CAPITOLO 5

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Pov. Kate

Mi alzai dalla sedia sulla quale ero seduta, davanti al bancone. Tutti attorno a me bevevano ed erano ubriachi. Mi facevano venire ansi. Ashley mi aveva lasciata da sola, andandosene con Matthew. Ma sinceramente non ero per nulla sorpresa, visto che me lo aspettavo sin dall'inizio.

Quando ero seduta insieme a tutti gli altri che bevevano attorno a me, notai un uomo.

Subito avevo capito di chi si trattava. Non era un uomo che passava inosservato. Inizialmente lo avevo beccato a guardarmi. I suoi occhi scuri, riflettevano le luci che si espandevano all'interno dell'edificio, da una parte all'altra. Mi avevano iniziato a scrutare lentamente, e da un momento all'altro pensavo che mi avrebbe oltrepassata con lo sguardo.

Non credevo, che si era ricordato nemmeno di chi ero.
Perché alla fine chi si poteva ricordare di una Kate? Una ragazza seduta al primo banco durante le ore scolastiche.

Lo avevo visto seduto con una birra, che però non era nemmeno intenzionato a bere, verificando dalla sua espressione della faccia.

Era così sexy con quei capelli, che erano sparpagliati da una parte all'altra, senza che avevano un posto fisso e il ciuffo che leggermente gli ricadeva sulla fronte.

Quando mi vide, mi aveva sorriso leggermente, e sulle guance gli erano spuntate quelle maledette fossette. Avevo voglia di avvicinarmi e metterci il dito dentro, toccarle.

Se non lo avessi conosciuto come il mio professore di letteratura inglese, in quel momento non mi sarei mai aspettata che lui fosse il tale.

Era seduto lì, con quella camicia bianca e sbottonata, che gli rivelava un tassello di pelle nuda e abbronzata.

Iniziai a spingere tra la folla cercando di liberarmi da tutta questa gente che faceva solo puzza di alcolici ed era solo incosciente delle proprie azioni.

Iniziai a dirigermi verso il posto, in cui avevo visto l'ultima volta Ashley, con la speranza che l'avrei trovata e le avrei comunicato che avevo l'intenzione di andarmene.

Mentre mi giravo attorno a me stessa, cercando una ragazza bionda, vidi solo il professore, che era abbracciato con una ragazza dai capelli scuri. Lei stava ridendo insieme a lui. Era così bella. Sicuramente era la sua ragazza. Infine, uno come lui non poteva essere single.

Iniziai a provare dentro di me una specie di delusione, ma nello stesso tempo rabbia e frustrazione. Non riuscivo a distogliere lo sguardo da quei due. Il mio cervello non mi dava retta, ribellandosi da qualsiasi ordine che mandavo nella sua direzione.

Tutto questo accadde in quei fottuti secondi, finché dallo mio stato di trance non mi risvegliò qualcuno che mi aveva preso per mano.

Mi girai velocemente per vedere di chi si trattava. Non ci tenevo ad avere addosso un alcolizzato, che si aspettava da parte mia chissà cosa.

Ma il mio sguardo si imbatté, in un paio di occhi azzurri, come il mare.

Sarei capace di riconoscerli da lontano, ripensando solo a tutte quelle volte che rimanevo affascinata a guardarli per ore.

Davanti a me stava Max che mi sorrideva, mostrando un sorriso a trentadue denti, ordinati perfettamente.

Si avvicinò ed iniziò a muovere lentamente i fianchi, che erano intenti ad invitarmi di fare altrettanto.

Rimasi per un paio di secondi paralizzata, ero semplicemente sorpresa. Ma poi mi abbandonai al ritmo della musica ed iniziai inizialmente a muovermi timidamente.

Max rimase al quanto sorpreso della mia reazione e sinceramente parlando anche io, ma in quel momento non mi interessava di nulla. Volevo solo abbandonarmi e smettere di pensare per un attimo a cosa era giusto, e cosa no.

Max cercando di approfittarsi dell'occasione, cominciò ad avvicinarsi sempre di più. Tra noi erano rimasti solo pochi centimetri di distanza.

Sentii la puzza dell'alcol, mescolato insieme alla menta.
Si avvicinò con la bocca al mio orecchio ed iniziò a sussurrarmi qualcosa che non ero in grado di capire a causa della forte musica. L'unica cosa che ero in grado di sentire era il suo respiro sul mio collo.

Come se mi fosse ritornato un po' di consapevolezza su quello che stavo facendo, mi allontanai lentamente, ritraendomi dalla sua stretta. Non avevo nessuna intenzione di dargli qualche speranza, che alla fine lo avrebbe solo illuso.

Sul suo viso vidi confusione. Senza farci caso lo vidi solo ridere a squarciagola.
Max Cooper era scoppiato con una risata davanti a me, quando lo avevo respinto.

Non riuscivo a crederci.
In quel momento mi sentii semplicemente presa in gira. Mi dava fastidio quella risata, che non faceva altro che frustrarmi.

Senza nemmeno girarmi più nella sua direzione, corsi verso l'uscita, intenta ad allontanarmi da tutti quanti che si trovavano in quello stupido edificio. Non vorrei ammetterlo davanti a me stessa ma quella risata infondo mi aveva fatto tanto male.

Ormai mi trovavo all'uscita dove non c'era nessuno, solo io. Da fuori si sentiva la musica che regnava dentro.

Udii sbattere la porta dietro le mie spalle. Il mio intuito sapeva ormai di chi si trattava e non provai nemmeno a girarmi.

Due mani forti mi strinsero fortemente attorno alla mia vita, e le labbra che conoscevo così tanto bene iniziarono a lasciarmi dei umidi baci sul collo. Provai a ritrarmi ma lui mi teneva talmente forte che mi impediva qualsiasi via di fuga. Iniziò a baciarmi sempre più velocemente ed iniziai a provare un forte fastidio su tutto il corpo. Non volevo tutto ciò. Non volevo trovarmi in questo momento in questa situazione.

Cercai di divincolarmi. Iniziai a muovere le mani, ma tutto ciò non serviva a nulla. Era molto più forte di me. Mi prese con forza e mi spinse contro il muro, dove riprese a baciarmi con foga senza staccarsi.
Non riuscivo a dire nulla, nemmeno un semplice suono riusciva ad uscire dalla mia bocca.

La pressione contro il muro aumentava ed era talmente forte che la spalla iniziò a farmi male.

Negli occhi cominciai a sentire delle lacrime, che erano ormai intente a scivolarmi lungo la guancia. In quel momento mi sentivo così tanto vulnerabile. Una tipica ragazza che non riusciva nemmeno a difendersi dal suo ex fidanzato, che era intento a scoparsela in mezzo alla strada.

Max come se non avesse nessun controllo su se stesso, iniziò a strapparmi il vestito dalla manica. Entrai nel panico. Non sapevo cosa fare. E come se improvvisamente avessi ripreso ad avere controllo del mio corpo gli diedi un calcio nei suoi gioielli. Immediatamente si staccò da me ed iniziò ad imprecare dal dolore.

<<Ma che cazzo fai?! Ma sei pazza?!>>mi gridò contro con disprezzo e rabbia che era ben vista sul suo volto.

<<Lasciami stare! Non ti avvicinare! Sei solo un vigliacco!>>non riuscivo ad avere il controllo sulle mie emozioni. Provavo solo il disgusto.

<<E tu sei la solita stronza. Una puttana come tutte le altre, che mi sono scopato nell'arco di questi anni!>>

Quelle parole mi toccarono nel profondo del mio cuore, dove sentii una fitta.

Lui si girò indifferente alla sua dichiarazione e buttando contro di me altre parole, rientrò all'interno dell'edificio, immischiandosi nel mezzo dell'altra gente.

Rimasi ferma ed ancora appoggiata al muro, con i piedi che mi tremavano e non riuscivo più a reggermi.
Vidii improvvisamente tutto quanto che mi circondava, girarmi davanti agli occhi. La vista si offuscò e l'unica cosa che vidi, era il buio.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora