Capitolo 15

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Avevo appena evitato di rompermi il setto nasale, cercando di salire il primo scalino.
James continuava ad aspettare al mio fianco, leggermente imbarazzato direi, dato dal fatto che continuava a guardarsi in torno, e a portarsi la mano dietro il collo.
Avrei preferito mi dicesse qualcosa, ma invece rimase lì, con l'aria innocente, di uno che non ha la minima idea di cosa fare.
Il mio ginocchio non accennava minimamente ad aiutarmi, lo sentivo pesante, e bruciava, ma non per questo mi diedi per vinta di fronte alle quattro rampe di scale, che mi si presentarono davanti.
Arrivata a metà della quarta, credetti veramente di potercela fare, ma la sfortuna quel giorno, era veramente dalla mia.
Misi il piede male, lungo il passaggio del quinto al sesto scalino, e per poco non finì con la faccia per terra.
James mi afferrò prima che potessi farmi seriamente male, mi prese tra le braccia, e raggiunse la vetta dell'ultima rampa, con tre unici grandi passi.
Mi adagiò a terra, e mi guardò negli occhi.
Mi sentì mozzare il fiato.
"Scusami, io..."
Sì passò una mano fra i capelli castano ramato.
"Vado a prendere del ghiaccio in segreteria, tu aspettami in classe"
Annuì.
E lo vidi allontanarsi, tra la folla di studenti che si erano radunati per scendere al piano terra.

Non appena arrivai in classe, aspettai impaziente l'arrivo di James, e mi sedetti sulla cattedra.
Quello non era lui.
Lo conoscevo da una settimana, passavamo insieme sei ore su sei, ed era sempre stato freddo e distaccato con me, a mala pena mi rivolgeva la parola quando eravamo costretti a fare lavoro di gruppo in chimica.
Mi trattava come se fossi una ragazzina, come se per lui non fossi altro che una semplice bambina viziata, che odiava avere tra i piedi.
Forse, era stato solo un semplice  cambiamento d'umore, dovuto agli ormoni, tra adolescenti di solito succedeva, di solito, appunto.
O forse era stato per non far ricadere la colpa su di lui, essendo l'accompagnatore, spettava a lui la responsabilità che non mi facessi male.
O forse...forse non c'era un vero motivo.
Forse l'aveva fatto d'istinto, per evitare che cadessi.
Era questo il "Forse" più ovvio.
James comparve sulla soglia della porta, con un sacchetto bianco in mano.
"Tieni, questo è il ghiaccio"
Lo guardai e subito distolsi lo sguardo.
Iniziai a tirare su i pantaloni, scoprendo il ginocchio.
Era leggermente nero, e sporco di sangue.
Iniziai a tamponare con il ghiaccio, per far diminuire il gonfiore.
"Ho pensato che ti potessero servire anche questi"
Mi passò un pacco di fazzolettini di carta, ne presi uno e lo applicai alla ferita.
Forse sarebbe stato troppo dire che faceva male, dopotutto era una semplice caduta, ma credetemi, se vi dico che bruciava da morire.
Ripassai al ghiaccio, e alla fine appoggiai il fazzoletto sul ginocchio, sperando che non cadesse, e riabbassai i pantaloni.
Scesi dalla cattedra, e proprio in quell'istante suonò la campanella.
Una miriade di studenti iniziò a riversarsi per i corridoi.
I nostri compagni sarebbero arrivati da un momento all'altro.
Buttai il sacchetto del ghiaccio nel cestino, e mi girai verso James.
Avrei dovuto dire qualcosa, ma non mi uscivano le parole di bocca.
Lui si avvicinò al banco e si sedette.
Le voci, iniziavano a diventare sempre più forti, mi avvicinai e mi sedetti al suo fianco.
"Grazie" gli dissi, quasi in un sussurro.
E mi sorrise leggermente, mente i ragazzi iniziavano ad entrare in classe, accompagnati dal professore.
Dentro di me, però, sentì che quel sorriso sarebbe stato più bello, se solo si fosse sforzato un pò di più.

La sesta ora, dopo aver avuto supplenza ne approfittai per parlare un pò con Kim.
"Allora?" Mi chiese
"Allora cosa?" Risposi, non avendo la minima idea a cosa si riferisse.
"Il ginocchio dico, tutto a posto?"
"Sì, diciamo di sì"
Mi guardai intorno, quasi non volessi incontrare il suo sguardo.
"A me sembra che tu non stia bene"
"Accidenti Kim, come mai tutte queste domande?"
"Pensi che non vi abbia visti?"
"Eh?"
"Vi ho visto a tutti e due"
Lanciò uno sguardo a James dall'altro lato della classe.
"Cosa? Mi ha solo aiutata a salire le scale" ribattei, soffocando una risata nervosa.
Ma era la verità, non era successo nulla, mi aveva solo aiutata.
"Va bene, ti crederò, ma solo perché sei mia amica"
La guardai perplessa, odiavo quell'aspetto di Kim.
Riusciva ad accorgersi di tutto, quindi era certa che stavo mentendo.
"Tanto lo so che menti" disse tutto ad un tratto.
"Oh ma va al diavolo"
Mi girai e me ne andai.
Ritornai al mio posto, e mi sedetti.
Forse James, aveva ascoltato la nostra conversazione, o così fu la mia impressione, perché -sarà anche solo stata la mia immaginazione- ma lo sentì sorridere.

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