Capitolo Trentasette

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L'aria che li circondava era terribilmente pesante, quasi acida, ma i loro corpi non se ne accorgevano minimamente, sfrecciavano sul terreno bagnato laciando pugni e calci nel vano tentativo di riuscire a colpirsi nel modo più astuto e ingegnoso, ma le loro abilità fisiche non erano le migliori. Nonostante ciò, James nutriva grandi speranze verso quei ragazzi che ingenuamente e con poco esperienza facevano a cazzotti causandosi quale lieve ferita agli zigomi. Dei dilettanti che puntavano solo ed esclusivamente al viso e allo stomaco, quello che i suoi occhi scuri e privi di alcuna compassione stavano guardando era una vera e propria rissa tra ragazzini in preda agli ormoni. Harry si protese verso Will, strinse il pugno destro e si scagliò contro il ragazzo pronto a sferrargli un gancio dritto sul viso, ma il suo polso si fermò per via della grande mano di James che stringeva con forza costringendolo a rilassare la mano. L'espressione di Will mutò dall'essere intimorito all'essere vorace « Stavo per suonargliele per bene! » si lamentò allargando le braccia, facendo ridere persino il riccio che gliele stava decisamente dando di santa ragione.

L'uomo li guardò entrambi e lo stesso stavano facendo Azura e Lux « Credete che questa sottospecie di scazzottata adolescenziale vi possa far battere anche solo uno di loro, o persino avvicinarvi alla Grinbell? » il tono della sua voce era pacato, ma Harry standogli a quelle breve distanza riusciva a vedere il petto alzarsi e abbassarsi ad una tale velocità da fargli credere che il cuore stesse per esplodergli « Non siamo alla mensa scolastica, questa non è una gara a chi tira il pugno più forte! » sbraitò lasciando la presa dal polso del ragazzo, le sue gote erano diventate rosse dalla rabbia e il suo viso fece quasi venire i brividi alla figlia che lo guardava con stupore. Lux stava assistendo con le braccia strette al petto e non aveva nemmeno commentato quell'atto brutale verso il suo Harry, che adesso si massaggiava il polso dolorante in silenzio. James fece qualche passo in dietro brontolando su quanto si sentisse inutile, ma le sue parole morirono quando Dave uscì all'esterno della casa e a grandi passi andò verso di lui. Azura inarcò un sopracciglio nel vedere gli occhi di Dave sembrare quasi più scuri, le labbra storte in una smorfia e le vene del collo in evidente. Il ragazzo si tolse la giacca in jeans, un nuovo regalo da parte di Emma, la lasciò cadere a terra e fece proprio quello che il suo amico riccio non era riuscito a fare, diede uno dei suoi ganci destri migliori colpendo in viso James. L'uomo indietreggio, mentre gli occhiali che poco prima erano sul ponte del naso, caddero a terra e quasi per poco non li seguì a ruota. Le mani di Azura raggiunsero la bocca coprendo lo stupore che le si leggeva in viso e James per tutta risposta lo guardò con la stessa espressione, questo prima che un altro pugno raggiungesse il suo viso. Solamente allora Harry e William bloccarono Dave dal fare un errore senza rimedio.

« Che ti prende amico? » chiese Will guardandolo con bocca semi aperta, Dave era decisamente più robusto di lui e il suo continuo sforzo di liberarsi dalla presa non migliorava la situazione.

« Quel bastardo ci ha mentito! » sputò acidamente cercando di spingere entrambi i ragazzi che lo tenevano fermo « Diglielo, dì loro la verità » urlò di nuovo guardando con disprezzo James, che boccheggiava senza dire una parola.

Lux guardò il padre inclinando di poco la testa, era quasi pronta a prendersela con Dave per il suo atteggiamento e la sua reazione del tutto infondata, ma le parole dell'amica bastarono per farle dubitare del proprio padre « Su cosa ci hai mentito? » disse guardandolo e quando anche lui la guardò, non vide più gli occhi di un uomo che era sopravvissuto, ma quelli di un colpevole « Rispondi. » lo intimò, la sua voce era così bassa che a stento riusciva a sentirsi.

James deglutì a fatica e il dolore al viso gli rendeva i movimenti ancora più difficili, le sue labbra si aprirono e si chiusero parecchie volte prima di formulare una frase di senso compiuto « Non sono scappato quel giorno. » disse balbettando proprio come un ladro che era appena stato beccato in flagrante « Mi hanno fatto uscire prima che ribellione dei Villains degenerasse. » spiegò riprendendo gli occhiali a terra e ripulendoli e come per proteggersi, li rimise concedendosi un briciolo di sicurezza « La signora Plume era mia madre, mi aveva adottato quando avevo circa sette anni. Fui probabilmente il primo ad entrare nel riformatorio e il primo ad uscire, ma non venivo trattato in modi migliori. Subivo gli stessi trattamenti, gli stessi esperimenti e gli stessi abusi fisici. E' stato mio padre a farmi scappare, lavorava con mia madre e non voleva che ne uscissi morto. Il resto è tutto vero, mi sono lasciato alle spalle il Villenium e tutto ciò che lo riguarda, ho cambiato identità e ho cercato di dimenticare come meglio potevo. »

ᴇxᴘᴇʀɪᴍᴇɴᴛ 6735 ; ʰᵉˢDove le storie prendono vita. Scoprilo ora