2 Anni dopo.

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«Quindi, ricapitoliamo: sei davvero convinta di quello che stai dicendo?» Ada tirò indietro la sedia dal tavolino e la trascinò accanto all'amica. Si sedette e incrociò le braccia al petto, in attesa.

Nadia annuì, senza dare cenni di cedimento.

«È una pazzia», replicò la ragazza rossiccia, con il volto pieno di lentiggini. «È una pura e semplice pazzia.»

«Ada, so quello che faccio.» Nadia si alzò dalla sedia e si poggiò con la schiena al muro. Era vero. Sapeva bene cosa stava facendo. Ci aveva pensato a lungo prima di arrivare a quella decisione.

«Hai passato dei mesi orribili a Roma. Quando sei tornata qui, odiavi anche solo nominare quella parola. O quella persona. Ci sono voluti mesi prima che tornassi a essere la ragazza che ero solita conoscere» Ada aggrottò le sopracciglia e scosse la testa. «Prenditi un altro po' di tempo per decidere. Per favore.»

Nadia sorrise all'amica e prese un bel respiro. Gettò un'occhiata fuori dalla finestra della sua casa: fuori il sole splendeva e rischiarava ogni angolo del giardino. Era una splendida giornata di marzo. Fresca, ma luminosa. «Sono mesi che sto temporeggiando. Ho già perso metà anno per rifletterci meglio. Non posso rischiare di sprecare un'occasione simile, nonostante tutto.» Si avvicinò ad Ada e la fissò bene. «Lo sai che adoro vivere qui, ma devo pensare al mio futuro, ai miei progetti. E questo posto è troppo piccolo per potermi offrire quello che desidero davvero.»

«Ci sono tante altre città in cui poterti trasferire. Le università stanno ovunque. Potresti andare a Firenze, o a Siena.»

«Ho pensato bene alle alternative, Ada. Nessuna è valida come quella.» Nadia prese il foglio di carta che aveva appoggiato sopra al tavolo «Guarda qui: è una delle migliori facoltà a livello nazionale; molti dei giornalisti più famosi hanno studiato in questo campus. La preparazione è ottima, gli sbocchi professionali anche. Non posso lasciarmi sfuggire questa occasione.»

Ada attirò a sé il dépliant e lo rigirò tra le mani come se fosse un ordigno. «Sei consapevole che questo è un campus privato? Non ti sembra da stupidi rischiare di trovarsi di nuovo in una situazione simile a quella che hai vissuto nel tuo vecchio liceo?» Puntò il dito su una frase scritta sopra al foglio. «Andiamo, puoi fidarti di una facoltà il cui motto è "Dai un valore alla tua cultura. Scegli una cultura di valore"?»

Nadia alzò gli occhi al cielo. Capiva perfettamente la preoccupazione della sua amica, e in parte gliene dava ragione. Anche lei era stata restia, i primi tempi in cui le era giunta la proposta. Tolse dalle mani di Ada il foglio e lo gettò dietro di sé. «Ascoltami», attirò la sua attenzione afferrandole la mano, «so che tutto ciò è assurdo. Lo è anche per me. Quando sono tornata qui, delusa e in lacrime, ricordo di aver giurato di non rimettere mai più piede in quell'inferno di città, e che questo posto fosse tutto ciò di cui avessi bisogno. Ma la verità è che non è così. Sono passati due anni e abbiamo finito il liceo. Tu hai iniziato a fare volontariato all'ospedale, mentre io sono rimasta in una fase di impasse. Non riesco a trovare la mia strada.» Scosse la testa e iniziò a camminare in tondo per la sala. «Quello che vorrei fare, il percorso che vorrei intraprendere, qui non è contemplato, e io non voglio ricadere in scelte alternative. Ho diciannove anni, Ada. Voglio poter giocare tutte le mie carte.»

La ragazza rimase in silenzio e alla fine annuì. Nadia era cambiata molto da quando era tornata. Il trasferimento a Roma l'aveva trasformata in qualcosa di diverso... di più complesso. Si era innescato in lei qualche processo che le aveva azionato un meccanismo di riparazione e di crescita interiore quasi miracoloso. Era rinata. «Hai ragione... Sembra quasi che io ti voglia costringere a restare in questo buco di paese. È solo che sono preoccupata per te, Nadia. Ho una paura cieca che tu ci possa ricadere, soprattutto perché ritornerai nel loro covo.» Si alzò anche lei dalla sedia e tornò a guardare il volantino dell'offerta universitaria «Hai già pensato che potresti incontrarli di nuovo, lì? Insomma, campus privato, buona nomina, gente facoltosa... Sembra l'habitat perfetto per i vecchi compagni del tuo liceo.»

Tutto quello di cui ho bisognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora