CAPITOLO 4

3.7K 220 9
                                    

Pov. Jeremi

Erano ormai le ventidue ed ero nella mia stanza, cercando di sistemarmi, per uscire insieme alla mia sorella, Abby.
Abby era l'unica sorella che possedevo ed era più piccola di me di quattro anni.

Un ora prima era arrivata nel mio appartamento con la speranza di convincermi ad uscire con lei. Aveva accennato di un locale, che in realtà già in precedenza avevo sentito nominare da qualcuno, ma in quel momento non riuscivo a ricordarmi assolutamente di chi si trattava. Personalmente però non ci ero mai andato, e fino ad ora non ci tenevo nemmeno a farlo. Riuscì a convincermi, solo perché era venuta qui a Londra per una settimana, perciò cercavo di accontentare le sue richieste.

Abby mi somigliava molto. Entrambi avevamo gli occhi scuri ed i capelli castani. Queste caratteristiche le avevamo ereditate dal nostro padre. Ma se dovessimo parlare del nostro carattere, allora era completamente opposto. Lei era una ragazza molto attiva, puntigliosa, affettuosa, ma anche testarda, e di questo ne sapevo qualcosa. Io invece ero un tipo di persona molto riservata, ma particolarmente ansiosa e nervosa. Non sempre riuscivo a gestire la mia rabbia e le mie emozioni, che a volte mi sovrastavano e così, quasi ogni giorno andavo in palestra, dove scaricavo tutta la mia adrenalina.

Mi finii di sistemare e vidi allo specchio il mio riflesso. Avevo i capelli spettinati, ma del resto sempre in questa maniera li portavo, ed un paio di occhiaie che mi davano un'aria molto stanca, più del dovuto.
In questo periodo lavoravo molto, e di notte molto spesso non riuscivo a dormire. Non facevo altro che alzarmi continuamente e rigirarmi nel letto.

Uscii dal bagno e vidi mia sorella che cercava di sistemare tutte le cose che avevo messo in disordine. Era una maniaca delle pulizie.
La sentì imprecare sottovoce contro se stessa quando fece cadere un bicchiere per terra, mentre cercava di posarlo al suo posto. Fece una faccia esasperata e solo a vederla così, mi venne da ridere.

Ma quanto mi era mancata la mia piccolina sorellina.

Si girò di scatto e mi fulminò con lo sguardo, che mi fece ridere ancora di più.

<<Se lo avessi rimesso al suo posto non sarebbe successo.>> disse irritata.

Senza che me ne accorsi mi ritrovai in faccia un cuscino, che per un istante mi fece rimanere di stucco, ma poi ripresi conoscenza. Evidentemente voleva la guerra.

Mi avvicinai verso di lei, ma una volta capendo le mie intenzioni iniziò a correre attorno al tavolo scappando da me. Ma la sua fatica fu inutile perché tanto entrambi sapevamo benissimo che l'avrei presa. Infatti una volta che la raggiunsi, la presi in braccio e la caricai sopra le spalle.

Lei rideva e cercava di divincolarsi, dandomi dei pugni, ma senza alcun risultato. Le mie braccia erano molto più forti dei suoi, perciò quando capì che aveva perso, si abbandonò sulle mie spalle ed iniziò a supplicarmi di lasciarla.

<<Dai, Jeremi, lasciami! Tutto il vestito mi si stropiccerà ed ancora doppiamo andare in discoteca.>> feci come mi aveva detto.

<<E se rimaniamo a casa a guardarci un film?>> aggiunsi<< Oppure semplicemente rimaniamo a casa e ordiniamo una pizza.>>

<<Non ho la minima intenzione di rimanere a casa di sabato sera.>> disse come se l'avessi offesa << e poi del resto anche tu hai bisogno di uscire per un po'. Guardati. Hai bisogno di una vita sociale, magari di una ragazza.>>

Sospirai sapendo benissimo che aveva ragione. Tutti i miei amici ogni volta uscivano ed io cercavo di trovare sempre qualche pretesto per rimanere a casa. Ma da oggi cercherò di cambiare.

L'abbracciai e le diedi un bacio sulla fronte. "Cosa avrei fatto senza di lei." pensai.

Uscimmo di casa e salimmo velocemente sulla mia BMW nera. Il freddo si stava sentendo sempre di più giorno dopo giorno.

Dopo che mi spiegò la strada, arrivammo e mi sorpresi, quando capii che il locale si trovava così vicino, andando contro le mie aspettative.

Una volta dentro, notai diverse persone.
Tutti quanti ballavano. Alle mie orecchie già da fuori era arrivata la musica, ma stando dentro il volume era veramente forte. Una ragazza mi si presentò di davanti e cercò di portarmi sulla pista, ma la scrollai di dosso.

Fortunatamente arrivò Abby che mi prese per mano trascinandomi verso il bar. Passammo accanto ad una coppia che era intenta a baciarsi, e palparsi a vicenda.

Quando arrivammo mi sedetti su una sedia al bancone, e vidi Abby che tentava di dirmi qualcosa, ma invano non riuscivo a sentire nulla. Solo dopo diversi tentativi capii che mi stava dicendo di aspettarla, che sarebbe arrivata subito.

Annuii.

Non sapevo cosa fare. In questo posto mi sentivo completamente sperduto. Tutta questa gente ubriaca, non faceva più per me.

Mi si avvicinò il ragazzo che stava dietro al bancone e mi fece un segno di ordinare qualcosa.

Ordinai una birra.
Guardai l'orologio e mi accorsi che Abby, mancava già da mezz'ora.

Iniziai a guardarmi attorno, ma non la vidi.

Al posto di vedere la mia sorella, notai una ragazza, che era seduta da sola dall'altra parte del bancone. Sembrava al quanto sperduta, oppure la parola più adatta, era annoiata.
La guardai per bene.
Era abbassata sopra un bicchiere di vetro, che conteneva l'acqua, dal mio punto di vista.

Inizialmente non riuscii a capire di chi si trattava, anche se aveva un'aria famigliare.
Solo quando alzò gli occhi e mi iniziò a scrutare con lo sguardo, avevo capito chi era la ragazza.

Era una mia alunna. Kate Scott.

Era una ragazza molto bella.
Questa sera era diversa da come si presentava a scuola.

Aveva i lunghi capelli rossi, che le ricadevano sulle spalle, le guance arrossate, sicuramente dal troppo caldo che faceva all'interno dell'edificio. Nonostante fossimo lontani riuscii a vedere le lentiggini. Gli occhi invece ce li aveva grandi e circondati dalla matita nera, che erano intenti a fissarmi. Quando ricambiai lo sguardo, lei a sua volta abbassò gli occhi sul bicchiere e lo respinse. Si alzò e si diresse nella direzione opposta.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora