Capitolo 22

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Alla faccia delle bellissime persone!
James...
J-A-M-E-S!
Tra tutte le persone, tra tutti i pochi conoscenti che mi erano amici, tra tutti i compagni di classe, che avevo avuto modo di conoscere in quattro anni...
A me, capitò James.

Rimanemmo lì per un bel pò.
O almeno, così mi sembrò.
Lui guardava me, io guardavo lui, e mio cugino che continuava a parlare senza avere la conferma che lo stessi ascoltando.
Se lo volete proprio sapere: No! Non lo stavo ascoltando.

James continuava a reggere il mio sguardo, e io il suo.
C'era dubbio e incertezza nei suoi occhi.
E forse, sotto sotto, anche sorpresa.
Indugiai svariate volte, nella speranza che qualcuno si piazzasse di fronte a noi e inrerrompesse tutto.
Ma nessuno osò muoversi.
Mi sembrò di avere gli occhi di tutti addosso.

Quando mio cugino parlò, gli fui immensamente grata.
"Ehy Nick!" Disse. 
James spostò il suo sguardo altrove, e io finalmente, potei riprendere possesso dei battiti del mio cuore.
"Sono James" sbottò lui.
Edward rise, e dopo dei minuti si riaffinacò a me, e si rivolse agli altri. 
'Lei è mia cugina! Non la vedo da sette anni, e finalmente oggi ci siamo rivisti dopo tantissimo tempo"
Portai le mani alla faccia.
Non poteva averlo detto veramente...
Un ragazzo biondo e alto più o meno quanto me si avvicinò e mi porse la mano.
"Piacere, io sono, Dylan, e come starai pensando, si! Sono il proprietario della casa. Loro sono Brandon e Layla"
Indico una ragazza dai capelli rossi, e accanto a lei una biondina che assomigliava vagamente a Taylor Swift.
"Lei è Mya"
La bionda mi rivolse un sorriso.
Beh...non sembrava male.
Dylan si rivolse al gruppo della parte di sinistra.
"Poi abbiamo, Max e James"
Rivolsi un ultimo sguardo a James, e lo trovai a fissarmi.
Distolsi lo sguardo e guardai Dylan.
"Il piacere è mio" sorrisi.
"Io sono Hailey"
Edward borbottò qualcosa ma, alla fine parlò.
"E Christopher? Non era qui poco fa?"
Il cosiddetto Max, si intromise.
"Oh, ha riaccompagnato la sua fidanzata a casa. Ah...cosa non si fa per amore!" Disse quasi in tono sognante.
"Già..." aggiunsi, e James mi guardò di nuovo, ma questa volta fu lui a distogliere per primo.
"Sembra che voi due vi conosciate..."
Layla parlò e con mio grande stupore, si riferì proprio a noi.
"Noi non ci conosciamo afatto"
E con quelle parole, James si allontanò per sparire in mezzo alla folla.

***

Senza avere il consenso degli altri, mi allontanai per seguire James.
Le sue parole avevano fatto male.
Era come se avessi ricevuto un colpo in pieno petto, e la situazione peggiorò quando da lontano, nonostante la musica, sentii parlare Layla.
"Ovviamente si conoscevano"
E lì, la rabbia invase il mio corpo.
Avrei voluto prenderlo a calci, nei posti più impensabili, e improbabili, ma per prima cosa, avrei dovuto trovarlo.

Guardai a destra e a sinistra, e non appena entrai in cucina, lo vidi al bancone degli alcolici mentre beveva.
Era da schiaffi, si! Ma non potei negare a me stessa che quei jeans e quella camicia nera, gli stessero terribilmente bene.
Mi avvicinai silenziosa, con il rumore della musica, che si alzava dal salotto, e la rabbia per quelle parole che ancora covavo.
Mi ci piazzai davanti, e nonostante tutto, l'unica cosa che riuscii a dire fu...
"Perché?"
Mi ignorò per i primi dieci secondi, con ancora il bicchiere sulle labbra, e gli occhi chiusi, poi, mi guardò.
"Cosa?"  Rispose poggiando il bicchiere sul bancone.
"Perché fai così?"
"Così come?"
"Oh, non prendermi per il culo Allen. Hai appena ammesso davanti agli altri di non conoscermi, quando invece non è così!"
"E allora? Anche se fosse? Cosa te ne importerebbe?"
Già.
Cosa me ne importerebbe?
La sua amicizia non valeva niente per me, come non valeva niente il fatto che ammettesse o no di non conoscermi.
Non aveva importanza, ma dentro sentivo che me ne importava qualcosa.
Forse era un qualcosa di così piccolo, da non poter essere visto.
Era quasi invisibile, ma almeno un qualcosa c'era.
"Me ne importerebbe" sbottai.
Mi guardò storta, e dopo aver bevuto l'ultimo sorso della sua birra, tornò a guardarmi nuovamente.
"Allora?" Dissi.
"Allora cosa?"
"Stai ammettendo di aver affermato di non conoscermi..."
"Oh al diavolo, si! Lo ammetto! Sono colpevole!"
Distese le braccia davanti a se, fino a congiungerle.
"Non stringere le manette però, che mi segnano i polsi"
Mi scappò un sorriso.
"Idiota!"
Trattenne una risata anche lui, e poi si sporse per prendere un'altra birra.
Afferrai un bicchiere di plastica poco vicino, e glielo porsi.
"Non dovresti bere..." aggiunse, mentre riempiva il suo.
Cercai di afferrare la bottiglia, ma lui fu più veloce.
"Chi sei tu per dirmi cosa devo fare?"
"Nessuno" disse.
"Appunto, nessuno" confermai.

Non Ti Conosco, Ma Ti Amo.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora