CAPITOLO 24

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Mi svegliai di soprassalto e mi alzai alla velocità di un fulmine. Ero leggermente instabile e non appena aprii gli occhi la vista iniziò ad offuscarsi e la testa pulsarmi. Alzai le mani per passarmele sulla faccia dove ero tutta bagnata ed i capelli erano appiccicati al collo a causa del sudore.
Era successo di nuovo. La replica di quel giorno ritornava sempre nella mia mente mentre dormivo facendomela rivivere. Con sola differenza che questa volta la scena tentava ad andare più infondo rispetto a quello che era successo veramente.

Eravamo da soli. Nel nulla e le mie grida non servivano a nulla. Ero stesa sotto di lui mentre cercavo di divincolarmi dalla sua presa e le lacrime mi scendevano lungo le guance. Lui era messo sopra di me a cavalcioni con il penso del suo corpo che mi impediva di muovermi o fare qualsisia cosa che mi permettesse di scappare da lui. I suoi occhi erano tutti rossi, avidi ed egoisti. Puzzava di alcol. Non avevo nessuna fuga ed avevo smesso di muovermi mentre i miei singhiozzi si udivano nel nulla. Girai la testa di lato e chiusi gli occhi mentre lui mi toccava ovunque fino a togliermi il vestito che avevo addosso quella sera, facendomi rimanere davanti a lui con sola biancheria intima. Prese i miei seni nel palmo della sua mano ed iniziò a strizzarli fino a farmi male.

Allontanai quelle immagini, provocando un singhiozzo. Mi sentivo sola e così vulnerabile. Erano successi già quattro o cinque incubi da quella volta, ma la scena limitava a fermarsi ai baci e nient'altro, a differenza di questa notte.
I miei singhiozzi si fecero più forti e non riuscii proprio a fermarli. Le guance iniziarono a bruciarmi, sentivo caldo e non riuscivo a respirare bene. Scalciai via il lenzuolo e solo in quel momento mi ricordai che non ero a casa mia, ma da Jeremi e questo mi mise ancora più agitazione e panico. Scoppiai definitivamente in un pianto senza fine e mi percorse un brivido lungo tutta la schiena. Non mi sentivo molto bene.
Vidi la luce accendersi nella stanza e come un fulmine Jeremi si piazzò davanti a me.

<<Kate, che cosa ti succede?>> chiese dolcemente, ma nella voce percepii preoccupazione.

Non riuscii a dire nulla perciò mugolai, mentre tenevo la testa appoggiata al cuscino e avevo gli occhi chiusi.

Mi circondò con le braccia mentre si metteva accanto a me. <<Sono qui. Va tutto bene ora.>> disse non lasciando la presa.

Presi tutte le forza che avevo e mi avvinghiai contro di lui e lui aumento solo la presa non lasciandomi. Rimanemmo così per un po' finché non lo sentii alzarsi visto che il materasso si rialzò. Aprii gli occhi e la luce che regnava nella stanza mi accecò, mi sentii tanto indifesa perché non avevo nemmeno un po' di forze e sentivo caldo.
Lo vidi ritornare con una tovaglia bagnata che mi mise sulla fronte e sembrò come se il calore stesse pian piano liberando il mio corpo dalla sua tortura. Lo vidi fermo a guardarmi e non aveva detto nemmeno una parola da quando era rientrato nella stanza, fece per alzarsi ma io lo presi per mano avendo paura che se ne andasse. Lo volevo accanto in questo momento come non avevo voluto mai nessuno nella mia vita. Lui mi trasmetteva sicurezza e protezione. Dopo quell'incubo e l'effetto che esso aveva su di me e sul mio corpo, era quello di cui avevo bisogno.

<<Tranquilla, non me ne sto andando. Ti preparo solo la vasca con l'acqua che ti lavo. Sei tutta sudata, altrimenti ti risveglierai con la febbre.>> disse abbassandosi e passando una mano sulla mia guancia.

Annuii e quando lo vidi scomparire fuori dalla porta cercai di alzarmi ma era tutto inutile, la mia fatica era sprecata.

<<Aspetta che ti aiuto io.>> disse e detto ciò mi prese in braccio e io appoggiai la testa al suo petto. Il suo respiro e il petto che tentava ad abbassarsi ed rialzarsi mi trasmettevano tranquillità. Sospirai rumorosamente, al che lui si fermò sulla soglia della porta e mi guardò attentamente.

In the Eye of the StormDove le storie prendono vita. Scoprilo ora