Capitolo 24

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Quando aprii la porta...
Beh, ecco...l'imbarazzo fu l'unica sensazione che provai in quel momento.
Non voglio scendere nei particolari, e non voglio di certo iniziare a pensare a qualcosa di...inopportuno.
Ma credo che Kim e Jackson stessero veramente per cimentarsi in qualcosa di inopportuno.

In sostanza, Jackson era addossato alla testata del letto, mezzo sdraiato.
E Kim...era, non so come a cavalcioni sopra di lui.
La manica della sua maglietta era abbassata, mentre la camicia di Jackson era mezza aperta...
Immaginate l'imbarazzo...
Ho già detto che le labbra di entrambi erano, giusto appunto, a circa due centimetri di distanza?
Be, se non l'ho fatto...
Sappiate che è così.
Non appena ebbi capito, almeno, ciò che mi fu concesso di capire in quei dieci secondi, mi ritrovai gli occhi di Jackson addosso.
Kim? No, lei aveva preferito direttamente mettersi le mani tra i capelli, iniziando a bestemmiare silenziosamente.

"Dio...scusate!" Dissi.
E richiusi la porta.
Ma che razza di persona ero?
"Hailey!" Kim sembrava preoccupata e dispiaciuta.
Al posto suo io mi sarei arrabbiata, certo, irrompere in camera mentre due persone erano al culmine dei loro rapporti, era sinonimo di disagio, ma ovviamente, ero sicura che Kim avesse già capito che io avevo ascoltato l'intera conversazione.
Ma ero così imbarazzata, che avrei preferito scendere di sotto e nascondermi dietro al divano.
Avevo ancora l'immagine di loro due sul letto, cavolo, erano i miei due migliori amici! Un po di preavviso sarebbe servito!
Non ero pronta a rientrare in camera, e non avevo idea nemmeno di cosa dire.
Quindi me ne uscii con: "Di Sotto" dissi ancora davanti alla porta chiusa.
"Dobbiamo parlare."

Quando arrivai in soggiorno, ebbi il bisogno di andare in cucina e mettermi sotto al tavolo, ma me ne uscii con un bicchiere d'acqua fresca.
Dovevo solo metabolizzare il tutto, capire cosa dire, come spiegare il mio origliare, e anche la mia irruzione in stanza.
Cavolo, ero nei casini più assurdi!
E se qualcuno in quel momento fosse entrato in cucina e mi avesse visto...
Beh, avrebbe pensato che soffrivo di attacchi d'asma.
Me ne ritornai sul divano, e mi sedetti, contando i battiti del cuore. Per fortuna loro non erano ancora scesi...
Arrivata a settantacinque iniziai a pensare che entrambi si fossero direttamente calati giù dalla finestra del primo piano, per evitare l'interrogatorio e le mie spiegazioni.
Ma non fu così.
Li vidi scendere cauti dalle scale, mano nella mano, e inevitabilmente distolsi lo sguardo, a disagio.
Quando si sedettero di fronte a me, beh...
Mettiamola in questo modo, avrei voluto sprofondare e non rivedere la luce del sole mai più.
Che imbarazzo!
"Allora.." iniziai, portandomi una mano sul collo.
Incontrai lo sguardo di Jackson, che mi rispose con un mezzo sorriso.
"Devo dirvi delle cose"
"Anche noi" risposero all'unisono, quasi si fossero messi d'accordo per quella risposta.
"Iniziate voi" azzardai.
Non ce la facevo ad iniziare per prima.
Jackson però, ad un tratto si alzò, sussurrando qualcosa all'orecchio di Kim, che le sorrise facendo cenno con la testa.
A quella risposta, lui si diresse in cucina.
"D-dov'è andato?" Chiesi preoccupata.
Kim si alzò dalla poltrona su cui era seduta, e si accomodò accanto a me, su quel divano bianco.
"Preferisce che sia io a raccontarlo." Sussurrò.
Rimasi a guardarla, perplessa, ma lei non perse l'occasione per iniziare a parlare.
"L'ultimo giorno di scuola" iniziò.
"Jackson mi venne nuovamente a parlare di Austin. Con quest'ultimo mi ero tenuta in contatto, però. Non te l'avevo detto perché non c'era niente da dire. Ci salutavamo se ci incontravamo per strada, mi mandava il buongiorno, la buonanotte..." rise a quel pensiero.
"Era davvero carino...ma, evidentemente Jackson non la prese bene. Mi venne a parlare quella mattina. Ripeteva che non era un ragazzo affidabile, lo conosceva, e a quanto gli era sembrato, era solo un poco di buono.
"Era geloso?" Chiesi, anche se, a quella domanda mi sentii stupida.
Era così ovvio.
Lei rise di nuovo.
"Non lo ammetteva, ma si! All'inizio pensai che avesse qualche problema contro di me...
O che magari che fosse gay, e non gli andasse che mi mettessi con lui...
Non lo sapevo. Ma quella sera...
Qualcuno suonò al citofono dicendomi di scendere. Era lui, e con mia grande sorpresa, era più arrabbiato di quella mattina. Aveva iniziato ad urlare. L'avevo pregato di non alzare la voce, ma alla fine avevo iniziato ad urlare anche io."
Fece una breve pausa, come per evitare di mettersi a piangere.
Le poggiai una mano sulla schiena. "Okay"
Mi sorrise.
"Poi mi aveva baciata. Eh...Dio, non gliel'ho detto, ma era da tanto che lo attendevo. Forse da una vita.
Non era un bacio comune. Non era un bacio rubato. Era un bacio, il più bello forse"
Mi fece piacere che mi disse quelle cose. Che si fidasse di me.
"Mi piace Hailey. A dir la verità, è dal secondo anno di liceo che provo qualcosa per lui..."
"Davvero?" Chiesi incredula.
"Tutto questo tempo? E il primo liceo?"
Posò la testa sulla mia spalla ridendo.
"Il primo anno cercavo di convincermi che non mi piacesse"
Mi unì alla sua risata.
Cavolo, era...
Bello.
Bello sentirla dire queste cose, mi faceva stare bene.
"Aspetta qui!"
Mi alzai di scatto dal divano, correndo in cucina.
Trovai Jackson appoggiato al lavello, con lo sguardo rivolto alla finestra.
Come mi vide sorrise.
Io non persi tempo, e lo abbracciai. Il miglior abbraccio di tutti.
"Dai vieni!"
Lo presi per il braccio e lo trascinai letteralmente in soggiorno.
"Aspetta!"
"Che c'è?" Dissi bloccandomi davanti a lui.
"P-per te, quindi...?"
"Ma che domande sono?!"
Varcammo l'ingresso.
Kim era ancora seduta sul divano, che si rigirava il bracciale che aveva al polso...
Inspiegabilmente sorrideva.
Ci rivolse uno sguardo, e subito il suo sorriso si allargò.

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