Pov. Jeremi
Incapace di alzarmi iniziai a muovermi da una parte all'altra sul letto.
Sospirai, coricandomi sulla schiena e fissando il soffitto bianco della mia camera.
La camera da letto era grande, anzi troppo grande per me solo. Non parlando poi di tutto il resto della casa.
Sapevo di potermelo permettere. Anzi, se volevo potevo avere una casa ancora più grande, ma non mi piaceva consumare i soldi inutilmente. A cosa doveva servirmi una casa grande dove l'unico ad abitarci sarei stato solo io?
Era stata mia madre ad insistere su questa casa, visto che non volevo stare con loro.
Non avevo nemmeno l'intenzione di ritornarci.
Stranamente questa notte ero riuscito a dormire tranquillamente, come non avevo fatto da giorni e non volevo interrompere questo momento.
Purtroppo il dovere mi chiamava e mi dovevo alzare.
Non appena avevo varcato la soglia di quella scuola, avevo avuto l'impressione che all'interno di essa sarebbe successo qualcosa, che mi avrebbe cambiato completamente la vita.
L'unico problema era che ancora dovevo scoprire di cosa si trattava.
Potevo anche sbagliarmi, ma il mio subconscio mi diceva tutt'altro.
Mi piaceva la letteratura. Mi piaceva sapere come la pensava l'altra gente sulla vita. Come affrontava i problemi.
Per loro la scrittura era l'unica via per distrarsi dal mondo.
Per rifugiarsi in un mondo parallelo, dove esisteva solo un foglio bianco e la penna.Mi alzai dal letto controvoglia, dirigendomi verso la cucina. Mi avvicinai allo sportello per farmi il caffè, quando i miei occhi d'istino andarono a finire sull'orologio appeso alla parete.
Le lancette indicavano le otto meno cinque.
Come se avessi preso la scossa, corsi velocemente in bagno imprecando sottovoce. Mi lavai la faccia. Mi vestii prendendo una camicia a caso e la giacca, senza la cravatta. Non avevo abbastanza tempo per mettermela.
Odiavo le giacche. Ma essendo un professore dovevo presentarmi agli occhi dei miei alunni in un modo professionale.
Ancora non riuscivo ad abituarmi ad essere il tale, visto che sia me che quei ragazzi dividevano dei pochi e miseri anni.Presi la borsa che si trovava sul divano.
Chiusi la porta a chiave e guardai l'orologio sul polso. Erano le otto e dieci.
Aprii il garage e quando arrivai alla macchina, notai che avevo dimenticato le chiavi.
Ma si poteva essere più sbadati di così? Non credevo.
Ormai ero in ritardo e non aveva senso correre come un matto. Dovevo ancora affrontare il traffico londinese. Una catastrofe.
Presi le chiavi che erano buttate in qualche posto irraggiungibile e scesi le scale raggiungendo la macchina.
Prima di partite sospirai buttando la testa all'indietro. Avevo l'impressione che sarebbe stata una giornata abbastanza lunga.
Accesi la radio.
Era il minimo che potevo fare.
Stavano trasmettendo "The Adventures of Rain Dance Maggie", la canzone che la seguì era "A Sky full of stars" di Coldplay.Mi fecero ritornare nella mente la ragazza dai capelli rossi.
Sorrisi leggermente.
Ieri non era stato male passare il pomeriggio in sua compagnia.
Era inutile dire che era una ragazza molto bella.
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In the Eye of the Storm
Romance> spinse i suoi fianchi contro i miei > mi sfiorò il collo per poi darmi un casto bacio sulle labbra. > risposi piano e lo guardai dritto negli occhi. > sussurrò. [LA STORIA È IN CONTINUA FASE DI CORREZIONE.]