Scesi le scale alla velocità di un fulmine mentre sentii il campanello di casa suonare. Guardai l'orario e rimasi sorpresa che era arrivato puntuale. Né un minuto in più, né un minuto in meno. Dalla cucina sentii mia madre che stava apparecchiando la tavola, facendo parecchio rumore con le posate.
In fondo sapevo che ci tenevano a scusarsi con lui per quello che era successo l'ultima volta quando l'avevo invitato a casa mia. Speravo solamente nel profondo dell'animo che non spuntassero da un momento all'altro con una delle loro stupide uscite.Presi un profondo respiro e mi guardai l'ultima volta allo specchio. Avevo i capelli sciolti ad onde che mi ricadevano sulle spalle, un vestitino bianco che mi arrivava poco sopra al ginocchio, con le manche lunghe, mentre da dietro era leggermente scoperto. Infine avevo messo un paio di ballerine.
I miei genitori ci tenevano al fatto che la nostra famiglia si presentasse sempre al meglio con l'altra gente.Stesi la mano ed afferrai la maniglia, spalancando la porta e ritrovandomi Jeremi di davanti con le mani nelle tasche dei pantaloni eleganti. Portava anche una camicia bianca con i primi due bottoni aperti che gli rivelavano un tassello di pelle e la giacca di sopra.
Dietro di me sentii dei passi, così gli sorrisi dandogli il benvenuto <<Buonasera professore Robinson. Entri pure.>> mi spostai per farlo entrare nel mentre ricambiava il mio saluto e mi squadrava dalla testa ai piedi per poi, mentre mi sorpassava per salutare mio padre, ammiccare un leggero sorriso.<<Mi fa piacere che abbia accettato l'invito.>> annunciò mio padre mentre gli stringeva la mano.
La risposta di Jeremi non si fece attendere molto. <<Il piacere è mio, che mi abbiate invitato a cena.>>
Chiusi la porta e li seguii in cucina dove mia madre lo aveva salutato e poi iniziò a mettere il cibo sul piatto.Mentre i miei erano girati lo guardai incrociando i suoi occhi e mi mandò un'occhiolino. Aveva un fascino tutto suo, nonostante gli zigomi pronunciati che gli davano un'aria di severità, le pieghe che si formavano ai lati degli occhi, le labbra carnose e gli occhi penetranti, che mi davano sempre l'idea di essere capaci di leggermi dentro.
Quando mia madre finì, ci sedemmo a tavola. I miei genitori da un lato ed io e Jeremi dall'altro.
Mangiavamo inizialmente in silenzio che pian piano stava diventando imbarazzante, finché Jeremi non si schiarì la voce.<<Ringrazio di nuovo per l'invito. Il cibo è buonissimo. Complimenti.>> disse prendendo un bicchiere di vino bianco e guardò mia madre ammiccandole un sorriso di gratitudine.
<<Grazie, mi fa piacere che ti piaccia.>> rispose.
In realtà stavamo mangiando il pesce che i miei genitori avevano comprato in un ristorante che distava da pochi metri da casa nostra ma non dissi nulla. Mi limitai a coprirmi la bocca con un fazzoletto per soffocare la risata.
Vidi mio padre posare le posate e rivolgersi a Jeremi. <<Allora, così lei da le ripetono a nostra figlia. Mi auguro che stia migliorando.>> buttò lì così di punto in bianco.
Jeremi alzò la testa per guardarlo e senza intimorirsi dal tono di voce di mio padre o dalla sua espressione seria rispose: <<È una ragazza intelligente e sta facendo dei grandi progressi.>> si girò verso di me ed io mi limitai ad annuire con la testa, visto che io stavo ancora mangiando.
<<Vorremmo scusarsi con lei per come ci eravamo comportati l'ultima volta con lei.>> intervenne mia madre per poi riportare la sua attenzione sul cibo.
<<Non si preoccupi, non era una mia intenzione farli preoccupare con la mia presenza quel giorno.>>
<<Ha iniziato da poco questo mestiere? Pur sempre lei è più giovane degli altri professori.>> chiese mio padre prendendo l'insalata dal vassoio.
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In the Eye of the Storm
Romansa> spinse i suoi fianchi contro i miei > mi sfiorò il collo per poi darmi un casto bacio sulle labbra. > risposi piano e lo guardai dritto negli occhi. > sussurrò. [LA STORIA È IN CONTINUA FASE DI CORREZIONE.]