17. Ritorno in superficie

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Il fulmine violetto crepitò tra le sue mani. Le avvolgeva interamente le braccia, guizzando su e giù selvaggio e feroce. L'aveva imbrigliato, ora Aleestrya non la controllava più, non le faceva più paura.

Tese la mano: il fulmine attraversò la stanza in un lampo e si schiantò al centro del cerchio dipinto sulla parete di roccia, staccandone alcuni frammenti.

Myrindar si voltò verso Eeshiv, sapeva di avere un sorriso dipinto in volto e non si preoccupò di nasconderlo. Le potevano concedere di essere felice, ora: dopo più di due interminabili mesi di duro addestramento, il marchio, la sua più grande paura, non poteva più imporsi su di lei. Aveva superato il terrore e l'aveva dominato. Si sentiva come nuova.

«Ci sono riuscita, Eeshiv!» esultò.

Il maestro annuì appena. La giovane, in quei giorni di permanenza tra gli Elythra, aveva imparato a distinguere le emozioni sui loro volti apparentemente impassibili, e seppe che anche lui era soddisfatto.

«Devo complimentarmi con te. È raro che un'umana impari una magia avanzata come questa in un tempo così breve. Dev'essere perché hai sempre posseduto un marchio nella tua vita, ormai la magia scorre nel tuo sangue.»

«Quindi ora potrei imparare la magia?» chiese Myrindar, entusiasta. Il Kratheda non le aveva mai permesso di sviluppare i poteri che insegnavano a tutti i Cavalieri Erranti, ma forse da quel momento avrebbe potuto addentrarsi anche in quest'avventura che l'aveva sempre incuriosita.

«No. Qualunque magia che non sia quella di Aleestrya ti è preclusa. Saper imbrigliare il potere della maledizione non ti permetterà mai di sovrastarla.»

Lei abbassò la testa. Aveva sperato fino all'ultimo che non fosse così; presto però si riscosse: niente poteva scalfire la sua felicità in quel momento.

«Ora posso tornare fuori, vero?»

Eeshiv parve esitare leggermente, come se stesse per dire qualcosa ma avesse improvvisamente cambiato idea. Ma infine annuì solenne.


***


La ragazza raggiante entrò in casa come un lampo. Scostò la tenda chiamando Jahrien a gran voce.

Lui accorse, confuso, con un velo di preoccupazione sul viso. Non appena lo vide, la giovane gli corse incontro e gli buttò le braccia al collo ridendo e stringendolo forte a sé.

«Mir, che diamine succede?» rise lui, stupito e quasi attonito dall'improvvisa gioia della ragazza.

«Ci sono riuscita! Eeshiv ha detto che il mio addestramento è finito. Possiamo tornare!»

Anche Jahrien rise, la sollevò da terra e la fece girare in aria con una mezza piroetta.

«Ma è una notizia meravigliosa! Sapevo che ce l'avresti fatta.»

La prese tra le braccia e la sfiorò con un bacio. Myrindar sorrise ancora di più.

«Prepariamo tutte le nostre cose e chiediamo udienza alla Regina. Voglio tornare il prima possibile!»


***


«La Regina ha disposto di incontrarvi ora» disse un'eterea ancella dall'acconciatura fitta di trecce e perline.

Myrindar scambiò uno sguardo con Jahrien e la seguì. Il corridoio aveva un soffitto altissimo e quasi interamente buio, su cui spiccavano i disegni contorti e spiraleggianti che costellavano le pareti del palazzo reale. A intervalli regolari, cristalli luminescenti incisi nelle più disparate forme astratte erano appesi alle pareti al posto delle torce.

Aleestrya [Completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora