CAPITOLO 26

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Mi buttai sul letto senza nemmeno un po' di grazia, ma solamente come un elefante in preda alla depressione. Ecco. Ero quello in questo momento. Ero uno zombie camminante, con la sola differenza che io ancora avevo un cuore, anche se era un cuore spezzato in due, ma era sempre un cuore dopotutto. E il bello di tutto questo qual era? Il bello era che tutto questo malessere me lo ero procurata io stessa.
Subito dopo che Jeremi si era allontano da casa mia a passi svelti, mi ero sentita terribilmente sola e come se mi mancasse qualcosa. Come se non potessi farne a meno. Mi sentivo in un certo senso tradita dal comportamento di Ashley. Non mi aspettavo un tale reazione da parte sua. Era stata un po' incoerente nei miei confronti. Prima mi diceva che mi dovevo buttare non appena aveva saputo che Jeremi mi voleva dare delle ripetizioni e ieri mi aveva detto che sembravo solo una puttana. Non riuscivo a capire cosa le era preso. Ero consapevole che quello che stavo facendo era molto pericoloso sia per me, che per lui. Ma non mi sembrava che per dirmelo doveva urlarmelo così in faccia e definendomi una poco di buono. Potevo essere un po' lunatica, permalosa, testarda, ma non ero una puttana. Io ci tenevo ai miei valori e nessuno doveva permettersi a dirmelo. Dall'altra parte un po' di incoerenza ce l'avevo anche io. Due giorni fa ero corsa per andare in quel fottuto ospedale insieme a lei per andare da Max e all'indomani non ci ero andata e stamattina nemmeno le avevo chiesto come stava. Ma questo accadde quando Jeremi mi aveva proibito ad andarci e io come una stupida avevo annuito. Io non mi facevo comandare da nessuno, tantomeno da lui.
Sospirai rumorosamente e passai entrambe le mani sulla faccia per poi puntare lo sguardo sul soffitto e domandarmi mentalmente cosa stesse facendo lui, ma subito dopo cacciai via il tale pensiero. Presi il telefono in mano ed erano solo le diciannove. In preda al panico e alla frustrazione presi uno dei cuscini che si trovavano sopra il mio letto e lo buttai nell'angolo opposto della stanza. Cacciai un urlo esasperato e subito dopo presi un'altro e feci lo stesso fino a quando non erano tutti quanti per terra. Dopo aver finito, sfinita mi ributtai a peso morto sul letto e chiusi gli occhi stanca come se avessi affrontato un esercito di venti uomini.

Sentii le tempie che mi pulsavano mentre mi sforzavo di scendere dal letto. Mi trascinai per la stanza dopo ore passate tra il pianto e un sonno disturbato. Erano le sei e non riuscendo più ad addormentarmi mi ero decisa ad alzarmi ed andare a correre. L'aria fresca di novembre si faceva sentire sempre di più. Correre in un modo o nell'altro mi aiutava, infatti non appena tornai a casa mi sentivo molto più rilassata di ieri sera.
Mi lavai velocemente ed ormai quando ero pronta erano le sette e mezza e dovevo prendere l'autobus perché non credevo affatto che sarebbe venuta Ashley a prendermi.

Scesi le scale dirigendomi in cucina dove trovai i miei genitori. Ormai le uniche volte che ci vedevamo era a colazione, oppure a cena. Era molto triste come cosa, sapendo che il nostro rapporto si basava esclusivamente su una o due chiacchiere al giorno. Molti adolescenti farebbero di tutto per avere dei genitori che non si immischiavano nelle loro faccende, ma non era nemmeno bello quando entrambi i genitori sembrava che esistevano solo per darti un tetto per dormire e da mangiare, e il resto era nulla come se non esistessi.
Rammaricata dai miei pensieri mi affrettai a scendere. Salutai i miei genitori e feci per uscire ma mia madre si piazzò davanti a me e mi abbracciò per poi dirmi di passare un bella giornata. Spiazzata davanti al tale comportamento scesi le scale immersa nei miei pensieri e non vidi nemmeno la macchina posteggiata davanti al mio cancello che mi suonava dietro. Solo dopo un po' mi girai e vidi Ashley che come se fosse impazzita faceva di tutto per farsi notare da me.
Non potei fare a meno di chiedermi cosa ci facesse qui. Prima i miei genitori ed ora Ashley che nonostante dopo la nostra lite, si presentava davanti a me. Mancavano solo Max e Jeremi. Nel profondo del mio animo mi maledissi per aver pensato a quest'ultimo. L'avevo persino sognato e questa non era affatto una cosa buona. Avevo costantemente lui nella mente e le sue parole che mi dicevano che "non mi avrebbe più disturbata".

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora