34. La rivincita di Anser

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La serratura cedette di schianto, la porta finì a sbattere contro la parete opposta.

«Temeh!» ringhiò Anser. Nessuno rispose, ma l'uomo era lì. La guardia non aveva ragioni di mentire loro, soprattutto con una punta di freccia elfica incoccata e ferma a una spanna dal suo occhio.

Il giovane la precedette nel salotto sguainando la spada. Fiamme bianche danzarono intorno alla sua mano mentre preparava un incantesimo contro eventuali assalitori, ma non fu necessario. La stanza era deserta.

Keeryahel arricciò il naso. L'odore di whisky aleggiava come un fantasma nella stanza, due poltrone erano rovesciate, cocci di vetro luccicavano al sole del tramonto sparsi sul tappeto. Anser scattò avanti, furioso.

«Dove ti nascondi, bastardo?»

La ragazza lo afferrò per il polso prima che potesse avanzare ancora. Lui si voltò, piantandole addosso gli occhi neri che parevano mandare fiamme.

«Non permettergli di farti perdere lucidità» gli disse, seria. «Se ti arrabbi, ha già vinto.»

L'ira parve dissolversi dal suo volto. Per un istante le parve solo un ragazzo sperduto nella propria rabbia, ma si riscosse. Anser non era un bambino, e in ogni caso non spettava a lei giudicarlo.

Lui annuì e strinse la presa sull'impugnatura della spada. Scostò i ricci sporchi dalla fronte e mosse qualche passo nel salotto, i frammenti di vetro scricchiolarono sotto i suoi stivali. Temeh aveva festeggiato. Keeryahel dovette trattenere una smorfia di disgusto.

Incoccò una freccia e seguì Anser. Non un suono spezzava il silenzio. Il ragazzo saettava con gli occhi in ogni direzione, ma di Temeh non c'era traccia.

Eppure Keeryahel, prima, aveva percepito una presenza in quella casa che poteva essere la sua.

Le mani le sudavano, rendendole la presa sull'arco meno salda.

Anser posò il piede sul primo gradino. Il legno mandò un lieve gemito.

Una risata gorgogliò dal piano superiore.

«Hai trovato il coraggio di combattere, moccioso?»

La giovane gli afferrò il braccio e affondò le dita nel muscolo, per avvertirlo. Lui si voltò, ma non furono necessarie parole, stavolta. Ricambiò il suo sguardo deciso e annuì.

Salì le scale un passo alla volta. A metà, l'Elfa si fermò, gli fece un cenno. Anser la osservò per un lungo momento, immobile sul gradino, ma poi avanzò senza dire altro.

Questa cosa di lasciarlo solo contro quell'uomo le metteva non poca preoccupazione, ma gli aveva promesso che l'avrebbe lasciato a lui.

Interverrò solo se si metterà nei guai, si disse.

Si trovò a mordicchiarsi un labbro, preoccupata.

Quali tranelli aveva in mente Temeh?

Anser percorse gli ultimi gradini di scatto e si gettò sul pavimento, lasciandosi rotolare sulla schiena. Come a confermare ogni sospetto, un quadrello di balestra si schiantò sul legno in una gragnola di schegge. L'Elfa, dal suo nascondiglio, sussultò.

Il ragazzo si rialzò nel mezzo del corridoio e scomparve dalla sua visuale. Keeryahel sfogò l'ansia in un respiro profondo.

Ora era tutto nelle mani di Anser. Per quanto le sarebbe piaciuto conficcare una freccia nell'occhio di Temeh, era una battaglia a cui lei era estranea.

L'uomo rise.

Keeryahel decise. Non sarebbe rimasta a nascondersi nel buio. Percorse qualche altro gradino, giusto per poter vedere la scena e sapere se intervenire. Si asciugò le mani sul mantello e riprese la sua arma.

Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora