Capitolo 11

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Mangiai il mio biscotto con un pò troppa foga del dovuto.
A dire il vero ne mangiai due.
Ero in una piena crisi di nervosismo.
Salì tranquillamente le scale, come se al piano di sopra non ci fosse nessun ragazzo qualunque, a cui avevo, la sera precedente, mandato un messaggio, al quale io non avrei nemmeno saputo dare una risposta.
A dire il vero a questo non c'era risposta, avrei dovuto agire, e lo sapevo.
Mi sarei spiegata, avremmo risolto tutto, e forse, avrei anche potuto avere un nuovo amico da aggiungere alla lista.
Mi stavo letteralmente deprimendo da sola, ma continuai ad avanzare imperterrita lungo il corridoio.
Varcai la soglia di camera mia, e riacciuffai il cellulare da sopra il letto.
Presi un bel respiro e aprì la chat: 《Chi cazzo sei ?》
Rimurginai giusto il tempo di far muovere le lancette dell'orologio ancora di qualche minuto, finché, in preda all'esasperazione, risposi con la domanda più idiota del mondo, che in quel caso però mi sembrò un appiglio giusto a cui aggrapparmi. 《No, chi cazzo sei tu?》
Mi sembrò stupido tutto ciò, ma al contrario, se avessi scritto qualcosa del tipo "scusami, tanto, mi dispiace, non sapevo quello che facevo, mi dispiace ancora, scusa.", sarei passata per una povera pazza.
Meglio stronza che pazza.
Della risposta non si vide neanche l'ombra, tanto che iniziai a leggere un pò di storia, mentre che aspettavo pazientemente che il cellulare vibrasse.
Ma niente.
Passarono ore, prima che fui interrotta da mio fratello.
"Hailey dai scendi che la cena è pronta"
Rimasi a bocca aperta, e guardai l'orologio.
Erano le otto e cinque.
"Scendo fra un attimo" risposi.
Seth scomparve dietro la porta, ed io rimasi sola con l'arciduca, ed un messaggio non visualizzato.
Mi alzai contro voglia dal letto, ed imprecai a bassa voce.
Mio padre di sotto stava già alzando la voce.
Chiusi la porta della camera, e scesi di sotto, cercando di non pensare al tizio in chat, a cui avrei voluto tanto tirare un pugno in faccia.

Erano passati quindici minuti, e il silenzio regnava ancora in casa.
Poteva essere un traguardo raggiunto, certo, quindici minuti di pace e serenità erano una cosa, ma quindici minuti di puro silenzio imbarazzante ne sono un'altra.
Non toccai cibo, avevo un grande nodo alla bocca dello stomaco e non sapevo perché, ma non era un problema.
Se più tardi avessi avuto fame, non mi sarei fatta problemi a scendere e aprire il frigorifero, non avevo nulla da rimpiangere riguardo gli spuntini di mezzanotte, quindi non ci pensai e basta.
Continuavo a spostare con la forchetta, le verdure nel piatto da destra verso sinistra, nel più completo silenzio.
Avrei fatto male se mi fossi alzata, e me ne fossi andata?
Avrei sicuramente "ferito" mio padre, perciò, con buona educazione alzai lo sguardo dal piatto.
"Papà? Posso andare in camera mia?"
"Ma Hailey, non hai toccato cibo?"
"Mi dispiace, solo che non ho molta fame"
"Beh avresti potuto dirmelo prima, avremmo di sicuro evitato di cucinare per te, avremmo risparmiato"
E da quando mio padre era un ecologista?
Seth borbottò qualcosa, che non riuscì comunque a comprendere.
Spostai nuovamente lo sguardo su mio padre, che era tornato, inevitabilmente, a tagliare la sua fettina di carne.
Aspettai qualche minuto, ma mio padre non osò aprire bocca.
Mi alzai dalla sedia, cercando di non fare nessun rumore, neanche mi trovassi in un campo minato.
"Hailey? Cosa stai facendo?"
"Sto andando in camera mia" risposi ovvia
"Non ti ho mica dato il permesso"
"Pensavo che tu..."
"Niente scuse, rimarrai seduta fino a quando io e tuo fratello non finiremo di mangiare"
Sospirai sconfitta.
Seth mi lanciò uno sguardo di compassione, ed io ricambiai.
Iniziò a mangiare più velocemente, mentre mio padre continuò, come se non fosse successo nulla.
Anzi mi sembrò che lo facesse apposta.
Il tempo di far arrivare il primo pezzo di carne alla bocca, che io avevo già perso completamente la pazienza.

I minuti passarono inevitabili.
Mio padre portò a termine la sua missione: riuscii a terminare la sua cena, con un leggero ritardo di mezz'ora.
E anch'io fui parte di questo successo.
Non appena terminò sfrecciai in camera come una gazzella di fronte al leone di turno.
Mentre salivo le scale a due a due, sentì mio padre borbotare a Seth qualcosa del tipo: " Tua sorella mi sta facendo impazzire, o provi a parlarci, o prenderò dei seri provvedimenti"
Al diavolo lui, e le sue minaccie, se aveva il coraggio di mettermi in punizione, perché non aveva il coraggio di venirmi a parlare personalmente?
Cancellai quei pensieri e varcai la soglia di camera mia.
Mi tuffai sopra il letto, con la grazia di una balena, e presi il cellulare, che trovai inspiegabilmente sotto il cuscino.
1 messaggio non letto.
Il mio cuore cedette per qualche secondo.
Quel numero sconosciuto occupò nuovamente il mio display.
Mi preparai psicologicamente, e aprì la chat.
《Senti ragazzina/o mi sono ritrovato il tuo squallido messaggio tra le notifiche, e adesso tu mi vieni a dire chi sono io? Mi stai per caso prendendo per il culo?》
Mi passò per la testa di lanciare direttamente il cellulare dalla finestra, e dopo, dire che era stato semplicemente un inincidente, ma poi ci pensai sù seriamente.
Avrei dovuto dirgli subito la verità, non avrei potuto mentire anche volendo, quindi scelsi la strada più ovvia, gli spiegai la situazione, anche se forse mi avrebbe presa per pazza.
《Allora, senti, partiamo dal presupposto che io quella sera ero completamente ubriaca, quindi non avevo idea di quello che facessi, e poi sono una ragazza, e non chiamarmi ragazzina, per quanto ne so potrei avere la tua età》
La risposta questa volta arrivò in un lampo.
《Ma come fai ad avere il mio numero? Ci conosciamo per caso?》
Risposi senza riflettere.
《Obbligo o verità. E mi dispiace per te, ma era obbligo, ma sinceramente io non so chi mi abbia dato il tuo numero, né ti conosco, non penso》
《Ma quanti anni hai scusa?》
《Cosa? Non ti dirò mai quanti anni ho》
《Perché? Dove sta il problema?》
《Cosa ti fa pensare che io mi fidi di te, o che in qualche modo, ci sia qualcosa che mi faccia pensare che tu non sia letteralmente uno sconosciuto?》
Non male.
Me la stavo cavando abbastanza bene.
《Davvero ragazzina? Sei seria? Veramente?》
《Oh, ci puoi scommettere, mai stata più seria di così 》
《Oh mamma!》
《Comunque non credo che ti conosca, né viceversa》
《Perché?》
《Perché i miei amici non sono così stronzi》
Sorrisi alla mia risposta, non sapevo di essere così estroversa.
《Sei divertente lo sai?》
《Oh vedo che hai fiuto per questo, complimenti》
《Quindi lo stai ammettendo?》
《Cosa?》
《Di essere spiritosa》
Adesso era veramente finita.
Mi stava scoppiando la testa, era il momento di chiarire e farla finita, cancellare il suo numero, e ricominciare come se non fosse mai successo nulla.
Presi un bel respiro, e iniziai, frettolosamente, a digitare sulla tastiera.
《Allora, io non ho niente contro di te, e penso che neanche tu abbia qualcosa contro di me, quindi credo che sia arrivato il momento di far finire qui questa pagliacciata, non oso immaginare cosa abbia potuto pensare non appena hai letto il messaggio di ieri sera, ma ciò che volevo, e voglio, dirti fin da subito era scusa. Non avevo idea, veramente, di quello che facevo ieri notte, mi ha raccontato tutto un mio amico e, quando ha accennato al messaggio io non ho saputo cosa dire.
Quindi di nuovo ti chiedo umilmente scusa, per tutto.
Ora se vuoi possiamo lasciarci indietro questa storia, io cancellerò il tuo numero, e tu il mio, ma ti chiedo di accettare le mie scuse. So che avrei dovuto dirtelo prima, ma non ci riuscivo, non avevo il coraggio di farlo.》
Rilessi il messaggio, sperando che avrebbe capito.
《Perché non hai voluto dirmelo?》
《Non c'è un vero motivo》
《Avevi paura?》
《Cosa?》
《Per favore non mentire》
Indugiai in preda ad attacco cardiaco, ma risposi ugualmente.
《Si, avevo paura》
《E credevi che ti avessi giudicata, perché pensavi che fossi come gli altri?》
《Come fai a saperlo?》
《E perché, credi che io non ci sia passato? Credi che le persone all'apparenza non nascondano segreti? Che sia una maschera, un'illusione, una copertura?
Credi che tu sia la sola, che abbia sofferto?》
Riflettei per qualche secondo, ma non avevo motivo di farlo, sapevo esattamente cosa dire.
《No, non ci credo, ma solo perché come ti ho detto, ho paura.》
《La paura è solo un'illusione》
《Se davvero fosse come dici tu, le cose non andrebbero così》
《E allora come vuoi che vadano?》
《Come è giusto che sia》
Un un certo senso aveva ragione la paura che soffocavo ogni giorno dietro un sorriso, era tutta un'illusione, ma le cose erano diverse per un motivo, come per un'altro.
《Mi dispiace》
《Di cosa scusa?》
Perché si stava scusando? Non ne aveva motivo.
《Per averti giudicata, non sei come ho sempre pensato》
《Sempre?》
《Il sempre che ho dedotto dall'inizio, prima di tutto questo, dalla sera in cui mi è arrivato il tuo messaggio》
《Accetterò le tue scuse, perché penso che tu, ormai, abbia accettato anche le mie》
《Grazie ragazzina》
《Sai, continuo a non tollerare questo soprannome》
《Mi dispiace ma credo che dovrai farci l'abitudine》
《Cosa?》
《Niente davvero, lascia perdere》
Rimasi lì, come una sciocca, davanti ad un cellulare.
Davanti ad una conversazione.
Davanti ad un ragazzo che non conoscevo.
Ad uno sconosciuto.
Non osai rispondere, non solo perché non avevo idea di cosa dire, ma proprio perché fu inevitabile per me non dire un accidenti.
《Buonanotte》Mi scrisse infine.
Pensai che tutto questo fosse uno scherzo, che ad un certo punto avrei visto una telecamera spuntare da dietro l'armadio, ed un conduttore interamente vestito di bianco mi avrebbe gridato
"Hailey saluta le telecamere !"
Ma non era uno scherzo, era la realtà.
La realtà in cui avevo sempre vissuto, e in cui mi ero sempre sentita sbagliata.
La realtà che ogni giorno avrei voluto evitare, cambiare. 
《Buonanotte》risposi di rimando. La realtà in quel momento, mi fece meno paura del dovuto.

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