La consapevolezza di sé tornò un poco alla volta, accompagnata da una voce concitata e un dolore pulsante alla testa.
Anche i ricordi lentamente riemersero dalla nebbia, delineandosi lentamente uno alla volta.
La luce le trafiggeva le palpebre, qualcuno la scuoteva piano per le spalle chiamando il suo nome.
La ragazza aprì gli occhi. Vide davanti a lei il volto preoccupato di Jahrien, gli occhi neri colmi di una strana paura.
«Myrindar, sei viva!» esclamò, sospirando di sollievo, quando si accorse che si era svegliata. La abbracciò forte, e la ragazza sentì un'ondata di fuoco risalire dentro di sé. Quando infine lui si sciolse dall'abbraccio e la ragazza si guardò intorno, gli ultimi istanti prima del colpo che l'aveva fatta svenire comparvero all'improvviso nella sua mente.
Si guardò intorno e notò che si trovava distesa a letto nella sua tenda all'accampamento. E, a giudicare dalla luce che entrava da uno spiraglio, era giorno.
«Jahrien» iniziò la ragazza, con apprensione. «Che cos'è successo?»
Il ragazzo sembrò esitare.
«In realtà non lo so bene... solo quando abbiamo sconfitto quei guerrieri in armatura ho visto che tu e il comandante eravate spariti. Il resto della squadra ha proseguito, io sono venuto a cercarvi. Ero a due strade dalla torre quando c'è stato il lampo, e ho intuito che tu fossi là, ma Alshain mi ha chiamato per aiutarlo alle porte della città a salvare i sopravvissuti. È stato Eghrel a trovarti sulla torre e a portarti qui. Io ho potuto venire solo adesso.»
La ragazza scosse la testa per cercare di sciogliere quella nebbia, con il solo risultato di acuire il dolore per il colpo infertole da Layrath.
«In quanti sono morti?»
Jahrien esitò e distolse lo sguardo. Myrindar però voleva saperlo. Voleva sapere quante persone aveva indirettamente ucciso la notte prima.
«Dimmelo.»
Lui sospirò.
«Quasi metà della seconda squadra. E praticamente tutta la prima.»
La ragazza assimilò quei dati come un pugno nello stomaco. Si coprì il viso con le mani.
«Lui... era lì, vicino al bordo della torre... e sapeva che non ce l'avrei fatta a fermarlo, sapeva della mia paura di uccidere... sapeva tutto di me.»
«Non devi fartene una colpa, Myrindar. Non ci aspettavamo certo che fossi riuscita a fermarlo... l'ho visto combattere. Era una furia. Non è colpa tua se è successo quello che è successo.»
«In quanti sono morti perché io non ho avuto abbastanza coraggio da buttarlo giù da quella maledettissima torre?» quasi gridò, con gli occhi lucidi. Era inutile che lui tentasse di convincerla. Era colpa sua.
Si vergognava tantissimo.
«Myrindar, non...»
Si interruppe quando sentì del trambusto fuori dalla tenda. C'erano voci, gente che urlava, scalpiccio di stivali chiodati. La ragazza si asciugò le lacrime qualche secondo prima che Alshain entrasse nella tenda quasi di corsa, con il volto cupo e tirato di chi non ha dormito nemmeno un minuto.
«Jahrien, Myrindar, ve ne dovete andare. Subito.»
Il giovane Cavaliere Errante sollevò gli occhi sul comandante, sorpreso.
«E perché ce ne dovremmo andare? Myrindar non sta ancora bene, e poi la guerra è qui, non vedo perché dovremmo...»
Alshain lo interruppe con un gesto.
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Aleestrya [Completa]
FantasyMyrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrind...