Capitolo 13

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Era strano che, come da una semplice domanda, la paura si generasse così all'improvviso.
Come una strana folata di vento.
Calda, afosa.
Non riuscivi a capire, non riuscivi a ribattere, solo perché avevi paura.
La paura.
È strano che una semplice emozione possa scaturire in noi così tanti problemi, così tante preoccupazioni, così tanta voglia di arrendersi.
Solo perché in fondo non si sa come affrontarla, o non si vuole e basta.
Possiamo soltanto evitarla, cercando di non arrenderci e di non cadere.
E se cadi, ci sono poche probabilità che riesca ad alzarti, non perché non puoi, ma semplicemente perché non vuoi.

Ero ancora seduta su quel muretto. Con il cellulare in mano, il cuore che sembrava rallentare ad ogni battito, e l'infrangersi delle onde poco lontano da lì.
Non era così difficile dopotutto.
Bastava che scrivessi "Hailey" e basta.
Sarei stata chiara, breve e diretta, ma non era facile come pensavo.
Fino a quel momento non mi ero preoccupata tanto di quel piccolo dettaglio, perché conversare con lui era stato facile.
Almeno, fino ad allora.
Ma rischiare quella sensazione pur di venire allo scoperto mi bloccava.
Forse avrei potuto mentire, avrei potuto inventarmi qualcosa, ma non ero una bambina, e di certo non vovevo apparire tale ai suoi occhi.
Dovevo, ma non ci riuscivo.
Parlare non sapendo l'uno dell'altro, era semplice, perché sapevi che qualunque cosa avresti fatto, lui non ti avrebbe giudicata, non ti avrebbe paragonata, non ti avrebbe preso di mira.
Saresti stata tu, e basta.
Presi un respiro e riaprii la chat.
Non potevo farlo.
E non l'avrei fatto.
Era stupido, ma non potevo.
La soluzione era una.
《Perché invece non mi dici il tuo di nome?》
La risposta arrivò minuti dopo.
《Allora è così che funziona con te?》
《In che senso?》
《Ad una domanda, rispondi con una domanda, vogliamo provare con le risposte?》
《No grazie》
《Bene. Allora perché non mi dici il tuo nome?》
《Perché tu non mi dici il tuo》
《Allora se io ti dico il mio, tu mi dici il tuo?》
《No.》
Forse gli stavo veramente sembrando una bambina.
《Accidenti ragazzina, non pensavo che la privacy fosse così importante per te》
《Non è questione di privacy, c'è, forse un po, ma non mi importa》
《Allora qual'è il vero motivo?》
《Gli affari tuoi mai?》
《No, direi mai》
Se ero veramente io la bambina in quel momento, forse lui avrebbe dovuto moderarsi un pò. 
《Ok ok, facciamo così, non vuoi dirmi il tuo nome? Non ci sono problemi, almeno quanti anni hai? Ti dirò per primo la mia età se preferisci》
Esitai se rispondere o no, ma alla fine decisi.
《Ok, ho diciotto anni, tu invece?》 《Diciannove.》
Era un problema?
O avrei dovuto considerarlo un problema?
Un anno in più non era tanto, che differenza faceva diciotto, o diciannove?
Forse, lui aveva un anno in più di esperienza riguardo la vita.
Ma non era questo il punto. Eppure nonostante avessi diciotto anni, le mie esperienze equivalevano a zero.
Ritornai alla realtà non appena il cellulare vibrò, sotto il palmo della mia mano.
《Ragazzina tutto bene?》
《Sì perché?》
《Beh, non hai più detto una parola》
《No io, tutto bene》
《Sicura ?》
《Al cento per cento》
《Bene , ecco io adesso dovrei andare》
《Sì sì, non ci sono problemi, anche io ho da fare》
Possibile che fossi diventata rossa? Avevo la faccia in fiamme.
Un altro bel respiro e mi sarei calmata, senza ombra di dubbio.
《Allora ci si sente ragazzina》
《Aspetta allora ci sentiremo ancora?》
Non era vero.
Non era possibile che l'avessi scritto veramente.
Ma dove avevo la testa?
A cosa pensavo?
A cosa...
Un bel respiro e sarebbe passato tutto.
《Scusa, non avrei dovuto chiedertelo》
《Ehy, non ci sono problemi, è tutto a posto, e forse dovresti prenderlo anche come un grosso privilegio》
《Cosa?》
《Hai capito bene, un grosso privilegio》
《Io non penso proprio》
《Fa come vuoi, ma te ne accorgerai molto presto》
《Credo di avere appena trovato un soprannome giusto per te》
《Sarebbe a dire?》
《Rei.》
《Emh..credo che si scriva Ray, e non Rei》
《Lo so come si scrive sapientone, ma il tuo si scrive proprio come si legge "Rei"》
《Ha qualche significato specifico? O è solo un nome preso a caso?》 《Eccome se c'è l'ha un significato》
《Sarebbe a dire?》
《Beh, ecco vedi, la R sta per ridicolo. La E, per egocentrico, mentre la I, per indubbiamente stronzo》
Non avevo idea, da quale angolo del mio cervello sia nata una cosa del genere, eppure pensavo -e ne ero convinta- che quel nome gli si addicesse, speravo solo che non l'avrebbe presa male.
《Wow, sono veramente colpito》
《Quindi ti piace?》
《Se mi piace? È fantastico. Sei riuscita a cogliere tutto me stesso, in una sola parola, sono scioccato》
《Una cosa da niente non ti preoccupare》
《Ci credo》
Mi scappò una risata, e non potei fare a meno di sorridere.
Mi piaceva il modo in cui mi faceva sentire, ma allo stesso tempo credevo che fosse tutto sbagliato.
《Bene, adesso credo sia proprio arrivato il momento di salutarci》
Guardai l'orologio per controllare che ore fossero.
Le 20:30.
Sarebbe stato meglio se fossi subito ritornata a casa.
《Si credo sia arrivato il momento》
《Buonanotte ragazzina》
《Buonanotte Rei》
Risi ancora fra me e me, era strano, ma mi sentivo bene.
Mio padre non era più una preoccupazione, era solo un ricordo sbiadito.
Le stelle occupavano il cielo, che con il blu intenso del mare, creavano contrasti spettacolari.
E, tra una stella e l'altra, rividi la mia piccola amica, che prima sembrava scomparsa, ma che ora brillava insieme al sorriso, che non riuscivo più a togliermi dalle labbra.

Arrivai a casa, e il mio buon umore fu subito interrotto da mio padre.
Sembrava farlo apposta.
E se non era Kristen a scuola, era lui a casa.
Spezzava le mie giornate in mille pezzi, a seconda se le avevo trascorse bene o male.
E non potete nemmeno immagirare quando le giornate erano contornate da nuvoline grigie, che girovagavano sopra la mia testa, in quei casi -credetemi- era meglio starmi alla larga. 
"Come mai hai fatto così tardi?"
"Mi sono fermata un pò in spiaggia"
"Avresti potuto dirmelo"
"Beh, mi dispiace"
"Non ci sono scuse, sali in camera tua, immediatamente"
Non me lo feci ripetere due volte, non avevo voglia di sprecare un secondo di più in sua compagnia.
Con lui in fondo era così, o lo sopportavi, oppure lo lasciavi perdere, e lo assecondavi.
Di solito sceglievo la seconda opzione, e non mi lamentavo.
Mi chiusi in bagno, e mi infilai il pigiama.
Sarebbe stato bello nei confronti del mio stomaco, dire che avevo fame, ma non era così.
Dovetti mettere da parte il piatto di pasta che Seth mi fece trovare in camera sopra il letto, con un bigliettino a fianco che diceva:
Scusalo, sai com'è.
P.S.
Partirò per il dormitorio questo lunedì.
Mi dispiace tanto Hailey.
Buonanotte.
Con un piatto di pasta freddo, e il cuore rotto in mille pezzi, mi infilai sotto le coperte.
Avrei voluto dormire per sempre, con la speranza che al mio risveglio sarebbe cambiato qualcosa.
Ma ci speravo da così tanto tempo, che ormai lo credevo impossibile.
Un altro dei miei tanti sogni perso per sempre.
Distrutto.
Sgretolato dal tempo, e dal mio essere così sbagliata.
Chiusi gli occhi e mi addormentai subito.
In sogno Rei, mi teneva compagnia.

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