva gli occhiali. I capelli scuri erano raccolti in uno chignon perfetto, lo stesso si poteva dire del trucco e del suo abbigliamento. Lux poteva notare una certa rigidità nei suoi movimenti, come se stesse cercando lei stessa di essere un pezzo di marmo.

Il fatto che non le chiedesse nemmeno se si ricordava dell'accaduto, non sorprese affatto la ragazza. I suoi occhi viaggiarono ancora una volta per quell'ufficio dai colori tenui, una grande libreria colma di libri di varie dimensioni era posta dietro la scrivania in cedro, dove era seduta la donna, che adesso era intenta a leggere quello che doveva essere il rapporto della polizia. E come se il suo tono di puro disinteresse non bastasse, guardò la ragazza di fronte a lei con aria annoiata e indispettita, poggiando entrambi gli avambracci sulla scrivania e si fece sfuggire un lieve sbuffo. Lux strinse il tessuto del vestito a fiori, le mani erano ancora sporche di sangue, lo stesso valeva per il vestito che dal lilla e il bianco, aveva assunto delle sfumature di rosso. Non riusciva sul serio a capire cosa fosse successo, non riusciva a ricordare. Ricordava soltanto di essersi risvegliata in quel luogo, rannicchiata su un materasso gettato sul pavimento lurido di quella che doveva essere una cella. I capelli ramati si erano arricciati per via dell'umidità di quella stanza buia, ed ora che invece si trovava in quella stanza luminosa e quasi accogliente si sentiva a disagio.

« Non sono stata io. » disse ancora una volta, con tono tentennante adesso. Infondo la dottoressa, perché avrebbe dovuto mentire? Come le era anche stato spiegato, si trovava a Redwood, un Istituto psichiatrico che si occupava di ragazzi con problemi. "Ma io non sono pazza." Aveva provato a dire, ma il verbale della polizia e le prove contro di lei dicevano il contrario. Qualche minuto dopo le balenò per la mente l'immagine di Freya, al dolore che le aveva potuto causare e a come avesse fatto del male ai suoi compagni. La vista del sangue sulle dita le fece uscire dalle bocca un verso di disguto, mentre delle lacrime minacciavano di cadere dai suoi occhi scuri.

La donna la guardava ancora impassibile « Tranquilla tesoro, cercheremo di aggiustare quello che non funziona lì dentro. » disse indicandosi una tempia. « È questo il nostro compito. » le labbra tinte di rosso si sollevarono in un sorriso.

Allora Lux serrò la mascella « I miei genitori non lo permetteranno. » disse fermamente, mentre i polpastrelli continuavano a torturare il tessuto morbido dell'abito.

« I tuoi genitori ci hanno già autorizzato ad occuparci di te, fino a quando non sarai guarita. » spiegò nuovamente.

Luxia si alzò di scatto, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi mentre le mani si stringevano in dei pugni stretti « Io non sono pazza! » disse con l'ultima briciola di coraggio che le era rimasta in corpo, ma nemmeno lei adesso poteva dirsi di essere convinta di essere innocente. Dopo tutte le parole, dopo tutti i racconti, quelle immagini cominciavano a prendere colori vividi nella sua mente. Le urla sembravano aumentare di intensità e i colpi di pistola sembravano rimbombarle in testa.

Quella reazione fu abbastanza per far sì che la ragazza fosse portata via da due infermieri vestiti interamente di bianco « Portate via l'esperimento 8326. » disse la donna mentre indicava la porta con un gesto veloce della mano. Lux non oppose resistenza. La tenevano per le braccia, mentre veniva letteralmente trascinata via e nella sua testa adesso non vi era che il nome datogli dalla dottoressa.

Esperimento 8326. Esperimento 8326. Esperimento 8326.

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora