All'indomani a scuola la mia intenzione era quella di chiarire le cose con il professore. Chiedergli di dimenticare tutto. Come se non mi fossi mai cacciata nei guai. Come se non fossi mai stata a casa sua. Come se non avessi mai dormito nel suo letto. Come se non mi avesse mai vista in quella dannata discoteca.
Non avevo l'intenzione di parlare con nessuno di quello che era successo con Max, e tanto meno con il mio professore di letteratura inglese.Se pensava che dinnanzi a lui, grazie al suo fascino avrei ceduto, allora si era sbagliato di grosso. Nessuno mai si era interessato a me, tranne Ashley, e non vedo alcun motivo che lo debba fare lui.
Ma che dicevo? Interessato? Allora avevo sbagliato. La sua intenzione era quella di prendersi il gioco di me. Di fare quello che voleva e poi via.Aprii la porta di classe, ma vidi solo i miei compagni intenti a parlare per i fatti loro. Nella classe non c'era il professore. Molto strano visto che io stessa ero arrivata in ritardo di ben quindici minuti.
Mi sedetti al solito posto, dove si trovava già Ashley.
Parlammo insieme di quello che era successo quella sera. Anche se cercavo di sfuggire dall'argomento, perché non avevo l'intenzione di continuare a mentirle.
Tutta la mattinata non vidi Max. Da una parte ero contenta, ma dall'altra volevo gridargli contro, dicendogli quanto era stronzo.
Quando le lezioni erano terminate, ritornai a casa e mi sorpresi quando vidi i miei genitori seduti a tavola a parlare tranquillamente.
Era lunedì e loro di solito, erano tutto il tempo al lavoro.
Non mi veniva nessuna spiegazione plausibile per spiegare a me stessa questa improvvisa presenza.Mi avvicinai.
<<Ciao, tesoro, com'è andata a scuola?>> mi disse mia madre.
Rimasi immobile, con la mela in mano, come se fossi stata colpita da un fulmine.
Come aveva detto? Tesoro?
Mi girai lentamente, aspettando che sia stato solo un scherzo e da un momento all'altro li vedevo scoppiare a ridere. Ma niente di tutto questo era successo.Le loro facce erano impassibili. Continuavano a mangiare come se niente fosse. Come se ogni giorno si fossero ritrovati a casa. Come se tutti questi silenzi, durante tutti questi anni, fossero stati cancellati.
<<Tutto apposto. Sono stata interrogata di matematica ed ho preso un buon voto.>> dissi, cercando di camuffare il mio tono di voce, che ancora era al quanto sorpreso e disorientato.
<<Sono contenta.>> alzò la testa, per la prima volta per guardarmi da quando ero entrata in casa.
<<Lo sono anche io.>> dissi.
Feci per uscire dalla cucina, ma questa volta era stato mio padre ad intrattenermi.
<<Kate, potresti rimanere per un attimo qui? Ti dovremmo parlare.>>
Buttai lo zaino per terra e presi la sedia. Dopodiché mi sedetti a tavola.
<<Stasera dovrebbero venire dei nostri vecchi amici. Dei tempi di college...>> si fermò <<... E volevamo dirti di rimanere a casa stasera, perché ci farebbe veramente molto felici, se li conoscessi.>>disse accigliandosi.
Non capivo, perché si comportavano così. Prima erano tranquilli, ed un'attimo dopo li vedevo irrigidirsi.
Di solito erano sempre rilassati e calmi. Non avevamo uno di quei rapporti, che avevano nei film gli adolescenti con i propri genitori ed avevano una vita tutta rose e fiori. Giusto. A casa tornavano stanchi dopo una giornata intera dopo il lavoro, ma mi sembrava anche più che normale.
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In the Eye of the Storm
Romance> spinse i suoi fianchi contro i miei > mi sfiorò il collo per poi darmi un casto bacio sulle labbra. > risposi piano e lo guardai dritto negli occhi. > sussurrò. [LA STORIA È IN CONTINUA FASE DI CORREZIONE.]