Capitolo 6

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La giornata continuò senza sosta;
Dopo 2 ore di matematica, e aver chiacchierato animatamente con il professore di letteratura inglese,sulle nostre poco accettabili vacanze estive
, senza però neanche averci capito mezza parola, la pausa pranzo non tardò ad arrivare.
Per quanto riguarda James, il suo atteggiamento non cambiò minimamente durante tutto il corso delle lezioni.
Se non fosse stato per quella correzione fatta al professor Adams riguardo il suo nome, avrei pensato fosse muto.
Kim si unì a noi subito dopo, essendosi dovuta allontanare durante l'ora di inglese.
"Ragazzi sono qui!" gridò non appena ci intravide.
Prendemmo ognuno il nostro rispettivo pranzo, e ci accomodammo ad un tavolo.
"Come vi è sembrata?" Chiesi tutto ad un tratto.
"Cosa? " richiese a sua volta Kim, mangiando un grosso boccone della sua dietetica insalatina poco condita.
"La giornata intendo, come vi è sembrata ?"
"Come sempre, dannatamente pallosa" rispose Jackson.
A già dimenticavo, stessa risposta ogni anno.
"Beh...io l'ho trovata divertente,l'avete per caso notato il nuovo taglio di capelli di Maddy Singleton ?Erano belli da far paura"
La differenza sicuramente non la faceva neanche Kim.
"Ah buon per voi" risposi fredda e incompresa, e sopratutto dannatamente sbagliata.
"Come sempre non è vero ?" Mi chiese Jackson.
Wow, allora forse c'era qualcuno che mi ascoltava. Pensai.
"Evidentemente si" sbuffai, abbandonandomi poi sullo schienale della sedia.
"E di quel, com'è che si chiamava? Allen giusto? Che mi dici?" Chiese Kim curiosa.
"Un perfetto maleducato"sputai." Non credevo fosse così tanto impegnativo stringermi la mano e dirmi "Ciao"...mah voi ragazzi a volte non vi capisco proprio..."
"Sicuramente avrà avuto i suoi motivi" ribattè Jackson, del tutto convinto di ciò che aveva appena detto.
"Si certo, bene allora fatemi un fischio, quando smetterete di fare gli idioti, e inizierete a comportarvi come persone civili"
"Ti avvertirò" mi ammonì. E sorrise.

* * * * * *

Le 2 ore successive - non so con quale strano miracolo - passarono velocemente.
Salutai Jackson e Kim prima di incamminarmi verso la biblioteca.
Arrivata li aspettai pazientemente che Seth venisse a prendermi.
Quando due braccia muscolose mi colsero di sorpresa.
"Ehy sorellina"
"Seth, mi hai fatto prendere un colpo" dissi mettendomi una mano sun petto per calmare il mio battito cardiaco.
"Scusa ma mi sembravi così piccola e indifesa, ho solo colto l'occasione giusta" rispose sorridendo.
"Beh allora non farlo mai più" lo minacciai "Avrei potuto rimanerci secca".
"Ok, ok" alzò le mani in segno di resa, ma sapevo che sotto sotto stesse ridendo.
Alzai gli occhi al cielo e mi accomodai sul motorino, dietro di lui.
"Non cadere" mi avvertì.
"Mai."dissi cercando di contrastare il vento che già soffiava forte trai i miei capelli.

Io e Seth avevamo sempre avuto un bel rapporto.
Si basava su periodi di pace e di guerra, e periodi in cui stavamo ognuno per conto nostro, facendo a volte preoccupare mio padre.
Cosa che in fin dei conti non succedeva spesso.
I litigi erano come un tira e molla, momenti in cui l'avrei buttato sotto un autobus, e altri invece in cui avrei fatto da scudo pur di proteggerlo.
Se non ci fosse stato lui a tirarmi giù dal letto la mattina presto, di sicuro mi sarei sentita persa.
Dalla morte di mia madre fu lui a tendermi la mano per aiutarmi ad uscire da quel vortice di depressione in cui ero caduta.
Ma la verità era un'altra.
Non c'ero caduta lì, ero stata io a crearmi quella barriera che mi separava da tutto e da tutti.
Ero stata io che da quello stra maledetto 14 dicembre (il giorno della morte di mia madre, in sintesi il giorno di inverno più buio e freddo della storia della mia vita) avevo chiuso per sempre le porte della libertà, dell'allegria e della spensieratezza. Perché mi sentivo consapevole che da quel giorno in poi nessuno mi avrebbe reso più felice come prima.
Eppure Seth quel piccolo spiraglio di luce me lo concesse, anche se in ogni modo non lo meritavo.
Ma io lo afferrai.
Lo tirai a me, e finalmente vidi la luce, e le persone che avevo dimenticato per tutto quel periodo, dove non facevo altro che piangere e riflettere.
Con lo sguardo fisso nel vuoto, mentre dentro di me fiamme ardevano precoci, divorandomi senza che io potessi sentire puzza di bruciato.
Senza che potessi davvero rendermi conto che dentro di me, qualcosa si stesse spezzando.
Letteralmente.

"Com'è andato oggi il tuo primo giorno all'università? " chiesi a Seth non appena scesi dal motorino.
"Non ne parliamo"
"È stato così brutto?"
Rispose alla mia domanda facendo una smorfia.
"Ok, comunque come sei messo con il trasloco? "
"Tra oggi e domani, dovrei finire di prendere la mia roba, oggi per esempio, ho avuto un'ora buca e ne ho approfittato per andare al dormitorio e sistemare alcune cose, ho avuto anche l'occasione di conoscere il mio compagno di stanza, un certo Christopher Stewart, un tipo a posto in fin dei conti. A te invece com'è andata? "
"Oh...Uhm alla grande" mentii "ho conosciuto il mio nuovo compagno di classe"
"Ah si? " chiese "e com'era?"
"Un vero e proprio maleducato" dissi sbattendogli il mio sorriso in faccia.
"Mi limiterò a questo" disse allarmato, prendendo le chiavi dalla tasca dei pantaloni .
"Fai bene".
Scoppiammo entrambi a ridere ed entrammo in casa.

Sapevo che ben presto Seth si sarebbe dovuto trasferire al dormitorio dell'università, ed era per questo che cercavo di non dargli troppo peso.
Sapeva che non appena se ne sarebbe andato io, sarei crollata, ma non lo davo a vedere.
Ogni giorno cercavo di non darglielo a vedere.
Sapevo benissimo che non appena se ne sarebbe andato la depressione e il rimpianto totale di me stessa e della mia vita, avrebbero preso il sopravvento, trascinandomi con loro in quel pozzo buio e profondo.
Nessuno però questa volta mi avrebbe aiutato.
Ed effettivamente era la prima volta che avevo ragione.

Non appena entrai in camera, mi buttai di peso sul letto e sfilai gli scarponcini.
Recuperai le cuffie dalla scrivania e misi al massimo il volume.
Sweet Deposition dei Temper Trap risuonò nelle mie orecchie più volte, ebbi persino la sensazione che la stanza stesse tremando tanto il volume superava le norme di sicurezza.
Man mano che il tempo passò, la stanchezza iniziò ad avere la meglio.
Cercai svariate volte di non cadere nel sonno, ma il letto era così caldo e confortevole,e la musica così rilassante, nonostante il volume alto.
La mia faccia si ritrovò praticamente schiacciata contro il cuscino, ma non mi accorsi in tempo di essermi addormentata, quando ancora la voce di Lorenzo Sillitto risuonava nelle mie orecchie.

NOTA
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Lorenzo Sillitto, è uno dei cantanti dei Temper Trap.Non so bene se sia proprio lui a cantare Sweet Deposition, visto che non sono molto brava in materia, ma vi assicuro che la canzone è "bella da far paura"

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