5. Il guerriero nero

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Si risvegliò con la testa ovattata e un dolore sordo che pulsava alla spalla sinistra. Aprì gli occhi piano.

Dove si trovava?

La ragazza era distesa in una stanza immersa nel buio. Si sentiva una goccia d'acqua cadere ritmica da qualche parte a destra, la sua schiena, posata sul freddo della pietra, era bagnata; sudore, sangue, umidità, non sapeva dirlo. Poco distante, una linea dorata guizzava a indicare lo spiraglio della porta di ferro, da cui entrava la luce di una torcia.

Myrindar provò a muoversi. La spalla le mandò una fitta. Girò la testa piano, per controllare la ferita.

L'ultima immagine che era ancora stampata nella sua mente era l'asta di un quadrello sporgere dal suo braccio in una cascata di sangue scarlatto. Ora la freccia era sparita, e al suo posto c'era una benda legata stretta che, sotto l'odore pervasivo del sangue, sapeva vagamente di erbe mediche.

Rotolò su un fianco, lentamente, cercando di trovare la forza di rialzarsi in piedi. La testa le girava senza tregua, e senza accorgersene improvvisamente era di nuovo a terra distesa, con la spalla che gridava di dolore. Doveva esserci caduta sopra con tutto il peso.

Ansimò mentre aspettava che i vortici scuri sparissero da davanti ai suoi occhi e il dolore ritirasse i suoi artigli. Usando solo il braccio destro e appoggiandosi a un angolo del muro riuscì a sollevarsi seduta. Rabbrividì: l'acqua scendeva in piccoli rivoli lungo la parete, e scorreva gelida lungo la sua schiena, oltre il mantello, dentro il corsetto.

Il freddo la svegliò del tutto. Si rese improvvisamente conto della sua situazione.

Lo sconforto la invase.

Era rinchiusa in una cella oscura che si trovava chissà dove, con una brutta ferita a un braccio, e la cosa peggiore era che non sapeva nemmeno il perché. Cosa volevano da lei? Era solo una ragazza, dannazione.

Cosa le avrebbero fatto?


***


Si svegliò di colpo con un rumore di passi in avvicinamento. Scosse la testa, eliminando l'ultima nebbia del sonno. Non si era accorta di essersi addormentata di nuovo, ma doveva essere ancora esausta.

Ascoltò il suono ritmico di stivali chiodati percorrere un corridoio che non vedeva. Venivano verso di lei.

Sperò con tutta sé stessa che non fossero lì per lei. I passi si fermarono esattamente davanti alla sua porta. Ovvio, imprecò tra sé.

Rumore di ferraglia. La porta si spalancò in un'inondazione di luce dorata, e la ragazza dovette abbassare gli occhi abituati al buio per non esserne accecata.

Due paia di stivali entrarono nel suo campo visivo.

Una mano guantata la afferrò per il braccio sano e la tirò in piedi a forza. La ragazza non riuscì a trattenere un grido alla fitta infuocata che le mandò la ferita. La sua vista si appannò e sentì le sue forze venire meno.


***


Un'ondata la riportò violentemente alla realtà. Rinvenne tossendo acqua gelida, mentre rivoli le scendevano lungo il corpo e i capelli si incollavano al viso. Rabbrividì, infreddolita.

Si rese conto solo in quel momento di dove si trovava. Sopra di lei c'era un soffitto basso, sporcato dal fumo. Era stesa su una superficie dura e ruvida, polsi e caviglie circondati da anelli metallici e incatenati da qualche parte sotto la tavola di pietra. La spalla le faceva male, tirata in quella posizione.

Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora