CAPITOLO 18

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Pov. Jeremi

Sentii aprirsi la porta e nel frattempo Kate si rimise in piedi per poi staccarsi dal mio petto.
Lasciandomi da solo, con il vuoto che non venne riempito in nessun modo.

Non ebbi nemmeno il tempo di alzarmi, che vidi Cameron sulla soglia della porta.

<<Bro...>> mi chiamò, ma non appena mi vide steso sul pavimento, si mise a ridere <<...Ma che cazzo ci fai per terra?>>

<<Non vedi? Sto prendendo il sole.>> dissi con sarcasmo a denti stretti.

<<Se vuoi mi aggiungo a te.>> sogghignò.

<<Cretino, per una volta chiudi questa bocca.>> borbottai.

Cameron era il mio migliore amico e con lui avevo vissuto le esperienze più uniche, ma a volte il suo cervello si dimostrava privo della materia grigia.

Mi alzai irritato per il semplice fatto, che aveva avuto un tempismo perfetto per catapultarsi a casa mia.

<<Sempre più stronzo vedo.>> disse non muovendosi e guardandomi con un ghigno sul viso.

Sottocchio vidi Kate guardarci confusa e leggermente nervosa mentre passava da un piede all'altro.

Cameron seguii il mio sguardo e rimase immobile, scrutandola attentamente con lo sguardo.

<<Avevo interrotto qualcosa?>> disse guardandoci con un sorrisino beffardo.

<<No.>> <<Si>> esclamammo all'unisono.

<<Ok ok. Perdonatemi.>> aggiunse alzando le mani in alto. <<Piacere Cameron, sono il migliore amico di quel cretino.>> disse rivolgendosi a lei ed indicandomi, come se io non ci fossi in quella stanza.

Cercava di fare lo spiritoso.

<<Kate.>> disse sorridendogli.

<<Ma io non ti avevo già vista da qualche parte?>> annunciò riflettendoci più del dovuto.

Non si sbagliava. L'aveva vista quando eravamo andati in quel bar per la prima ripetizione.

<<Non saprei.>> rispose lei di rimando, mentre stava immobile appoggiata al muro.

In quella posizione era impossibile non farsi qualche pensierino, poco carino.

<<Cosa sei venuto a fare qui?>> chiesi massaggiandomi un fianco.

<<Ero in giro e sono passato da qui, così per caso.>> disse scrollando le spalle ed incamminandosi in cucina.

Lo sentii buttarsi sul divano ed accendere la playstation.

<<Ancora devo capire perché ti ho dato le chiavi di casa mia.>> borbottai, parlando più con me stesso che con lui.

<<Vedi che ti ho sentito.>> gridò, facendomelo notare.

<<Era mia intenzione.>> gridai di rimando.

<<Io credo che sia l'ora che me ne vada.>> sussurrò Kate, che si avvicinò a me.

<<Non se ne parla e poi senza di me non puoi andare da nessuna parte.>> dissi compiaciuto. <<Non farci caso, Cameron è un imbecille.>> commentai.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora