capitolo 3

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Non mi ero mai fatta molti problemi quando ero piccola. Non mi preoccupavo del perché delle cose , nel del perché accadessero.
Non mi ero mai chiesta del perché della scuola , eppure ci andavo lo stesso.
Non mi ero mai chiesta il perché di tutte quelle cose brutte al telegiornale , ogni volta che mio padre accendeva la TV a pranzo , eppure non me ne andavo , continuavo a stare lì , a guardare.
Non mi ero mai chiesta come mio padre avesse così tanti soldi , ma non arrivavano neanche a toccare la tasca dei pantaloni che già erano terminati.
E sopratutto non mi ero mai chiesta il perché la salute di mia madre peggiorasse giorno dopo giorno , però la guardavo lo stesso. Anche se il mio cervello si rifiutava di reagire , non riusciva ( e non voleva ) trovare in perché in tutto ciò.
In fondo ero una bambina.
E ai bambini basta tenerli occupati. Qualche gioco , un po di carezze e il gioco è fatto.
Dimenticano persino dove si trovano , sono concentrati solo su quel piccolo oggetto che si trovano tra le mani , bloccati nel loro mondo e nei loro perché.
Ne esistono un'infinità di quel tipo. E io sono sempre stata quel tipo.
Ridevo perché mi piaceva ridere.
Giocavo perché mi piaceva giocare.
Mangiavo e dormivo perché ...beh era nella mia natura.
Ma per mia madre, mi accorgevo, che non era così.
Non mangiava , dormiva raramente.
Ma non mi assillavo di domande ogni volta che la vedevo sgattaiolare in bagno per vomitare. Pensava non la vedessi.
Non la sentissi.
Ma non era così.
Ogni notte sentivo passi leggeri avventurarsi nel corridoio , e i suoni che seguivano non erano belli da sentire.
Ma ero piccola , cosa ne potevo capire.
Una bambina di 7 anni non poteva spettarsi tutto questo , non poteva neppure vagamente immaginare di perdere qualcuno di così importante da un giorno all'altro.
Per quella bambina non fu neppure mentalmente possibile aspettarsi una cosa del genere.
Ma gli anni passarono e quello stra maledetto giorno non tardò ad arrivare.
Fu'il giorno in cui vidi mio padre distrutto per la prima volta.
Fu'il giorno in cui mi liquido'con un "mi dispiace ma la mamma non tornerà mai più ".
Fu' il giorno in cui dal mio eroe si trasformò in un mostro , chiuso in se stesso , cupo e freddo. E si ritenne perennemente colpevole della morte di mia madre.
Fu' il giorno in cui cambiai.
Fu' il giorno in cui mi resi davvero conto che la vita e il destino non anno pietà , sanno cosa accadrà e non fanno una piega , non cambiano idea come è solito fare a noi esseri umani.
Se devono fare una cosa non la lasciano a metà , la portano avanti , fino alla fine.
Un'altra patetica storia della mia patetica vita dopotutto...

Presi un enorme respiro , e quando finalmente riuscì a liberarmi dai miei pensieri recuperai il mio zaino da dietro il divano e superai la soglia di casa con la speranza di un buon inizio.
Iniziai a camminare continuandomi a ripetere che non sarebbe stato difficile , era il primo giorno quindi sarebbe stato facile.
Presi il cellulare controllando le notifiche quando per puro caso andai a finire su una vecchia conversazione con il mio ex , lessi i messaggi e mi venne da ridere a quanto sarei sembrata stupita a quei tempi , il bello era rendersene conto solo adesso.
In realtà io spero ancora nel principe azzurro o almeno quel 5% di spazio nel mio cervello ha buoni propositi.
Ma in realtà è solo uno stupido sogno per bambini.
Perché in realtà io nn verrò mai avvelenata con una mela , non perderò una scarpetta ad un ballo , o che so io , non cadro' addormentata per 100 anni.
Sarò solo io.
Per tutto il tempo in cui vivrò.
Io e basta.
E forse, se davvero è così importante , è tempo che gli altri inizino a rendersene conto da soli.

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