9. La Foresta Dorata

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Myrindar scorreva sbalordita lo sguardo tra l'uno e l'altra. C'era una leggera somiglianza tra i due, ora che sapeva del loro legame, una somiglianza indefinita, che non riusciva a distinguere, come un'impressione generale, non un singolo dettaglio come il colore degli occhi o la forma del viso.

E dentro di lei, anche se non l'avrebbe mai ammesso, quando l'Elfa aveva rivelato il legame di sangue tra lei e Jahrien, la ragazza aveva esultato: aveva avuto tanta paura che il ragazzo si innamorasse di quell'Elfa così perfetta, al cui confronto lei era solo uno sgorbio deforme.

«Mi sembrava che ti fosse stato proibito tornare» disse l'Elfa a Jahrien, ignorando completamente la ragazza.

Il fratello la guardava in modo strano, Myrindar non avrebbe saputo dire se fosse ammirazione, invidia o soltanto sorpresa.

«È stato il comandante dell'Esercito Libero a mandarmi.»

L'Elfa accolse quelle parole con un gesto insofferente.

«Il comandante dell'Esercito Libero può essere la persona più importante dei Regni dell'Ovest, non importa: non ha certo il diritto di dare il permesso a chicchessia di entrare nel regno degli Elfi. Dovrei imprigionarti e farti processare. Ti era stato proibito entrare. Non importa chi è tua madre, sei un mezzosangue, e tanto basta.»

«Ti prego, Keeryahel» disse Jahrien, supplicando la sorella. «Dobbiamo assolutamente parlare con il Consiglio. Da noi dipende l'esito della guerra.»

«È la vostra guerra, Jahrien. Non la nostra.»

Il ragazzo scosse la testa, sconsolato. Myrindar sapeva che sarebbe stato difficile far ragionare gli Elfi, ma sperava almeno che potessero parlare al Consiglio. Invece erano bloccati nel bel mezzo della foresta, da sei guardie inflessibili, e non riuscivano a convincerli.

Improvvisamente Keeryahel si voltò verso Myrindar.

«Chi è la ragazza che porti con te? Un'altra mezzosangue?» chiese, rivolgendosi a Jahrien.

«No, lei è un'umana...»

«Hai portato un'umana fin qui?! Come hai osato!» lo interruppe lei, gli occhi che lampeggiavano d'ira.

«Non è una normale umana, Keeryahel! È una Marchiata!»

L'Elfa rimase in silenzio. Socchiuse gli occhi ancora furiosi, facendoli scorrere su e giù lungo il corpo di Myrindar. La ragazza si sentì terribilmente a disagio, ma cercò di non darlo a vedere.

Infine Keeryahel si allontanò di un paio di passi, con uno degli arcieri. Confabularono tra loro in Elfico per qualche secondo. Poi ritornarono, e l'Elfa dette istruzioni ai suoi compagni. Myrindar non capì, ma quando l'Elfo dietro di lei la spinse avanti, obbedì all'istante e cominciò a camminare verso il cuore della foresta, seguendo la treccia argentea di Keeryahel che oscillava sul mantello verde secondo la cadenza dei suoi passi graziosi.

«Potrò almeno vedere nostra madre?» chiese Jahrien alla sorella. Lei nemmeno si voltò, continuando imperterrita per la sua strada.

«No. Mio padre non te lo permetterà mai.»

«Ma... è anche mia madre! Nessuno di noi due può farci niente... e nemmeno lui!»

«Sei un mezzosangue, Jahrien» rispose lei, come se questo spiegasse tutto. Il ragazzo abbassò la testa e continuò a camminare in silenzio.


***


Myrindar cominciò a stancarsi molto presto. Ultimamente era spesso affaticata, stanca; anche quella volta fu la prima a mostrare segni di cedimento. Gli altri camminavano spediti intorno a lei, mentre lei cominciava ad avere il fiato affannoso. Il cuore batteva a mille.

Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora