CAPITOLO 3

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Aprii la porta e mi ritrovai davanti Ashley, tutta sorridente. Entrò in cucina buttandosi sul divano come se io non ci fossi. Non si vedeva molto spesso questa ragazza così di buon umore, perciò qualcosa ci doveva essere che l'aveva resa tale.

Era rimasta a fissarmi per un po', come per dirmi "Cosa stai aspettando ancora a chiedermelo? Tanto lo so che vuoi saperlo.".

Aveva perfettamente ragione e come se il suo sorriso fosse stato contagioso, le mie labbra s'innalzarono leggermente verso l'alto e le chiesi:

<<E tutta questa allegria da dove viene?>>

Nonostante tutto inizialmente la vidi indecisa, se parlare o meno, ma alla fine iniziò a raccontarmi tutto.

<<Hai presente questa mattina quando dopo averti lasciata, non mi ero presentata a scuola?>>

Come si poteva dimenticarlo?

Annuii, incoraggiandola a continuare quello che aveva da dirmi.

<<In realtà ero da Matthew, e questo già lo sai. Eravamo da soli in casa, anche perché i suoi genitori erano usciti per sbrigare diverse faccende, insieme alla sua sorella.>> sospirò <<E sai come va a finire, una cosa tira l'altra ed alla fine l'abbiamo fatto.>> le ultime parole le aveva pronunciate lentamente.

Non me lo aspettavo completamente. L'unica cosa che potei fare in quel momento era quella di abbracciarla. Quando mi staccai, rimasi completamente senza parole.

Appena mi guardò si coprì la faccia con le mani, intenta a nascondere il suo bel viso.

Era una ragazza molto bella. Aveva un paio di ciglia lunghe che mettevano ancora di più in risalto i suoi occhi azzurri. I suoi capelli erano biondi, lunghi e mossi, che le ricadevano delicatamente sulle spalle.
Era una ragazza snella, che solo a guardare il suo fisico ti veniva la voglia di invidiarla.

Dopo aver parlato un'altro po', mi convinse di uscire questa sera in discoteca.

Ci dovevano essere anche gli altri nostri amici, ovviamente non dimenticando Matthew, con il quale Ashley sarebbe rimasta tutta la serata, abbandonandomi completamente a me stessa.

Pur sapendo che c'erano anche gli altri, mi convinsi che non sarei rimasta da sola, almeno lo speravo.

A rimanere con Ashley e con il suo fidanzato, non se ne parlava proprio, non avevo l'intenzione di passare tutto il tempo con loro a vederli pomiciare in ogni angolo dell'edificio, omettendo anche il semplice fatto che lui stesso non mi piaceva e lei lo sapeva benissimo. I primi giorni cercava in tutti i modi di cambiare la mia opinione su di lui, ma nulla da fare. Semplicemente non riuscivo a fare in modo, che iniziasse a fare parte del mio mondo.

Verso le diciassette iniziammo a cercare qualcosa da metterci, ma non trovammo nulla che ci piaceva per questa sera e così decidemmo di andare al centro commerciale.

Iniziammo a girare per tutti i negozi. Solo quando arrivammo ad H&M mi decisi di prendere un tubino bordeaux, che metteva in risalto le mie curve, ed un paio di tacchi neri. Ashley invece si era presa un top con una minigonna.

Dopo aver finito di camminare per i negozi, ci eravamo sedute in un tavolino libero, di una pizzeria ed ordinammo qualcosa da mangiare.

Quando arrivò il cameriere, ci sorrise, mettendo in mostra i suoi denti perfettamente dritti.

<<Ragazze, cosa vi porto?>> ci chiese tenendo in una mano il blocchetto con le ordinazioni e nell'altra la penna.

<<Entrambe vogliamo un pizza margherita.>> risposi ed il ragazzo annotò l'ordinazione e si diresse verso il bar.

Io ed Ashley iniziammo a parlare del più e del meno, e le raccontai anche della prova che ci aveva fatto fare il professore Robinson, e mi ritornarono in mente le riflessioni della mattina stessa.

Senza farci nemmeno caso sorrisi, ed Ashley lo notò sicuramente, perché cominciò a parlare.

<<Devi ammettere però che è un bel uomo.>>

<<Hm...>> mi limitai a dire, anche perché non riuscivo a parlare avendo in bocca un pezzo di pizza.

Lei non sembrò farci minimamente caso e continuò.

<<Hm... Si o hm... No?>> lo sapevo a che gioco stava giocando. Perciò aspettai il tempo necessario per inghiottire quello che avevo in bocca e le risposi alla domanda.

<<Senti Ashley, non è affatto come pensi tu.>> ed iniziai a ridere. <<Lui ormai è un uomo, e del resto è il nostro professore. Ma nonostante questo non posso negare il fatto che è veramente un bel bocconcino.>>. A dire le ultime parole mi inumidii leggermente le labbra in modo provocante, facendo attenzione che nessuno mi abbia vista in quel momento. Una volta compiuto il gesto, entrambe scoppiammo a ridere, suscitando la curiosità della gente, che si trovava nei tavoli accanto.

Quando ritornammo a casa si erano fatte ormai le venti e mezzo.

Entrai in casa e trovai mio padre seduto da solo, con i documenti sparpagliati su tutto il tavolo.

<<Salve signor Scott.>> lo salutò Ashley.

Io mi avvicinai semplicemente e gli diedi un bacio sulla guancia.

<<Papà, stasera esco con i miei amici, perciò non c'è bisogno che mi aspettate per cena.>>

Annuì ed aggiunse <<Non tornare però tardi.>> io semplicemente risposi con un <<Si, certo.>> ed insieme ad Ashley salimmo sopra per sistemarci.

Nella mente mi attraversò un pensiero, che mi portò a rifletterci sul fatto che mio padre abbia pronunciato l'ultima frase solo perché si sentiva in dovere di farlo come genitori e non perché lo pensava realmente.

Accantonai da parte il pensiero e mi dedicai all'amica e iniziammo a prepararci per l'uscita.
Ci truccammo, mettendoci un po' di eye-liner, il mascara e il fard. All'ultimo, ormai quando eravamo pronte, ci eravamo messe anche il rossetto.

Quando finimmo di sistemarci sentii suonare il telefono e così lo presi in mano, ma evidentemente non era quello mio. Io ed Ashley avevamo la stessa suoneria ed infatti dall'altra parte della stanza la sentii parlare con qualcuno.

Mi appoggiai al bordo della porta, intuendo ormai con chi stava parlando.

<<Si, viene anche lei... No, aspettateci tutti quanti là, sennò è capace di disdire tutto e non verrà... Tranquillo, non ti preoccupare...>> la vidi annuire ed infine dire<<ci penso io.>>.

Quando riattaccò il telefono, non sapevo se essere arrabbiata o delusa.

Si girò spalancando gli occhi non appena mi vide. Per un po' mi sembrò confusa, anche se quella che doveva esserlo ero io.

<<Chi era?>> le dissi.

<<Max, però...>> ormai lo sapeva che era inutile mentirmi, perciò la via più semplice era quella di dirmi le cose così come stavano. Ma nonostante questo, io l'avevo interrotta comunque.

<<Non c'è nessun però.>> dissi tutta arrabbiata. <<La tua intenzione era quella di portarmi là, mentre c'era anche Max. Ma il problema non è questo, ma che me lo hai nascosto. Questo è quello che mi fa infuriare di più. Non capisco che problema avete tutti quanti.>> dissi stringendo i pugni lungo il fianco.

<<Mi dispiace, te lo volevo dire, ma Max mi ha supplicata di non farlo, perché si preoccupava che non saresti venuta sapendo che c'era anche lui in discoteca.>> sapevo che era la verità, perciò cercai di stare calma e così risposi come se niente fosse.

<<Dai, andiamo che è tardi.>> effettivamente era vero, visto che erano quasi le ventidue.

Lei mi osservò, non aspettandosi questa reazione da parte mia. Il mio obiettivo infatti era quello. Volevo dimostrare, sia a lei che a Max, che si sbagliavano. Non era sicuramente un ragazzo ad impedirmi di uscire da casa.

Perciò spensi la luce nella stanza, scesi le scale e gridai un veloce "A più tardi papà.", dopodiché uscimmo entrambe da casa dirette nella sua macchina.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora