Alshain spuntò dall'ingresso del suo padiglione e l'accolse con un'occhiata cupa.
«Cos'è questa faccenda che devo rispondere delle tue azioni a Faruad?» chiese, fissandola in tralice mentre oltrepassava le sentinelle e lo seguiva all'interno della tenda di comando.
«La mia fama mi precede, sembra» sputò lei, ancora alterata dalla discussione.
Il generale le rivolse uno sguardo di ghiaccio. «Questa guerra è già abbastanza complicata senza che gli Elfi pretendano la tua testa.»
Myrindar sospirò. «Hai ragione, mi dispiace. È che... ho lasciato Keeryahel in balia di quelle persone e ora suo padre, che non si è mai preoccupato di lei se non per usarla come motivo di vanto tra i suoi pari, mi accusa di non essermi impegnata abbastanza per tirarla fuori da là?»
«Lo so, Myrindar, ma dobbiamo scendere a compromessi con gli Elfi, o non sconfiggeremo Uthrag.»
Lei annuì. Maledisse la tensione che la attanagliava: in un'altra occasione non si sarebbe lasciata andare in questo modo.
All'interno del padiglione del generale, quello stesso nervosismo sembrava decuplicato, la giovane poteva quasi sentirne l'odore. Al suo ingresso, le animate discussioni di cui aveva sentito stralci fin da fuori si erano spente. Sei paia d'occhi si erano fissati su di lei, mettendola a disagio.
Alshain le indicò uno sgabello accanto al grande tavolo ingombro di pergamene, appunti e dati di tutti i tipi che occupava buona parte del padiglione, e lei si sedette senza fiatare. Il generale la presentò ai presenti come l'Aleestrya, e lei sfruttò quei secondi per esaminare le persone sedute al suo stesso tavolo.
Oltre ad Alshain, conosceva solo altri due uomini: uno era Tarazed, che nonostante l'apparenza calma doveva essere furioso, a giudicare da come socchiudeva l'unico occhio; l'altro, seduto accanto a lui, era il suo secondo, Bessar, il quale era stato Maestro dell'Ordine dei Cavalieri Erranti dopo che Tarazed aveva fatto credere di essere morto e aveva nuovamente ceduto il posto a quest'ultimo quando era tornato dalle Isole; sarebbe stato Bessar a condurre i Cavalieri in battaglia, dato che Tarazed, senza un occhio, non era più in grado di combattere. Era un uomo imponente, sui trent'anni, dalla pelle color ambra, chiaro indizio delle sue origini dai Regni dell'Est, e una lunga treccia di capelli ramati. Bessar, a differenza del suo superiore, non faceva il minimo tentativo di nascondere il suo disappunto, che traspariva dalle braccia incrociate e dalla mascella contratta.
Di fronte a loro stavano i due generali elfi. Myrindar li conosceva solo di nome: Jadaran, l'Elfo dai lunghi capelli rossi abbigliato con una tunica viola, la fronte ornata dal diadema al cui centro era incastonata una pietra opalescente, era a capo dei reparti di maghi; Talja, invece, era la comandante dell'esercito e Myrindar la trovava inquietante, con la testa calva e gli occhi color argento circondati da tatuaggi di guerra che scendevano in due spirali lungo gli zigomi.
Seduto accanto alla ragazza stava Nemanar, furioso come non l'aveva mai visto. Il capo dei mercenari – un giovane alto, dal fisico nervoso, i capelli acconciati in una miriade di treccine e impiastricciati di tintura violacea – sembrava sul punto di scattare in piedi e sguainare lo spadone che teneva allacciato alla cintura. I suoi occhi mandavano saette.
L'unico che non pareva essere affetto dall'aria di tempesta che permeava il consiglio era un ragazzo – o una ragazza? Myrindar non lo capiva – che doveva essere poco più grande di lei e aveva un aspetto curioso, tanto che la giovane dovette sforzarsi per non fissarlo. Era minuto, smilzo, e l'impressione era accentuata dal fatto che sedeva tra le due incombenti figure di Talja e Nemanar. Malgrado non facesse affatto caldo, indossava soltanto una tunica di lino grezzo, color panna, che lasciava scoperte le spalle e le braccia appesantite da una moltitudine di bracciali di cuoio intrecciato, pietre dure e bronzo. Aveva la pelle olivastra e il viso triangolare, sfuggente, sormontato da una massa di fitti ricci castano chiaro, a stento trattenuti da una fascia di stoffa, che si riversavano sulle sue spalle magre e gli facevano guadagnare una spanna in altezza. Appariva perfettamente rilassato, la schiena posata sullo schienale della sedia, gli occhi dall'iride color nocciola che scivolavano su ciascuno dei presenti mentre le dita sottili intrecciavano agilmente alcune striscie di cuoio tra di loro.
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Aleestrya [Completa]
FantasyMyrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrind...