capitolo 1

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Sentivo la luce ricadere sui miei occhi, un leggero venticello soffiava oltre la finestra. Mi concentrai per un attimo sui rumori che mi circondavano.
Era tutto così silenziosamente bello.
Mi rifugiai sotto la morbidezza del mio cuscino per qualche attimo, prima di tornare alla realtà.
Sarei rimasta così per ore, ad ascoltare tutti i rumori che mi circondavano, se solo avessi potuto.
Sentivo tutto.
Sentivo tutti.
Sospirai a fondo prima di riprendere la posizione eretta, scossi più volte la testa per riacquistare l'equilibrio.
Mi avviai verso la porta, diedi un ultimo sguardo alla mia camera, ma non le stavo dicendo addio, ma soltanto "Arrivederci ".
L'estate era finita perciò il caldo, il sole, il mare e la mia sopportabile estate cedevano il posto al freddo, ai maglioni a collo alto e all'inizio di un nuovo anno di incubi.
Questo voleva dire soltanto 2 cose : 1:Dopo quest'anno avrei vissuto la "mia" vita, a "mio" piacimento.
2:un anno era abbastanza lungo da farmi capire che avevo a disposizione all'incirca duecentottanta giorni di tortura, sofferenza, tristezza e puro rimpianto che la mia inutile vita non servire a un cazzo.
Mi chiusi la porta alle spalle, cercando di far nascere agli angoli della mia bocca un debole sorriso per mascherare la situazione, ma non ci riuscì.
Non ci sarei mai riuscita.
La verità faceva male.
Anche solo nascondendola non facevo altro che autodistruggermi.

Corsi in bagno e afferrai un paio di vestiti al volo, ero sicura che un paio di jeans, una maglietta e una giacca erano perfetti per non dare nell'occhio.
Ed effettivamente era così.
Ricominciare la scuola non era poi così male, ma ritrovarci le stesse persone che avevo sperato di non rivedere per tutta l'estate non mi entusiasmava, anzi mi terrorizzata. Specialmente all'idea di rivedere quella brutta oca di Kristen, che pareva non avere nient'altro da fare oltre che a darmi fastidio.
Mettiamolo al singolare, perché è propri "darmi " la parola che cerco, sin dal primo anno sono stata il suo bersaglio preferito.
Forse sarebbe stato più tollerabile rincontrare i miei due migliori amici: Jackson e Kim.
Perché nonostante continuassi a essere convinta che la mia vita facesse perennemente schifo, sapevo che loro due mi erano mancati, quel tanto che bastava per farmi capire che forse mi sbagliavo.
Perché volevo davvero aver torto.
Volevo davvero che qualcuno mi guardasse negli occhi e sincero, mi dicesse che stavo totalmente sbagliando sul mio pregiudizio.
Ma avevo ragione.
Nessuno me l'avrebbe mai detto, perché non c'era nessuno che tenesse a me, ai miei pregi e ai miei difetti, non c'era nessuno che mi desiderasse per come ero veramente, e non per come apparivo.
Ma neanche in quell'ambito c'era qualcuno.
E immezzo a tutta quella diversità , io non ero altro che il nulla

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