L'autunno si era definitivamente impossessato della terra e del cielo, constatò Anser all'ennesimo brivido. Il giovane era solo, seduto a gambe incrociate sulla nuda pietra e avvolto da un mantello e due coperte per tentare – invano – di ripararsi dal gelo.
Era una giornata uggiosa; il cielo, plumbeo e immutabile fin dal mattino, prometteva pioggia. Un vento gelido e insistente si infiltrava nell'apertura della grotta in cui si trovava, scompigliandogli i capelli mossi e pungendo quei lembi di pelle che spuntavano da sotto l'ammasso di stoffa che aveva addosso.
Il posto di guardia era, come sempre, deserto. Temeh si divertiva così, affibbiandogli il lavoro di sentinella in luoghi impervi e lontani dalla civiltà. Anser, con un sospiro, lasciò vagare lo sguardo oltre l'apertura della caverna: ormai conosceva a memoria il profilo spezzato delle montagne di Raheest, che si ergevano dal mare dritte davanti a lui, grigie come tutto il resto del panorama. Il cielo era grigio chiaro, lievemente striato di una sfumatura più scura; l'isola, sagoma offuscata dalla distanza e dall'umidità, giganteggiava scura sull'orizzonte come un frammento di roccia, e intorno a essa il mare, livido, spumeggiava ringhiando.
Pessimo tempo per navigare, si disse. Temeh e i suoi fedelissimi avrebbero dovuto partire quella mattina, però un tale tempo da lupi li aveva fatti desistere, con grande delusione di Anser. Il giovane aveva sperato di avere qualche giorno senza Temeh e i suoi cani da guardia per cominciare a organizzare l'insurrezione, ma evidentemente anche il cielo si divertiva a beffarlo.
Moran gli aveva presentato alcuni suoi amici che già da tempo pensavano di vendicare la morte di Torg ed eliminare quel despota che si stava rivelando Temeh. Molti degli abitanti delle Isole erano fuggiaschi dei Regni dell'Ovest; evadere dal giogo di Uthrag per poi essere vessati da Temeh sembrava loro un crudele scherzo, soprattutto per coloro che avevano conosciuto il comando di suo padre.
Due sere fa si erano incontrati in una taverna del porto - "il luogo preferito dai cospiratori", l'aveva chiamata Moran. Erano solamente in quattro, per non attirare troppo l'attenzione: lui, Moran e due uomini incappucciati che si erano dichiarati timoniere e marinaio della nave Regina Asheena. Era stata una sera di conversazioni a bassa voce e occhiate discretamente furtive, proprio come Anser aveva sempre immaginato queste faccende, e il giovane era rimasto sorpreso dalla determinazione ferrea dei due marinai. Sapere di non essere l'unico a detestare Temeh abbastanza da volerlo morto, poi, scaldava il suo cuore di un impetuoso desiderio di rivalsa.
L'aveva davvero colpito una frase che aveva detto il timoniere ad un certo punto, parlando dei Regni.
«Noi siamo guerrieri, non pirati. Quando scappammo da Dokhet quello che avevamo in mente era mettere i bastoni tra le ruote all'Usurpatore dall'esterno, non assaltare ogni nave mercantile che ha la sfortuna di passare da queste parti.» Questo aveva detto, e il giovane sentiva rimbalzare quella frase nella sua testa da allora. Quando Torg era fuggito con lui in seguito alla presa del potere da parte di Uthrag era troppo piccolo per ricordare come fosse la vita quando ancora Valair e Asheena erano al potere, aveva appena quattro anni. Però ricordava bene Torg che gli narrava di come da una banda di disertori allo sbaraglio la ribellione fosse cresciuta fino a com'era ora, e il villaggio di capanne costruito alla bell'e meglio in un'insenatura di Kamehra fosse divenuto una città – e altre due ne erano state fondate in luoghi strategici dell'isola.
Appena avesse avuto un attimo di tempo libero – ossia l'indomani, se il cielo gli faceva un favore e permetteva a Temeh di andarsene – avrebbe cercato qualcuno disposto a raccontargli quanto successo nei Regni.
Con l'ennesimo sbuffo, Anser si alzò in piedi per sgranchire un po' le gambe intorpidite. Il soffitto della caverna era basso, in certi punti doveva chinarsi per non sbattere sulle protuberanze e sporgenze di pietra – altra beffa da parte di Temeh, visto che Anser era uno dei più alti. Si affacciò dalla bocca della caverna: un salto di un paio di metri, poi il sentiero scendeva lungo il versante ripido e si tuffava nella foresta contornante la baia.
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Aleestrya [Completa]
FantasyMyrindar ha diciassette anni e un marchio nero sul petto. Una maledizione che l'accompagna da sempre, che le dà il potere di uccidere con il solo tocco. Salvata dal Cavaliere Errante Jahrien dai bassifondi di una città sconvolta dalla guerra, Myrind...