Capitolo 45.

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Mattia afferrò Nadia per le mani e la trascinò di peso fuori dalla facoltà di Lettere, ignorando i suoi svariati tentativi di alzare gli occhi al cielo e di puntare i piedi a terra, per frenare la sua marcia. Ma lui non le aveva dato ascolto e l'aveva guidata fino al cortile principale dei vari padiglioni.

Il ragazzo indietreggiò a passi sicuri, con un'espressione serena dipinta sul volto. Non sorrideva così da tantissimo tempo e vedere Nadia di fronte a lei, con un cipiglio da falsa offesa, lo faceva sentire bene. Lei era sempre stata la sua boccata d'aria fresca in una giornata di lezioni noiose... La novità in una vita monotona.

Nadia si guardò prima da un lato e poi dall'altro, sbirciando tutte le persone che si trovavano nel raggio di qualche metro e studiando chi di loro avrebbe potuto notare l'atteggiamento davvero privo di precauzioni di Mattia.

«Mattia, cosa stiamo facendo qui fuori? Io avevo lezione!» sbraitò sottovoce, cercando di allentare la sua presa salda dai polsi, mentre provava a non ridere. «Non puoi semplicemente entrare nella mia facoltà e trascinarmi via! I sequestri di persone iniziano sempre così!»

«Sono contento di averti sequestrata dalla prossima lezione, allora. Sono sicuro che non fosse così interessante.»

«Non lo era», sospirò lei, «ma questa non è una buona giustificazione per assentarmi.»

Stavolta fu il turno di Mattia di alzare gli occhi al cielo e quando li riabbassò sulla ragazza, le poggiò le mani sulle spalle, avvicinandola a sé. Fece scivolare le dita sulla sua guancia e l'accarezzò con il pollice, prima di chinarsi e baciarla, proprio di fronte a tutti, nel bel mezzo della piazza di ritrovo della L.U.S.I.

Nadia sbarrò per un secondo gli occhi, stupita dal suo gesto, e provò a poggiargli le mani sul petto per allontanarlo, prima di rendersi conto che in realtà non era quello che voleva seriamente: le era mancato quell'aspetto di Mattia impulsivo e irrazionale, e sentire di nuovo le sue labbra contro le sue la fece sentire quasi febbricitante. Quei due anni in cui erano stati distanti non avevano allentato il loro rapporto, ma l'avevano suggellato in un legame indissolubile. Perché raramente il distacco era in grado di affievolire un sentimento: il più delle volte, serviva soltanto a razionalizzare la mancanza di qualcosa fondamentale. O di qualcuno fondamentale. E quegli anni - quel periodo di tempo in cui Nadia aveva provato a convincersi di odiare Mattia - in realtà erano serviti solo a farle capire che non aveva smesso di volerlo. Nonostante tutto, nonostante tutti.

«È una buona giustificazione, questa?» le sussurrò lui, sorridendole sulla bocca.

Nadia si allontanò dalle labbra di Mattia a malincuore. Stava ancora trattenendo il respiro, e aveva la strana sensazione che le girasse la testa. «Mi stai portando sulla cattiva strada», si limitò a dire, rivolgendogli un sorriso sornione.

«Quindi mi stai dicendo che non ti lasceresti di nuovo sequestrare da me?» Mattia sollevò le sopracciglia e finse di mettere il broncio.

«Se la giustificazione è la stessa di ora, puoi farlo quante volte ti pare.» Lei lo strinse in un abbraccio e poggiò la fronte sulla sua spalla. «Come ho fatto senza di te per tutto questo tempo?»

«Te lo dico io», sbuffò lui. «Hai cercato di sostituirmi con quel damerino. E se era parte del piano per farmi ingelosire e spronarmi a riavvicinarmi a te, ci sei riuscita.»

«Sappiamo tutti che ho tirato un po' troppo la corda con lui... E di questo me ne pento.»

«Ti prego, non dirmi che ti farai prendere dai sensi di colpa anche per lui.» Mattia fece roteare gli occhi e le prese la mano, trascinandola lungo la piazza. «Chiariamolo da subito: non ho intenzione di psicanalizzare anche il tuo vicino di casa mentalmente instabile. Aver acconsentito a parlare con Diego va già oltre le mie aspettative.»

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