Capitolo Quattordici

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Dedicato a @SofiaMito
Perdonami, non riesco a taggarti :(

Wish that you could build a time machine
So, you could see the things no one could see
Feels like you're standing on the edge
Looking at the stars and wishing you were them
( Just Hold On - Louis Tomlinson and Steve Aoki )

Un forte senso di nausea si insinuò in lui fancendogli gonfiare istintivamente le guance d'aria. Il suo intero corpo fremeva ancora e la pelle bruciava proprio sui punti in cui le cinghie avevano preso il loro posto, e nonostante i due infermieri gli avessero dato il via libera per poter finalmente lasciare quel luogo infernale, lui si trovava ancora ai piedi del lettino. Il pavimento freddo era a contrasto con la sua persona che stava ribollendo sia dentro che fuori. Benché fosse solo la sua immaginazione - e ormai era talmente abituato a quelle visioni, da poter distringuerle dalla realtà - vedeva le vene muoversi sotto la sua pelle in modo frenetico e bizzarro, quasi volessero uscire fuori e scappar via per il troppo sovraccarico di veleno. Portò una mano al petto premendo con forza su di esso, cercando di costringere i suoi polmoni a raccogliere l'aria che stavano ingiustamente rifiutando. Il respiro era corto e pesante, tanto da far riccheggiare nell'aria un suono proveniente dalla sua gola, simile ad una macchina ormai troppo vecchia da poter manovrare. Gli occhi volevano chiudersi e chiedevano pietà. Per troppe ore era rimasto a lamentarsi e ad urlare, a chiedere un po' di pace per la sua povera testa che stava letteralmente scoppiando e quella volta Harry sentì di rischiare davvero grosso. Lo stesso pensarono Josh e Fred, quando il ragazzo dopo essere stato attraversato da una lunga dose Xenox, perse conoscenza e cadde in un lungo sonno o meglio, decesso. Quelle ore per Harry furono solo buio e tanto freddo, non sapeva esattamente come, ma lo Xenox - o anche codice 21 - era capace di farti cadere nell'oblio, facendoti provare un pizzico di quello che è la morte eterna. Josh non amava particolarmente quella sostanza, concedeva al paziente ore infinite di sonno e quella per lui non era di certo una tortura. Ma quello che l'infermiere non sapeva, era che la sostanza ti distruggeva ogni qual volta ti veniva somministrata. Harry ne aveva assunto così tanta da potersi definire morto. Forse preferiva l'effetto contorto del codice 34, perché in fin dei conti riusciva a percepire la sua vita ancora nel mondo degli umani. Lo Xenox invece ti privava di tutto ciò.

L'unica cosa che voleva Harry, era rifiugiarsi in un angolo della sua camera dove nessuno avrebbe potuto sfiorarlo e se avessero provato a farlo, ne avrebbero subito le conseguenze.

La porta del laboratorio si aprì lentamente emettendo un fastidioso scricchiolio, uno spiraglio di luce irradiò la stanza dove poco prima regnava il buio e da lì apparì Eva Grinbell, l'essere che aveva trasformato Harry Styles in 6735. La donna entrò nella stanza, i suoi tacchi che si schiantavano sul pavimento e poi ai timpani del ragazzo che d'istinto si coprì le orecchie cercando di mandar via il suono acuto emesso dalle scarpe. Eva accese le luci, illuminando così la stanza, in modo da poter guardare a pieno il mostro che aveva di fronte. Indossava il solito camice bianco mentre i capelli neri erano raccolti perfettamente, le labbra tinte di un rosso scuro e l'espressione di chi aveva affrontato il diavolo con le sue stesse mani. Harry ricambiò il suo sguardo, ma non parlò. Non ne aveva la forza.

La dottoressa Grinbell non poté far a meno di fissare gli occhi verdi di lui, iniettati di sangue e odio, e per un momento si sentì intimorita da quel ragazzo che ora sembrava solo un mucchio di ossa. Si avvicinò di qualche passo, mantenendo però una distanza tale da non poter scatenare l'ira di 6735 « Mi dispiace che sia andata così. » mormorò Eva con voce fintamente triste « Ma tu non mi hai ascoltato 6735, dovevi venire nel mio ufficio ieri, eppure non ti ho visto. » sospirò poi scuotendo di poco la testa. La dottoressa allora si mise all'altezza di Harry, con la fedele agenda a poggiarsi sulle coscie nude, la schiena piegata in avanti in modo da essere faccia a faccia con il ragazzo che nonostante la vicinanza sembrava non volerle fare del male, probabilmente ancora scosso dalla dose eccessiva di Xenox che lei stessa aveva prescritto. « Io ho bisogno di sapere e tu hai bisogno di riposo. » effettivamente era cambiato molto da quando lei lo aveva visto per la prima volta, le guance un tempo paffute adesso erano scavate e delle fosse prendevano a farsi spazio sulle clavicole, il corpo fin troppo asciutto e la pelle bianco latte quasi grigiastra, come se stesse scomparendo.

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora