Capitolo 20

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Piccola? Piccola? Oh, ma andiamo!
Il mio cervello non riusciva a comprendere.
Io non riuscivo a comprendere.
Quelle parole...
Quelle stra-maledette parole.
Ero sicura che quella notte, non sarei riuscita a chiudere occhio.
Mi sarei tormentata per tutto il resto della vita, ma solo al pensiero, il mio cuore si esibiva in un doppio salto mortale.
L'aveva sicuramente fatto per compassione, non c'era dubbio.
Io e il mio "Buon Natale" anticipato. Accidenti!
Io e i miei complessi verso i punti esclamativi!
A proposito...dovevo smetterla!
Forse aveva sicuramente intuito il mio disagio personale.
Si! Era così, sicuramente.
Eppure, mi sentivo...bene.
Nha, impossibile!
Non potevo...
Perché...perché la mia vita era principalmente costituita da perché, ma di risposte alle mie domande non si vedeva mai neanche l'ombra.
Ed ero esausta in un certo senso.
Si, perché avevo come la strana sensazione che...in fondo fosse sbagliato.
Come il resto delle cose, in fondo.
Ma volevo continuare, volevo perché la mia vita subiva un ribaltamento così rapido, non appena Rei entrava con tutti i suoi modi di dire e con quel suo bel modo di essere egocentrico, che non poteva evitare di farmi sorridere.
E sorridendo, sentivo cose che dentro di me avevo chiuso da quel fatidico quattordici dicembre.
Mi sentivo, come se mi si fossero nuovamente aperte le porte del futuro, della felicità, della speranza.
La speranza di ricominciare da capo.
E credevo di potercela fare in fondo.

Evidentemente, mentre rimuginavo su tutte queste cose future e passate, che si erano susseguite da quel semplice "piccola" partito al presente, non mi accorsi di ciò che accadde.
Successe tutto così velocemente che non capii più niente.

Il campanello suonò.
La porta si aprì interdetta.
E quel sorriso investì l'aria.
Le sue braccia non persero tempo a sollevarmi da terra, e quella voce sembrò scuotermi tutto il corpo.
"Seth" dissi, affondando il viso nel suo petto muscoloso.
Ma solo allora mi accorsi della mia voce, che aveva assunto una strana inclinazione.
Lui mi prese il viso tra le sue grandi mani, e mi costrinse a guardarlo negli occhi.
"Perché piangi sorellina?"
"Mi sei mancato Seth" riuscii solo a dire, sprofondando di nuovo nelle sue braccia.
La sua risata mi rese felice in quel momento.
E tutto fù come avevo immaginato: io a piangere tra le sue braccia, e lui a ridere come un matto, per il mio comportamento.
Non seppi più quanto tempo passò, mi importava solo che lui fosse lì, il resto apparentemente non contava affatto.
Ma quando si allontanò da me, con ancora il sorriso fra le labbra, tornai inevitabilmente alla realtà, felice, per la prima volta dopo tempo.
"Tutto ok?" Chiese. Il tono ancora teso e preoccupato.
"Mmm-mm" riuscii solo a dire, visto che di parlare, non ne volevo proprio sapere.
Un sorriso però scappò anche a me, e non appena sentii mio padre scendere le scale del piano di sopra, mi allontanai definitamente da lui.
"Seth, ben tornato!"
Mi padre raddrizzò la cravatta, del suo completo blu, e si avvicinò a mio fratello, che lo abbracciò nel modo più cortese possibile, anche se sapevo che lui c'è l'aveva ancora per quella volta che avevano litigato.
Scacciai quei pensieri.
Pensa positivo, pensa positivo!
"Bene, io vado ad uscire il pollo dal forno"
Mi allontanai con la scusa più plausibile possibile, nel frattempo però, la conversazione tra mio padre e Seth, ebbe inizio.
"Ebbene?!" La voce di mio padre riecheggiò per tutto il salotto, fredda come una serata di inverno. "È tutto a posto, ho già fatto il mio primo esame del semestre"
Seth sembrava teso.
"Bene, vai ad aiutare tua sorella, poi raggiungetemi a tavola, ho una cosa da dirvi"
Seth non osò ribattere.
Intanto, nella maniera più delicata possibile, riuscii ad estrarre il pollo dal forno.
Seth intanto mi raggiunse silenzioso.
"Allora?"
Mi voltai di scatto, le mani in tasca, la testa piegata di lato.
"Allora cosa?"
"Stai bene Hailey?" Mi guardava negli occhi, ed io a stento riuscivo a reggere il suo sguardo.
"Io...sinceramente, non lo so..."
"Come non lo sa...oh da qua, ti aiuto io."
Prese le bibite che avevo preso dal frigo, e le appoggiò sul bancone.
"Sto bene Seth, davvero"
Riuscii a sorridere, anche se in parte, ciò che avevo detto era vero. Si, forse non era andata poi così tanto male, beh...certo, apparte quella sera, ovviamente, ma in fondo...si! Stavo bene.
Forse James quel giorno in terrazza a scuola, forse Rei, che riusciva a farmi sorridere con il suo modo insolito di comunicare.
O Kim, che grazie alla sua stravagante personalità, metteva tutta se stessa ogni giorno, purché non fossi triste e depressa.
E Jackson, che mi capiva, nonostante tutto.
Dovevo tanto, a tante persone.
Non me ne rendevo conto, ma mi ostinavo a ripetere a me stessa di essere sola, ma la verità, era che bastava guardarmi intorno per capire quanto fossi fortunata.
E tra quelle persone, Seth era una delle più importanti.
Mi buttai a capofitto tra le sue braccia, rischiando di farlo cadere all'indietro, e credo che, nonostante gli sforzi, una lacrima riuscii a sfuggirmi.
"Grazie"
Sussurrai.
E anche se la risposta, fu una delle peggiori, non potei fare a meno di sorridere.
"Prego" rispose.
E ricambiò l'abbraccio.

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