Il ragazzo fece un passo avanti e si unì al piccolo gruppo. Portava tra le mani una scatola di cioccolatini, perfettamente impacchettati con un nastro blu, e lo muoveva in modo nervoso.
Tutti gli altri sollevarono le sopracciglia ed emisero un verso di stupore.
Nadia sbarrò gli occhi e sbatté tre volte le palpebre, per metterlo bene a fuoco. Magari era solo un'illusione. No. Non poteva essere stato davvero lui. «Leonardo?» mormorò. Sentiva la gola improvvisamente secca e aveva voglia di gridare.
«Il nerd sfigato...» aggiunse Anita, fissandolo dritto negli occhi.
Diego abbassò le sopracciglia e le corrugò in una smorfia confusa. «E chi sarebbe questo qui?»
Leonardo spostò rapidamente lo sguardo su ognuno di loro e poi tornò a concentrarsi su Nadia. Deglutì e aspettò che lei dicesse qualcosa.
«Sei stato tu?» gli ripeté, del tutto allibita. «Ci sei sempre stato tu dietro a questa storia?»
Lui annuì. Mosse la testa dal basso verso l'alto e poi dall'alto al basso. Una volta sola, semplice e concisa.
«Stai scherzando, vero?»
«Ti pare uno che scherza?» brontolò Anita, sbuffando. «È ovvio che sia stato lui. Dietro a una pazza psicopatica come Cornelia poteva starci solo uno sfigato come questo qui. Mi chiedo come nessuno ci abbia pensato prima...»
Leonardo chiuse gli occhi e strinse il pacco tra le mani. «È vero. È tutta colpa mia.»
Nadia chiuse i pugni e provò a tempestarlo di insulti. Ma in quel momento riusciva a malapena a respirare. Sentiva la rabbia vibrarle in ogni cellula del corpo. In ogni atomo da cui era composta. Non poteva credere veramente a quelle parole. Leonardo, il suo vicino di casa, il suo innocente e composto vicino di casa, aveva dato vita a quell'inferno terrestre. Aveva incastrato lei, Anita e Diego. Aveva quasi fatto morire il suo ragazzo.
«Come hai potuto fare una cosa del genere?» gli domandò. Era troppo confusa per iniziare ad attaccarlo verbalmente. Volveva prima capire le motivazioni che lo avevano spinto a fare un gesto così folle.
Leonardo si passò nervosamente e una mano tra i corti capelli biondi. Aveva il volto pallido e persino un po' scavato. Tenne gli occhi bassi quando iniziò a parlare. «Mi dispiace così tanto, Nadia. Io... io davvero non pensavo che sarebbe successa una cosa del genere. Non sapevo nulla di Mattia e del suo incidente. L'ho saputo dalle voci che correvano per la L.U.S.I, così ho deciso di porre fine a questa storia una volta per tutte. Adesso sono qui e voglio chiedere scusa a tutti voi.
«Tu ci stai chiedendo... scusa?» ripeté Nadia, sempre più sconvolta.
«Forse faresti bene a raccontarci che diavolo ti è passato in quella testa bacata, damerino, o credo che lascerai questa clinica su una sedia a rotelle», lo avvisò Anita, sorridendo appena. «E ti consiglio di non mentire. Io non sarò brava a tirare ganci, ma credo che lui sarà contento di prendere il mio posto.» Indicò con il mento Diego, che rise a bassa voce.
«Lei crede che sia appena diventato il suo schiavetto personale», li mise al corrente, «ma si sbaglia.»
«Leonardo, ti conviene parlare», lo minacciò Nadia. Aveva già il respiro concitato. «E ti conviene farlo subito, prima che ti faccia sputare fuori ogni goccia di verità.»
Lui annuì e prese un respiro d'incoraggiamento. Sembrava troppo calmo, anche se celava dei segni di profonda stanchezza. «Quando ricevetti la prima chiamata di Cornelia, non avevo ancora la pallida idea della persona con cui avevo a che fare. Mi chiamò da un numero privato che non avevo salvato in rubrica. Successe nello stesso periodo del nostro litigio alla festa della L.U.S.I, Nadia. Quella in cui tu mi rifiutasti pubblicamente», le ricordò, con un velo di amarezza nella voce.
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Tutto quello di cui ho bisogno
RomanceQuando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta fragilità. Dopo molte difficoltà a integrarsi in una metropoli ostica e dopo una storia d'amore finita male, le sue barriere sono crollate, lasc...