Capitolo 18

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Settembre, passò lasciando al suo posto foglie e vento.
Ma non era solo.
Perché anche Novembre, non tardò ad arrivare.
Era il venticinque, quando mi svegliai più ottimista del solito.
Mancavano tre settimane, e finalmente avrei rivisto Seth.
Mi mancava in una maniera intollerabile.
E fino agli ultimi messaggi che ci eravamo scambiati, la nostalgia non aveva fatto altro che aumentare.
Le vacanze di Natale, sarebbero di sicuro state la mia parte preferita.
Niente scuola, niente Kristen, e sopratutto niente James.
Da quel suo lontano "Promesso", non avevamo più avuto una conversazione duratura, al massimo basata su "Hai fatto i compiti?" Oppure "Credo di non aver capito" e questo era tutto.
Per l'intervallo, sembrava evitarmi, cambiava direzione, o iniziava a parlare con persone, che prima neanche considerava.
Mi dava un pò fastidio, ma avevo imparato a non farci più caso.
Non mi importava, in fin dei conti.
Forse, penso sia un buon momento per raccontarvi del mio amico Rei, o almeno, penso sia mio amico.
Con lui le cose andarono a gonfie vele, sin da quel suo lontano " Chi cazzo sei?"
Parlavamo sempre del più e del meno, ma non andavamo oltre, niente sul personale.
Tiravamo fuori argomenti a caso, e...niente, parlavamo.
Come la volta, che irragionevolmente, eravamo finiti per parlare di matematica.
《Ma come fa a non entrarti in testa?! È solo una semplice espressione》
《Non è mica colpa mia! Ho un intelletto superiore, lo so! Ma la matematica non la capisco, nemmeno sotto tortura》
《Egocentrico...》
《Grazie per il complimento》
《Ho dei seri dubbi, che quello si possa riferire ad un complimento...》
《Lo prenderò ugualmente come un complimento》
Quel giorno non riuscii più a togliermi il sorriso dalle labbra.
Mi sentivo me stessa, e in quei momenti, credetti veramente di essere in debito con lui.
Forse per ripagarlo avrei potuto confessargli il mio nome, ma questo andava ben oltre il limite consentito, perciò, decisi di fare in un altro modo.
《Grazie》
Gli scrissi un giorno.
《Per cosa, scusa?》
Avrei voluto dirgli qualcosa del tipo "Grazie, perché sei la causa del mio sorriso" o "Perché mi fai sentire me stessa" ma mi limiti a qualcosa di più diretto, più chiaro.
《Per tutto》
E spensi il cellulare, non curante del fatto, che avrebbe potuto rispondere.

Come stavo dicendo, quella mattina, mi svegliai più ottimista del solito, era l'ultimo giorno di scuola, era il venticinque di novembre, e non chiedetemi per quale motivo, ma la scuola si preparava già a togliere le tende.
Sicuramente, perché forse molte classi erano in gita, o anche perché la palestra, l'aula insegnanti, la mensa, e molte altre aule stavano per essere ristrutturate del tutto, quindi a questo punto anche io sarei ricorsa all'opzione "Abbiamo molto lavoro da fare, ma ci sono troppi studenti fra i piedi, mandiamoli a casa, tutti!"
E la notizia, in frazioni di secondi, si era sparsa in tutta la scuola, suscitando grida di gioia, e anticipazioni per gli acquisti di natale.
Ed io, fra quella marea di studenti, fui, sicuramente, la più grata, a quella scuola che cadeva indubbiamente a pezzi.

Non appena vidi Kim, accanto al suo armadietto, non esitò ad abbracciarmi, questa volta, sarebbe andata in Italia, a trovare i suoi nonni.
Anche solo al pensiero di non averla in torno per i giorni a seguire, mi spezzava il cuore.
"Mi mancherai" le dissi.
"Anche tu Hailey"
E l'abbraccio che seguì, fu uno dei migliori.
"E Jackson?" Chiesi nuovamente, allontanandomi un po.
"Nha, lascialo perdere"
"Avete litigato?" Aggiunsi seria.
"Forse" rispose riaccompagnando lo zaino in spalla.
"Non oso sapere il perché"
"Per Austin" disse, senza la certezza che la stessi ascoltando ancora o meno.
"Allora ti sei decisa!"
"Non proprio, solo che Jackson non l'ha presa bene"
"In che senso" Sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
"Nel senso, che mi sta letteralmente rompendo le scatole, continua a dirmi che non sarebbe quello giusto, che è solo uno stronzo, e che dovrei lasciare perdere"
"E tu che hai risposto" dissi dondolando sui talloni.
"L'ho mandato a fanculo" rispose ovvia.
E tra le risate, e la sua mente ancora persa nei pensieri, la campanella suonò.

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