CAPITOLO 2

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Quando mi svegliai erano le sette e mezza ed avevo solo venti minuti per potermi preparare.

Ieri sera non ero riuscita ad addormentarmi e così avevo iniziato a leggere un libro, e senza che me ne ero accorta si erano fatte le tre e mezza di notte, quando ormai mi ero addormentata.

Mi alzai di scatto e corsi in cucina dove trovai i miei genitori seduti a tavola tentati a prendere un caffè.

Dissi un veloce "buongiorno" prendendo una mela e subito corsi di sopra per sistemarmi il più velocemente possibile. Alle otto meno dieci doveva venire a prendermi Ashley, perciò avevo dei tempi limitati.

Mi lavai velocemente i denti, la hfaccia, mi truccai e poi mi vestii non facendo caso nemmeno a quello che mi stavo mettendo addosso.

In tutto questo tempo mi maledicevo per il semplice fatto di non avere ancora preso la patente, che mi avrebbe permesso di andare ovunque volevo e quando volevo.

Sentii il rumore di un motore della macchina provenire da fuori e così uscii da casa.

Arrivate a scuola, io ed Ashley ci eravamo separate ed ognuno si era diretto nella propria classe.

Quando stavo entrando nella classe di geografia, vidi Max seduto nel mio posto.

Ma che ci faceva qui?

Lui aveva in questo momento il corso di matematica. Ringraziai Dio, che non avevamo nessun corso in comune, ma questo non cambiava il fatto che in questo momento si trovava nella mia classe.

Mi avvicinai senza dire nulla e mi sedetti nel posto accanto, ponendogli uno sguardo che era intento a chiedergli cosa ci faceva qui.

Mi guardò e si sporse verso di me per salutarmi con un bacio. Io mi ritrai indietro, una volta capendo le sue intenzioni.

Nel suo viso vidi un'ombra di imbarazzo.

<<Kate puoi uscire con me fuori, per un'attimo?>>

Acconsentii con un cenno di capo. Perché alla fine cosa dovevo fare? Fare davanti a tutta la classe una scenata? Sapevo che se gli avessi risposto con un "no", lui avrebbe fatto tutto il possibile per farmi cambiare l'idea. A volte sapeva essere davvero molto testardo.

Mi prese per mano. Inizialmente la volevo ritrarre, ma lui teneva salda la stretta non volendomi lasciare, perciò era inutile cercare di divincolarmi. Semplicemente lo seguii.

Mi portò fuori e si fermò davanti la sua macchina. Lo guardai con uno sguardo interrogativo cercando di capire le sue intenzioni, ma lui mi disse solo di salire in macchina.

Durante il tragitto, non avevo detto nulla. Non sapevo nemmeno dove mi stava portando, anche se un'idea già ce l'avevo.

<<Il tuo silenzio è assordante.>> mi disse con un filo di voce, che sembrava, come se da un momento all'altro si dovesse spezzare.

Io continuavo a non dire nulla. Alla fine cosa dovevo dire? Perciò mi limitai a stare in silenzio.

I miei sospetti risultarono giusti. Ci trovavamo in un parco, che circondava un lago.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora