Capitolo 36.

11.5K 626 167
                                    


La folla intorno a loro continuò a schiamazzare. La maggior parte delle persone stava commentando la scena che si era appena verificata, con un non celato stupore; altri ridevano, per lo più prendendosi gioco di Leonardo; una piccola parte di loro, ma solo minima, tornò a godersi la festa come se nulla fosse successo.

Mattia squadrò uno a uno i ragazzi che ancora componevano il piccolo cerchio di pettegoli, e batté le mani abbastanza forte da sovrastare il rumore della musica. Attirò la loro attenzione, e, per un momento, lo fissarono in silenzio, quasi infastiditi dalla sua interruzione.

«Avete finito? Non mi sembra che ci sia nulla di cui parlare», gli abbaiò contro, con la rabbia ancora a fior di pelle.

Anita alzò gli occhi al cielo e lo affiancò, maledicendo se stessa per tutta l'importanza che stava dando a quella situazione. «Quale parte del "contieniti" ancora non hai capito?» gli mormorò a bassa voce, senza nemmeno guardarlo. Sorrise piuttosto alla folla che aveva di fronte. «Scusatelo, voleva semplicemente dirvi di tornare a godervi questa fantastica festa organizzata dal comitato.»

I ragazzi la guardarono confusi.

«Branco di idioti...» commentò Mattia. «Non avete mai visto due persone litigare?»

Anita gemette e si morse le guance. «Smettila di rovinarmi la festa! Che c'è? Ora che quei due se ne sono andati vuoi attirare tutte le attenzioni su di noi? Calmati. Non te lo puoi permettere, ricordi?»

Mattia sospirò e dopo qualche secondo annuì, seppur contrariato. Si voltò verso il gruppetto di ragazzi, ormai ridotti a una decina di persone, e indicò loro la pista da ballo. «Muovete il culo e tornate a far finta di dare un senso alle vostre vite.»

I ragazzi misero il broncio, mentre altri semplicemente alzarono i tacchi e lo fissarono con uno sguardo arcigno.

«Questo significa che gli siete simpatici! Sul serio!» gli gridò Anita alle spalle, cercando di attirare la loro attenzione «E che... e che v'inviterà senz'altro alle prossime feste del Club Sportivo, ragazzi...» terminò quasi a bassa voce, consapevole che ormai nessuno la stava ascoltando. Si voltò verso Mattia e gli infilzò l'indice sul petto, con l'unghia smaltata appuntita. «Te l'ho mai detto che ti odio?»

«No», rispose lui con semplicità. Non la stava nemmeno ascoltando. Per la testa gli frullavano migliaia di pensieri. La maggior parte di questi, omicida.

«Stai cercando di sabotare la festa? O stai cercando di sabotare te stesso

«No, Anita. No

«E allora smettila di comportarti così!» esclamò esasperata lei, schioccandosi le mani sulle cosce «Potresti attirare l'attenzione di tutti. Forse l'hai già fatto! Si può sapere come diavolo ti è venuto in mente di intervenire davanti a metà corpo studentesco della L.U.S.I? Ma ci pensi almeno un po', alle conseguenze?»

«E cosa avrei dovuto fare? Restare fermo a guardare quella scena patetica? Non doveva rivolgersi così a lei! Non davanti a tutti.»

Anita inclinò la testa di qualche grado e lo studiò in silenzio. «Era in grado di difendersi da sola. Lo stava già facendo prima che arrivassimo noi.»

«Quell'idiota stava provocando me, capisci?» Mattia abbassò la voce quasi a un sussurro e si avvicinò di più alla ragazza. «Non si tratta solo di Nadia. Ma lui si stava prendendo alcune libertà che non gli spettavano.»

Anita resse lo sguardo con fierezza. «E da quando rispondere alle provocazioni di un tipo insulso è diventato più importante di far saltare una copertura che tu stesso mi hai pregato di mantenere?» incrociò le braccia al petto e attese una risposta.

Tutto quello di cui ho bisognoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora