Capitolo 21

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Non appena fui sicura che mio padre avesse varcato la soglia di casa, feci un sospiro di sollievo.
Era andato via.
Finalmente.
Dopo una giornata di raccomandazioni, rimproveri, e silenzi imbarazzanti, era partito per il Canada insieme al suo fidato collega Jake Connors, di cui inspiegabilmente ricordavo il nome, ma non il viso.
Mi fiondai sul divano, e caddi distrutta sulla morbida federa arancione.
Era stata una giornataccia, eppure il peggio doveva ancora arrivare.
Seth vagabondava indisturbato al piano di sopra, raccogliendo tutta la sua roba in giro per la casa.
Sarebbe ripartito per l'Università, e si! Mi sarebbe mancato, ma il problema non consisteva negli addii, e nemmeno nella mancanza avvenire.
Il mio problema era un altro.
Era qualcosa più sul personale, più intricato e familiare, è sopratutto più vecchio.
Il mio problema era qualcosa che si identificava con una sola parola, quella sola parentela che conferiva autorità, quel solo nome, che mai, in vita mia avevo avuto bisogno di accettare.
Era mia nonna.
Si! Mia nonna! Una vera paranoia, lo so, ma non mi limito solo a questo, c'è qualcosa che va ben oltre il brutto carattere, e l'infanzia rigida, qualcosa che risale ai tempi in cui non ero altro che una bambina, con un fratello, un padre, e sopratutto, una madre.

Si stava bene a quell'epoca...
Eravamo una famiglia, passavano tutte le domeniche insieme, ed io, per avere cinque anni, non potevo chiedere di meglio.
Mia nonna però, era la pecora nera del gruppo.
Sapeva tutto di mia madre, solo che...beh, noi no!
Io non lo capivo all'epoca.
Ma a mio padre sarebbe servito più tempo per capire.
Mia madre, ricordo, che continuava a mentirgli, non voleva che lo sapesse, che soffrisse.
L'aveva sempre amato, lo sapevo.
Ma, mia nonna, a tenere la bocca chiusa proprio non ci riusciva.
Quando mio padre ha scoperto la malattia di mia madre, ricordo il suo sguardo, e le sue parole, morire sul punto del nascere.
Non la prese bene.
E le cose, iniziarono a crollare.
I rapporti si fecero difficili, la convivenza un'assoluto inferno.
Non si guardavano più come prima, non parlavano più come prima.
Mia madre gli aveva tenuto nascosto una delle cose più importanti di sempre, e le conseguenze, risultarono fatali.
La nostra famiglia, cadde letteralmente a pezzi.
Mio padre, finì col bere.
Non lo sopportava, e trovò, per un breve periodo la soluzione nell'alcol.
Mia madre peggiorò, e...beh, tutto finì quella mattina del quattordici dicembre.
Mio fratello... non seppi mai cosa provò, ma il dolore fu l'unica cosa che riuscii a leggergli negli occhi, per un lunghissimo periodo.
Le cose cambiarono, mutarono, non fummo più una famiglia, ma persone come tante, che condividevano una parentela, divisi dal senso di colpa, e la paura di non poterlo accettare.
Dalla paura di poterci perdere.
Ma alla fine penso sappiate tutti come andò a finire.
Ci perdemmo comunque.

Seth, dopo quello che sembrò un'eternità, recuperò il borsone e le chiavi del motorino.
Aprì la porta di ingresso, e mi lanciò un ultimo sguardo.
"È ora di andare Hailey"
Mi girai, guardandomi alle spalle, presi il cellulare e le cuffie, e li infila nella tasca della giacca.
Due settimane, e sarei ritornata.
"Andiamo" dissi infine.
E avvicinandomi verso di lui, mi chiusi la porta di casa alle spalle.

La casa della nonna, non era niente male.
Una villetta a due piani mi avrebbe fatto comodo.
Si trovava all'incirca nella periferia di Orlando, quindi dopo un quarto d'ora di viaggio sul motorino, cercando di tenere in equilibrio il borsone di Seth, che ad ogni curva cercava indifferente di cadere di sotto, Seth mi chiese.
"C'è la fai?"
"Oh, si...credo. Ma cosa hai messo qui dentro?"
Rimisi in equilibrio il borsone, tra me e la schiena di Seth.
"Solo le mie cose..."
"Ne sei sicuro?" Sbuffai, cercando di scostare i capelli che mi erano finiti in faccia.
"Ok!" Gridò, per sovrastare il rumore del vento.
"Ho preso un po di "cose" dal frigo."
"Perché?" Richiesi a mia volta.
"Sarebbe stato brutto lasciare tutto li, per due settimane"
Soffocai una risata.
"Sei sempre il solito" dissi.
"E sempre il migliore"
E lì, cercare di non ridere, fu del tutto inutile.

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