16. Addestramento

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Nero.

Buio vuoto, imperscrutabile, congelato in un silenzio di pietra.

L'abisso la attendeva, pericoloso e allettante insieme, e lei ne scrutava i recessi incuriosita e terrorizzata. Le dicevano di dominarlo, di concentrarsi, di imbrigliarne quella potenza elettrica che faceva crepitare l'aria intorno a lei; ma lei aveva questa netta impressione di non essere abbastanza, lei sentiva che al minimo errore quell'elettricità l'avrebbe sopraffatta, sconfitta, dominata senza scampo.

Un passo avanti, verso la voragine. Una ventata ribelle le scompigliò la chioma nera, e sembrò attirarla ancora di più nell'oscurità.

Devo controllarlo.

Si sforzò di respirare con un ritmo regolare, sporgendosi sempre più avanti. Se fosse caduta, sarebbe tutto finito, ma doveva dominare quel potere, per impedire che danneggiasse le persone intorno a lei.

Doveva provarci.

Un altro passo. Ora sentiva più forte quella pressione che le impediva di respirare, che la opprimeva. Era la magia che voleva uscire e prendere il controllo.

Di nuovo un passo. Era davvero difficile mantenere la concentrazione, ora. Il potere le scivolava dalle mani; per quanto tentasse di riafferrarlo, continuava a sfuggirle dividendosi in migliaia di rivoli, inafferrabile come l'acqua.

Non ce la faceva. Con tutta la forza che le era rimasta nell'anima mosse un ultimo passo avanti, e il potere si ribellò definitivamente, trascinandola con sé nel suo vortice.


***


Riemerse dalla visione gridando.

Il suo insegnante, un Elythra dall'età indefinibile e gli occhi bui, le stava tenendo la spalla. Doveva averla scossa, forse proprio per questo si era svegliata.

Riprese il controllo del proprio respiro ansante, cercando contemporaneamente di smettere di rabbrividire. La sensazione era stata terribile, stavolta: più si addentrava nei meandri illusori e ambigui del potere, più l'ansia cresceva. Non dormiva sonni tranquilli da quasi un mese, da quando era arrivata nella città nascosta degli Elythra, nel cuore delle invalicabili montagne Cyrithah, lassù al nord.

«Myrindar» la riprese. La ragazza spostò l'attenzione su di lui, e cercò di normalizzare il respiro. «Tu hai troppa paura. Il tuo problema è questo: temi il tuo potere, ti senti inferiore a lui. Non riuscirai mai a sovrastarlo e imbrigliarlo finché diffidi di lui.»

Lei abbassò lo sguardo. Era sempre la stessa storia. Ma Eeshiv non capiva quanto quel terrore era radicato in lei; aveva vissuto per anni sotto la sua ombra, aveva rinunciato ai suoi desideri a causa di quel potere, e anche se ora era diverso la paura restava, irrazionale e profondamente radicata.

Eeshiv si alzò dal tappeto su cui era seduto, molto lentamente, come tutti gli Elythra.

«Per oggi abbiamo finito. Non avrebbe senso proseguire, non finché la paura ti domina. Hai fatto molti progressi rispetto a un mese fa, non lo nego. Ti manca solo un gradino per raggiungere il tuo obbiettivo, ma non ti nascondo che sarà il più duro.»

Myrindar lo osservò andarsene silenziosamente. Stava per chiudere la porta quando si voltò un'ultima volta a fissarla.

«Non credere che non capisca cosa stai attraversando. Ma è un lavoro che devi fare tu. Io ora non posso più aiutarti.»


***


Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora