Capitolo Cinque

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Chasing, always chasing dreams.
Why'd you stick around, why'd you stay with me?
Why'd you fake it?
Hesitation is killing me too.
But I couldn't save it, I couldn't save it.
(Honest - The Neighbourhood)

I piedi smisero di toccare terra e i suoi calci si scontravano con il vuoto. L'infermiere la teneva stretta per le braccia, incurante di poterle affliggere dolore o meno e poco dopo un altro si fece spazio, tenendola per le caviglie in modo che potesse evitare di creare altri casini. Lux si dimenava sotto la presa decisa dei due uomini e adesso le sue urla sovrastavano il silenzio che si era creato per l'Istituto. Tirava un aria gelida e riuscì a sentire un ondata di freddo ghiacciarle il collo nudo, dove per altro cercava di soffocare altre urla di agonia e terrore. Una luce bianca illuminò finalmente l'intera hall permettendo a Lux di avere una visione più chiara di ciò che stava accadendo. Solo in quel momento si accorse che ciò che la spaventava di più era il buio che nascondeva i volti di quei due mostri e l'oscurità a circondarle il corpo e la vista, facendole vedere solo ombre scure e prive di forma.

« Lasciatemi andare! » urlava in lamenti strazianti « Non potete farmi questo! » urlò di nuovo, cercando di colpire in qualche modo il viso di uno dei due, guadagnandosi soltando una stretta più forte sulle caviglie.

Era così presa a liberarsi che la presenza della dottoressa Grinbell non la sfiorò minimamente. La donna teneva le braccia strette al petto, con il solito camice a coprirle la pelle e questa volta però i lunghi capelli scuri le incorniciavano il viso. « Oh, si che possiamo signorina. » disse avvicinandosi di poco a lei « Lei mia cara, ha appena violato una delle nostre regole più importanti. » mormorò lasciandosi sfuggire un sospiro « Per questo ritengo che meriti una punizione come si deve. Josh, Fred, codice 34. » borbottò facendo ampi gesti con la mano, gli occhi luccicavano attraverso le lenti degli occhiali, occhi così agghiaccanti da farla paralizzare in pochi secondi.

Entrambi gli infermieri si fecero strada strattonandola via, ma Lux sembrava aver ceduto. La sua mente stava viaggiando verso ciò che più la rassicurava. Se le avessero fatto male abbastanza da farle respirare le sue ultime dosi d'aria, non avrebbe passato nemmeno un minuto di più in quel postaccio pieno di psicopatici. Le sue paure si ripresentarono però quando fu posta su un lettino e delle cinture le furono strette da un fianco all'altro, lo stesso trattamento fu servito alle gambe e alle braccia. Alcune ciocche di capelli le svolazzavano davanti al viso mentre cercava di guardarsi intorno. Il petto si alzava e abbassava velocemente e le mani le tremavano appena, cercando di aggrapparsi al lettino. La stanza sembrava a tutti gli effetti un infermeria, attrezzi appuntiti erano ovunque e delle vetrinette colme di medicinali e boccette erano poste alle pareti. Luxia notò con grande stupore che di lettino ce ne era uno soltanto, come se quella stanza fosse pronta ad accogliere una persona alla volta e darle tutte le attenzione che essa meritava. Si sentiva persa tra quelle mura bianche e prive di vita. Uno degli infermieri di era curato di mettersi una mascherina a coprigli la bocca e il naso, poco dopo dei guanti coprirono le sue grandi mani. L'altro infermiere dai capelli scuri rispetto all'altro, camminò fino ad una delle vetrine esaminando con attenzione ogni singola boccetta e ci mise qualche minuto prima di scegliere quella giusta. Il biondo si mise a fischiettare causando una serie di brividi a Lux, incapace di credere che la sua persona così impaurita ed esile non causasse loro alcun rimorso. Ma i due ormai erano talmente abituati a fare il loro lavoro che nemmeno una lacrima o un lamento era capace di impietosirli. Dunque Fred prese una siringa lasciando che Josh estraesse la sostanza violacea dalla boccetta attraverso essa e con la stessa canzoncina che emettevano le labbra di quest'ultimo, Fred conficcò la siringa nel collo di Luxia.

Un gemito strozzato uscì dalle labbra rosse di lei. Il suo corpo passò dall'essere teso a rilassato, le vene del collo sembravano sporgere e quasi muoversi velocemente mentre il liquido le attraversava espandendosi in lei. La sua vista cominciava ad offuscarsi e l'ultima cosa che sentì fu una risata mostruosa.

Il resto fu buio e freddo, tanto freddo.



I suoi polmoni sembravano aver preso l'aria che non gli era stata concessa per un intera notte. Il busto si alzò si scatto e una mano passò automaticamente a toccare il collo dolorante, il petto si alzava e abbassava velocemente. Si guardò intorno e provò sollievo nel constatare di non trovarsi più tra le grinfie di quei due, ma bensì nella sua nuova camera. Poggiò i piedi sul pavimento freddo e la sensazione la fece sorridere lievemente. Dopo aver assunto quella sostanza a lei sconosciuta credeva di andare incontro ad una morte sicura e benché fosse un po' felice di essere ancora viva, il pensiero di dover continuare a vivere in un luogo così, non suo, le faceva venire un nodo alla gola. Non le fu difficile mettersi in piedi, nessun giramento di capo o dolori, se non per quello fisico e per le pulsazioni angoscianti che provava sulla parte destra del collo. Possibile che quella sostanza non l'avesse sfiorata minimamente?

Quando arrivò nella mensa si sorprese di vedere il resto dei ragazzi lì, che non appena la videro si misero a fissarla con non curanza. Sapevano per certo che era stata lei a tentare di scappare poiché nessuno che stava lì da più di una settimana avrebbe mai tentato una fuga, per altro inutile. Louis si alzò di scatto raggiungendola, indossava una divisa color cachi che stonava fin troppo con il colore chiaro dei suoi occhi, ma a lui sembrava non importare. Senza nemmeno chiedere il suo permesso, Louis la prese sotto braccio scortandola al tavolo in cui era seduto con i suoi amici. Anche lui sapeva cosa era successo, non c'era nemmeno la necessità che lei si spiegasse.

Prese posto al tavolo poggiando le braccia sul tavolo « Grazie, ma non avevo bisogno di aiuto. Sto bene. » disse sbattendo più volte le palpebre che minacciavano di chiudersi e di farla cadere in un sonno profondo nuovamente.

« Come hai fatto ad alzarti? » chiese 2085 guardandola con stupore, la bocca lievemente aperta ad accennare la sua perplessità.

Dave la guardava allo stesso modo, nonostante cercasse di non far trasparire alcuna emozione dal suo viso, era chiaro per tutti che la presenza di Luxia dopo un codice 34 era inaspettata. « Con le gambe? » azzardò lei accennando un sorriso, sentiva che sulle sue guance si stava estendendo una grande quantità di rosso per via di tutti quegli occhi curiosi a fissarla.

Louis scosse piano la testa continuando a guardarla « Intendeva, dove hai trovato la forza di alzarti? » borbottò guardandosi intorno e cercando con lo sguardo i due infermieri addetti alla notte che sicuramente si erano occupati di lei « Ci siamo passati tutti e siamo stati nelle nostre camere senza uscire per almeno tre giorni, se non di più. » sussurrò per poi rivolgere il suo sguardo a Dave che a sua volta ricambiò l'occhiata.

« Il codice 34. » si schiarì piano la voce cercando di rimanere impassibile « Il codice 34 consiste nella paralisi per chi viene a contatto con la sostanza, certo non è terminale o in ogni caso permamente. Ma l'effetto non sparisce in meno di ventiquattro ore. »

2085 sembrò irrigidirsi e con difficoltà deglutì « Forse avresti fatto meglio a restare nella tua camera, Luxia. »

E dall'altra parte della mensa, allo stesso tavolo della sera precedente, Harry la stava guardando. Gli occhi verdi sembravano essere gli stessi di qualche anno fa e finalmente Lux riusciva a percepire qualcosa in essi: Paura.







Ecco la seconda parte del capitolo quattro! Spero vi piaccia, ho fatto davvero del mio meglio. Il vero motivo per cui i due capitoli sono separati è perché volevo fare una scena unica e dato che non sapevo come completarlo ho preferito darmi del tempo per decidere con accuratezza cosa fare. Fatemi sapere se il capitolo vi piace e cosa ne pensate fino ad ora della storia, ci tengo davvero molto e le critiche sono ben accette, aiutano a migliorare :)

Come state? Spero bene.
Conosciamoci un po' vi va? Come vi chiamate?
Io mi chiamo Kelly, ma preferisco chiamarmi Kels haha. Mi piacerebbe tanto conoscervi tutti, aw.

Un bacio e a presto!

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora