Epilogo. Un mattino di primavera

1.3K 103 20
                                    

Ci fu un istante, durante il combattimento contro il Demone, che Myrindar realizzò, all'improvviso, che non le importava la verità su di sé, né dare una risposta alle mille domande sul suo passato, e quell'istante fu quando nel pugno chiuso sentì le punte aguzze del Craidhal di suo fratello inciderle il palmo. Che fosse Valair o Mearth suo padre, Anser o Altair suo fratello non le importava, perché lei era parte di entrambi i mondi.

L'aveva capito sul sangue di Layrath e per quello, quella mattina, Myrindar si allacciò il cordoncino che il suo gemello aveva portato al collo per tutti quegli anni e ripose il Craidhal che aveva preso a Temeh in un semplice scrigno di legno che nascose in un angolo dell'armadio, nella sua nuova camera. La gemma a forma di stella che luccicava, di nuovo trasparente, sul suo petto la faceva sentire più vicina a quella famiglia che non aveva mai conosciuto, come anche la cicatrice dalla vaga forma a stella che le fregiava il palmo.

Tarazed aveva confermato ogni cosa, l'alba successiva. Il suo giuramento era venuto meno l'istante in cui Tyris era scomparso e Uthrag trovato e legato accuratamente da Jahrien e i suoi – nel momento in cui stava per fuggire con una scialuppa nel Lago dei Draghi.

Myrindar era figlia di Asheena e Valair, sorella di Anser e gemella di Layrath e se si diceva che i Gemelli della Luna erano entrambi maschi – e gli unici eredi della famiglia reale – era solo perché lui aveva fatto di tutto per confondere le informazioni e proteggere lei e Anser, gli unici due che era riuscito a salvare da Tyris.

A proposito di come lei fosse finita tra i vicoli di Antya avevano discusso per molto tempo, e il Cavaliere Errante era giunto alla conclusione che la famiglia a cui l'aveva affidata, terrorizzata dal Kratheda, l'avesse abbandonata prima di fuggire altrove.

Se ci pensava, alla ragazza pareva ancora tutto così improbabile per essere vero; ma avrebbe avuto tempo per abituarsi all'idea, aveva detto Dane, e anche Jahrien pareva essere d'accordo. Da parte sua, avrebbe fatto volentieri a meno di molte delle implicazioni di quella storia – prima di tutto, l'abito che indossava, ma la governante aveva detto che era assolutamente necessario per la sorella del re vestirsi in quella maniera, e la ragazza non aveva osato protestare.

Myrindar si alzò dalla sedia intagliata e si allontanò dallo scrittoio, lisciando la gonna dell'abito cremisi. I capelli le tiravano ancora un po', ma le ancelle avevano fatto un buon lavoro e le pareva quasi di non sentire le trecce che si avviluppavano su tutta la sua testa. Aggiustò il mantello sulle spalle, bianco orlato di rosso e fermato sul petto da una spilla d'argento, su cui spiccava la quercia cremisi su campo bianco, sormontata dalla corona, stemma della famiglia reale a cui lei apparteneva.

Si guardò allo specchio per l'ennesima volta, cercando in esso la ragazza che ricordava, e sorrise. L'avventura era iniziata in una mattina di festa, di fronte a uno specchio, in una casa e in abiti ben più poveri, ma a cui teneva altrettanto. Era stato solo un anno prima, eppure sembrava passata una vita intera.

Spero che tu sia fiera di me, mamma, ovunque tu sia, pensò.

Qualcuno bussò alla porta e Myrindar diede il permesso di entrare. Un viso noto, incorniciato da ciocche biondo miele e illuminato da due occhi neri e sorridenti, spuntò nello spiraglio della porta. Anche lui indossava abiti magnifici e la ragazza non poté fare a meno di chiedersi dove li avesse trovati.

«Mia signora, siete magnifica» la prese in giro Jahrien, sfiorando il pavimento in una profonda riverenza. La giovane rise e arrossì.

«Smettila, accidenti a te!» gli rispose, fingendo sdegno, ma il giovane la strinse tra le braccia e le stampò un bacio sulle labbra.

«Anser che dice? Sta ancora litigando con Tarazed per i vestiti?»

Il Cavaliere sollevò gli occhi al cielo. «Tuo fratello è peggio di una dama. Mia sorella ha fatto molte meno storie.»

«Se potesse sposarsi vestito da pirata sarebbe l'uomo più felice dei Regni dell'Ovest» replicò la ragazza.

«E anche i pettegoli di corte sarebbero i pettegoli più felici dei Regni dell'Ovest» sorrise Jahrien, poi le prese una mano. «Forza, andiamo. Non vorrai arrivare in ritardo al matrimonio del re!»

«No, certo che no!» esclamò lei. Prese la sua mano e uscì nel corridoio. Insieme, scesero le scale e attraversarono il salone principale.

Non era rimasta traccia della devastazione lasciata da lei, Layrath e Tyris mesi prima, ma nei suoi occhi, le immagini continuavano a sovrapporsi. Ci sarebbe voluto molto tempo prima che riuscisse a conviverci.

Com'era giusto che fosse, pensò. Non voleva dimenticare tutto ciò che era andato perso per costruire ciò che vedeva ora. Non voleva dimenticare di Layrath, né di Mearth, o dei vicoli di Antya. Erano frammenti di lei.

Ma non voleva nemmeno restare prigioniera del passato, non ora che stava cominciando a costruire un futuro.

Mano nella mano con il ragazzo che amava, Myrindar uscì alla luce di un mattino di primavera.







~ FINE ~

Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora