Capitolo 31

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"Non so se ne sarò in grado"

James strinse le mani sul volante.
"Di un'altra cosa come questa e giuro che mi fermo e ti faccio scendere"

Presi la minaccia seriamente e serrai le labbra.
Dopo aver fatto la strada a ritroso James mi aveva indicato la sua macchina che era proprio di fronte la strada, ed eravamo partiti verso casa mia.
Lui procedeva lentamente, e mi chiesi se lo facesse apposta per farmi prendere d'ansia, o darmi tempo. O solo perché quando la strada era completamente sgombra lui amava procedere al passo di una tartaruga.

"Allora posso iniziare ad aprire lo sportello" sussurrai.

La macchina si bloccò di colpo.
Venni sballottata un po in avanti, ma la cintura riuscii a contenere lo slancio, così almeno non mi ruppi l'osso del collo.

"Cazzo stai dicendo?"
James si voltò a guardarmi furioso. Le nocche erano bianche tanta era la forza con cui stringeva il voltate.  "Per favore smettila. Finiscila. Ci sono io con te, va bene? Entrerò con te se necessario. Parlerò io per te, se lo vorrai. Mi farò prendere a calci in culo da tuo padre se per te andrà meglio. Cazzo, Hailey. Sparirò per sempre dalla tua vita non appena avremo finito, okay? Mi basta saperlo. Capito? Devi solo dirmelo, non ci saranno mai più altri problemi."

Mi venne da piangere, non solo perché nessuno prima di allora mi aveva mai detto cose del genere, ma perché James stava sacrificando tutto se stesso purché io mi ricoinciliassi con mi padre.
Non lo meritava, ma io feci l'errore di non dire nulla.
Non trovavo le parole, non riuscivano ad uscire.
Non avevo idea neanche di come pronunciarle.

E non le dissi.
Non dissi cosa pensavo di lui.
Non dissi quanto mi piacesse, e quanto sotto sotto l'amassi.

Nel suo sguardo lessi delusione, perché si, era deluso. E ne aveva tutti i motivi del mondo.
Gli vidi serrare la mascella mentre iniziava ad annuire e a ripartire spedito verso casa mia.

"Chi tace acconsente" mi dissi

Avevo fatto un altro casino.
Era sempre così:
Cadevo, cercavo di rialzarmi, e sempre nel momento sbagliato mi rendevo conto che i lacci delle scarpe non erano allacciati.
"Non cadere, Hailey
E se lo fai, rialzati" aveva detto Seth

E di nuovo eccomi li. Pronta a riaggiustare le cose con mio padre, ma in fondo in fondo, con un dolore lancinante nel petto.

*********

Casa mia era silenziosa. Più silenziosa di quanto avrebbe dovuto essere.
Guardai l'orologio: erano le dieci, mio padre non poteva essere andato a letto. Non era da lui.

Titubante scesi dalla macchina.
Ci volle un'eternità prima che avessi il coraggio di salire sul marciapiede e percorrere il piccolo vialetto.
Avevo paura.
Ma non quella di essere trattata di nuovo male da lui, paura di non poter essere all'altezza.
Paura di poterlo ferire un'altra volta.

Presi un grosso respiro, quando sentii la macchina chiudersi alle mie spalle, e i passi di James rieccheggiare per il quartiere.
Era strano, ma nonostante fosse domenica, non c'era anima viva in giro.

Rimasi li ferma per un minuto buono, mentre nel frattempo sentii James prendermi la mano.
Abbassai lo sguardo.

"Ci sono io, okay? Non ti lascio sola."

E quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. La così amata e inattesa ciliegina sulla torta.
Fu li che mi innamorai perdurante di James. Aveva fatto tanto per me, nelle ultime due ore.
Mi aveva parlato come se ci conoscessimo da una vita.
Anche se erano solo sei mesi.

Non Ti Conosco, Ma Ti Amo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora