Chapter sixteen

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Vi consiglio di leggere questo capitolo sentendo la canzone Take Your Time di Sam Hunt.

Leggete lo spazio autrice alla fine, grazie.

-Tu fai parte di questa gang?- domanda balbettando.

Cazzo.
E ora? Cosa le dico?

Pov's Selena

-Allora? Ti è, per caso, caduta la lingua?- domando leggermente irritata dal suo silenzio.
-Ehm, piccola, non è il momento di parlare adesso, ti devo portare a casa.- risponde alzandosi.
-Non è il momento di parlare? Eh? Sono stata violentata, picchiata e, per di più, mi hanno tolto la verginità e tu mi dici che non è il momento, adesso? Quando sarà il momento, eh? Peggio di così non può andare.- urlo con quel poco di forza rimasta in corpo.

-Ehi Sel...- tenta di parlare, ma lo blocco.
-"Ehi Sel." un cazzo; fai o non fai parte di quella gang?- sbotto come non mai.
-Si...- confessa abbassando lo sguardo.
-Non ci posso credere.- sussurro scuotendo la testa, mentre lo guardo con occhi schifati.

Come ho potuto innamorarmi del nemico?
Sono stata una stupida, troppo stupida ed ingenua.
Ma il punto è che non si sceglie chi amare, ci si innamora e basta.

Alzo i tacchi e me ne vado, lasciandolo li, da solo; non mi giro, neanche una volta.
E mi si spezza il cuore sapendo che non ha tentato di fermarmi, anche se lo avrei respinto.
Finalmente, dopo tre giorni, esco da quel maledetto magazzino, volevo che fosse tutto un incubo, lo volevo con tutto il mio cuore.

Non sa quanto mi abbia fatto male, veramente, non me lo aspettavo proprio da lui, cioè si, anche io sono una gangster, ma se, mio fratello non fosse entrato in quel giro, io di certo non avrei mai pensato di farne parte.

Il diavolo non viene da noi con la sua faccia rossa e le corna.
Lui viene da noi travestito da tutto quello che abbiamo sempre desiderato.
Ma, a quanto pare, la fortuna non mi bacia mai, ma la sfiga mi sta scopando per bene.

Dopo qualche metro, fatto a piedi, vedo una macchina accostarsi al marciapiede; subito qualcuno apre la portiera ed esce fuori dall'auto.

-Selena.- sento urlare da mio fratello.
-Oh mio dio, Zayn.- urlo, correndo da lui.

Mi abbraccia in un caloroso abbraccio fraterno e io faccio altrettanto.
Inizio a piangere silenziosamente e quando lui lo nota, mi stringe a se  ancora di più.

-Su, andiamo a casa.- sussurra delicatamente al mio orecchio, io annuisco solamente.

Mi apre la portiera e io mi fiondo sul sedile.
Aspetto che lui entri in macchina e, appena salito, mette in moto e torniamo a casa.
In auto c'è solo il silenzio più assoluto, un silenzio un po' così, nel senso che nessuno dei due sapeva cosa dire, e mi andava bene, perché in quel momento non avevo proprio voglia di parlare.

Dieci minuti dopo, Zayn parcheggia nel vialetto di casa, io scendo e la prima cosa che faccio, è quella di  andare in bagno.
Non presto neanche attenzione agli altri ragazzi che mi chiamano, perché corro immediatamente in bagno e mi dispiace di aver reagito così, ma prima di tutto devo togliermi quello sporco, ma infondo so che non lo toglierò del tutto, perché oramai sono stata macchiata da quei schifosi maniaci arrapati di sesso.
Mi hanno tolto la verginità in un modo schifoso, a nessuna ragazza deve essere portata via la propria dignità.
Mi sento inutile.

Riempio la vasca con acqua calda e bagnoschiuma.
Mi spoglio di tutti gli indumenti, o meglio, quei pochi indumenti che mi sono rimasti, siccome alcuni sono stati strappati via con violenza e forza.

Vado davanti allo specchio, nuda.
Davanti a me si rileva lo sporco in persona, ero dimagrita di molto anche se non mangiavo da tre giorni, avevo lividi e graffi da tutte le parti, infine  avevo del sangue secco da tutte le parti.
Le lacrime iniziano a scendere copiose sul mio viso, cerco di fermarle, ma nulla, non smettono di rigare le mie guance.
Immagini di quello che è successo, mi coprono la mia vista.

||Bad blood|| JelenaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora