Gli uomini di Temeh si erano divertiti a perquisirla, dopo averle tolto arco, faretra e pugnali: si era trovata le loro rudi mani dappertutto, e non era una stupida. Sapeva che se le avevano palpato i seni e strizzato il sedere non era per controllare se avesse nascosto delle armi.
Purtroppo però erano in troppi perché potesse allontanarli con la magia senza farsi scoprire; l'unica cosa che poteva convincere otto uomini a non osare sfiorarla nemmeno era un incantesimo tutt'altro che discreto, e Keeryahel non poteva permettere che Temeh sapesse delle sue capacità magiche, erano l'unica arma che le restava. Così aveva stretto i denti e si era isolata dall'ambiente circostante scendendo in profondità dentro di sé, come le aveva insegnato sua madre per sopportare gli insulti di suo padre.
Gli uomini l'avevano poi portata, legata e bendata, dentro una casa, le avevano fatto salire delle scale e l'avevano chiusa in una stanza completamente vuota per un po'. Lei si era seduta a gambe incrociate sul pavimento di legno e aveva semplicemente aspettato, concentrandosi sulle presenze che avvertiva intorno a sé: c'erano gli uomini fuori dalla casa, che aspettavano il loro capo e che scommettevano tra di loro su quanto si sarebbe divertito con lei, e poi una donna che stava preparando qualcosa per lei.
Quest'ultima, infine, dopo aver girovagato per la casa per qualche tempo, si avvicinò alla sua porta e l'aprì. Lo stupore era palpabile in lei, ma senza fare una piega le si avvicinò e le tolse la benda.
«Dei del cielo, ragazza» le disse, gli occhi grandi dalla sorpresa. Era una donna sulla sessantina dai modi spicci, minuta e rinsecchita, abbigliata con una veste semplice color terra, i capelli ingrigiti raccolti in uno chignon. «La maggior parte della gente nella tua situazione strepita e strilla. Ma soprattutto non ho mai visto nessuno come te.»
«Mi hanno detto che sono strana» confermò lei, alzandosi in piedi e voltandosi perché le slegasse i polsi. Le stava simpatica, ma non voleva rivelare la sua identità. La donna la liberò dalle strette corde e mentre lei si massaggiava i polsi arrossati le indicò la porta. Keeryahel si trovò in un corridoio dal pavimento di legno e il soffitto a spiovente; sulle pareti intonacate si aprivano altre porte.
«Quel maiale di Temeh meriterebbe le peggiori torture per tutto ciò. Se penso a quante ragazze mi è toccato preparare...» sputò la donna con astio. Keeryahel si sforzò di restare lucida e al contempo apparire intimorita.
«Cosa mi succederà?» L'Elfa si sentì fiera del fatto che la voce le era uscita con un lieve tremito da ragazza spaventata. La donna la spinse leggermente verso una delle porte.
«Temeh ti terrà con sé per un po', finché ti troverà interessante. Poi ti affiderà a me e io dovrò rimettere insieme quello che resta di te e trovarti un lavoro in città» sospirò. Keeryahel, in qualche modo, simulò un brivido di terrore, ma nella sua mente si era accesa una furia infuocata. Non gli permetterò di rovinare altre vite, si diceva, sperando che nulla di tutto questo trasparisse sul suo viso. «Preferisco che tu sappia a cosa vai incontro, per questo sono stata così dura» riprese la donna, aprendo la porta e facendo entrare l'Elfa, e così lei comprese che la recita le era riuscita discretamente bene.
«Ad ogni modo, io sono Ellana» si presentò, tendendo una mano con sguardo triste.
«Cailis» si inventò su due piedi Keeryahel, stringendole la mano.
La stanza era calda e colma di vapore. La maggior parte dello spazio era occupato da una tinozza riempita di acqua calda.
Keeryahel iniziò a spogliarsi, abbandonando uno dopo l'altro gli abiti da guerriera in un angolo: prima il mantello, poi il corsetto e i parabracci, i pantaloni di cuoio, la tunica e la camicia. Aveva sempre vissuto con indosso abiti da combattente, tanto che poteva considerarli alla stregua di una seconda pelle, e ora le toccava fingere di essere una ragazzina spaurita. Ma avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di impedire a quel mostro di trattare come giocattoli tutte le ragazze che attiravano la sua attenzione.
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Aleestrya [Completa]
FantasyMyrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrind...