CAPITOLO 13

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Era l'ora di matematica. La materia che mi piaceva di più, ma stranamente quella mattina non mi sentii trasportata dall'argomento.
Come era il mio solito, iniziai a guardare dalla finestra. Ultimamente mi capitava molto spesso di immergermi nei miei pensieri.

Mi sentivo nella costante ricerca di qualcosa. Era come se fosse un peso, ma ancora dovevo capire da dove iniziare a cercare.

Dentro di me avevo un vuoto, che non riuscivo a riempire con niente in queste settimane.

Cominciai a riflettere sui fatti di ogni giorno, che mi spingevano a voler urlare, gridare al mondo intero cosa pensavo della vita e delle persone, e di tutta la falsità che ci circondava.

Volevo sbattere forte la porta fino a farla tremare.

Correre fino allo sfinimento.

Ma non potevo, non potevo far rumore, non potevo scappare.

Una volta avevo aperto il mio cuore. L'avevo fatto senza paura, bruciandomi con lo stesso fuoco che mi alimentava.
Non mi pentivo perché ero stata me stessa. Cercavo sempre di fare del mio meglio.

D'altronde questa per me era stata una lezione, che mi era servita come un insegnamento.

Non erano dei riferimenti puramente casuali. Mi stavo riferendo a Max. Era sorprendente quanto velocemente una persona poteva perdere la fiducia.

Avevo l'impressione che costantemente qualcuno mi nascondeva qualcosa. Cominciando dai miei genitori. Si comportavano in un modo strano in questi giorni.

Mi avevano chiesto di uscire il venerdì ad una cena con i loro amici del college. Con quella Elisabeth, se non mi sbagliavo.
Non mi chiedevano mai una cosa del genere. Quando dovevano uscire con i loro amici o per gli affari del lavoro ci andavano sempre da soli, e non capivo cosa cambiava questa volta.

<<Kate, ci sei?>> vidi una mano che mi svolazzava davanti agli occhi. Sbattei le palpebre più volte, dopodiché guardai l'amica.

<<Ehm... Si... Che c'è?>>

<<Non posso lasciarti oggi a casa, che ho da fare.>>mi sentii dire.

<<Va bene, non ti preoccupare.>> le sorrisi. In realtà invece, mi annoiava andare a casa a piedi ma questi erano solamente dei piccoli dettagli.

<<Come vieni per ora a scuola, visto che io non ci sono?>> mi chiese.

Sentii la professoressa dire qualcosa al riguardo delle equazioni e feci finta di prestare l'attenzione.

Risposi senza guardarla.

<<Con Nicholas.>> appena lo dissi, mi pentii.

Lei mi guardò spalancando gli occhi.

<<L-lui è q-qui? E t-tu non m-mi dici n-niente? D-a quanto?>>riuscì a dire balbettando.

<<In realtà...>> non fui in grado a dire niente, che udii la professoressa blaterare qualcosa nella nostra direzione.

<<Scott e Morrison, volete accomodarvi fuori a continuare la vostra conversazione, visto che è così importante?>>

Ashley si riprese dallo suo stato di shock e parlò per entrambe.

<<Veramente stiamo bene anche qui in classe, ma visto che insiste possiamo benissimo andare anche fuori.>>

All'interno della classe si sentirono una serie di risate provenire da ogni parte. Dovevo ammettere che anche a me divertiva questa situazione.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora