Mattia fissò il quaderno degli appunti e sospirò. Da quando la lezione di diritto era cominciata, aveva scritto solo una cosa sul foglio: la data.
La professoressa aveva continuato a parlare imperterrita per ore, senza mai fermarsi o fare una pausa. Tutti, nell'aula, avevano la testa china sui banchi e prendevano appunti o seguivano la lezione sul libro. Anche Roberto era rimasto concentrato per la maggior parte del tempo, alzando di rado gli occhi dal foglio solo per adocchiare qualche ragazza nelle file avanti a loro.
Ma lui, invece, era rimasto a giocherellare con la penna, come se fosse la cosa più divertente da fare a lezione. Ogni tanto alzava lo sguardo sulla lavagna chilometrica posta dietro la cattedra, poi lo riabbassava, senza speranza. Non aveva proprio voglia di seguire, quella mattina, anche se di solito era sempre attento. Quando la lezione terminò, esalò un sospiro di sollievo e si sgranchì le gambe. Non vedeva l'ora di uscire all'aperto. Scese dai gradini della stanza con l'amico e si fiondò nel corridoio.
«Ti è rimasta molto impressa questa lezione, eh?» scherzò Roberto, una volta fuori.
Mattia scosse la testa e sospirò. «Avevo la testa altrove. È l'effetto del lunedì.»
«O forse è l'effetto del sabato...»
«Ancora con questa storia? Ti ho già detto che non sto così per la festa.»
Roberto ridacchiò e lo superò, diretto verso il suo corridoio principale. «Ti conosco, Silvestre. Non mi prendi per il culo.»
Mattia alzò gli occhi al cielo. «Perché diamine dovrei mentirti?»
«Perché c'è qualcosa sotto. Qualcosa che tu non mi vuoi dire, ma che presto scoprirò.»
«E come pensi di farlo? Sentiamo.»
«Be', la tua ragazza è parecchio informata. In quanto presidente del collegio studentesco può accedere al database delle anagrafiche di tutti gli iscritti alla L.U.S.I... Da lì sarà un gioco da ragazzi scoprire di più su questa misteriosa ragazza.»
Mattia impallidì si fermò in mezzo al corridoio. Se Anita avesse visto la foto identificativa di Nadia l'avrebbe riconosciuta subito, e poi addio copertura. Doveva impedire a Roberto di scatenare il putiferio. «Okay, ascoltami bene.» Gli puntò il dito contro e indurì lo sguardo. «Sappiamo entrambi come reagisce Anita quando si nominano altre ragazze di fronte a me. Si imbestialisce. E io non voglio compromettermi l'intera settimana solo perché tu non sai farti i tuoi maledetti affari.»
«Come se non lo sapessi già che la voce si è sparsa già per tutto il campus.»
«Scherzi?»
«Stamattina ho sentito delle ragazze parlare della nuova biondina e del suo rifiuto verso di te. Alcuni studenti si sono persino interessati a lei», spiegò l'amico. «È la prima volta che qualcuna diventa famosa per averti rifiutato.»
Mattia sbatté le palpebre incredulo. Se la notizia aveva viaggiato così velocemente, Anita o le sue amiche ne erano venute a conoscenza senza dubbio. In qualsiasi caso era fottuto. Si agitò sul posto e passò una mano sugli occhi. «Chi ha messo in giro la voce?»
«Gli altri potrebbero aver parlato...» ammise Roberto, cercando di contenere la reazione dell'amico.
«Merda.»
Roberto guardò dietro le spalle di Mattia e deglutì. «Amico, ti do un consiglio. Fossi in te, direi il prima possibile quello che è successo sabato ad Anita. Magari saperlo da te la renderà più... mansueta», mormorò. Diede un'ulteriore sbirciata dietro, poi raddrizzò le spalle. «Ora... ora ti lascio. Devo passare in segreteria a prendere delle cose. Ci vediamo a pranzo?»
«Quali cose?» replicò Mattia confuso.
«Poi ti spiego. A dopo, e in bocca al lupo.» Lo guardò un'ultima volta con un'espressione comprensiva e corse via dal corridoio, lasciandolo solo.
«In bocca al lupo?» ripeté Mattia. «Ma di che diavolo...»
«Quando pensavi di dirmelo?» proruppe una voce tagliente dietro di lui.
Perfetto. Anita era arrivata.
«Forse quando sarei diventata lo zimbello di tutti?»
Mattia si voltò di scatto verso Anita. Adesso capiva perfettamente cosa intendesse Roberto. «Ehi, non ti avevo vista», borbottò, a mo' di scusa.
«E io non ho visto te sabato», ribatté lei a tono. Aveva le braccia poggiate sui fianchi e batteva il piede a terra, spazientita. «Ma credo di essermi persa qualcosa, a quanto pare.»
Mattia evitò il suo sguardo rovente. «Non è come pensi.»
«Ah, no? Quindi non è vero che te ne sei andato dalla festa perché hai visto una... aspetta, una bellissima biondina dagli occhi verdi?» disse, virgolettando con le dita l'ultima parte della frase.
«Ti hanno anche detto il nome?»
Anita aprì la bocca per la sorpresa e rimase spiazzata. Poi gli assestò uno schiaffo sulla guancia. «Idiota», sibilò. «Adesso sei anche interessato a sapere come si chiama? Non hai nemmeno un po' di contegno?»
Mattia si passò una mano sulla guancia, incredulo. Non si sarebbe aspettato quel gesto di fronte a tutti. Ma nonostante ciò, una parte di sé si sentì più tranquilla. Almeno non sapeva che quella ragazza fosse Nadia. «Smettila di dare spettacolo, Anita», la fulminò poi. «Sai benissimo come vengono ingigantite le voci di bocca in bocca. Non è successo niente alla festa.»
Anita titubò, indecisa se riprendere il terzo grado o fidarsi delle parole del fidanzato. Continuò a fissarlo, in cerca di una falla nel suo discorso, poi distolse lo sguardo, sempre infuriata. «Lo spero per te. Sai che odio essere messa in ridicolo.»
«Hai finito? No, perché dovrei andare a lezione, anziché pensare alle tue scenate di gelosia.»
La ragazza gli puntò il dito contro, con uno sguardo velenoso. «Non provocarmi. Lo sappiamo entrambi che tanto perderesti.»
«Al tuo posto non ne sarei così convinta.»
«Ho già vinto una volta. Posso farlo anche una seconda.»
Mattia sospirò. Iniziava seriamente a stancarsi. «Sai benissimo quali sono le condizioni del nostro rapporto: non stressarmi e non essere paranoica. Se non soddisfi una delle due, io ti lascio», la intimorì forse con l'unica minaccia che avrebbe potuto far breccia nel suo strato di profondo egocentrismo. Entrambi sapevano bene come fosse nata la loro relazione... da quale esigenza avesse preso vita: soldi. Erano state le loro famiglie a spingere affinché si mettessero insieme e dopo tante pressioni, alla fine ci erano riusciti, coronando il bellissimo idillio di fondere le loro società. Era stato una sorta di "matrimonio commerciale", puri e meri affari. Alla faccia dell'amore della vita e di tutte quelle altre stronzate a cui non credeva più. Adesso si era disincantato: nel suo futuro, accanto a lui, era destinata a esserci una sola persona, con la quale avrebbe dovuto condividere tutto. Anita.
Sì, perché questo voleva dire essere i figli di imprenditori milionari. Entrambi lo sapevano bene, perché sin da piccoli erano stati abituati a quel genere di vita: annullare i sentimenti, annullare se stessi, per far vincere la convenienza e i legami di utilità. E la cosa più triste in assoluto era che né lui né Anita avrebbero mai potuto desiderare di incontrare qualcuno che li completasse veramente, che li facesse sentire vivi. Lei non ci aveva neppure provato, mentre Mattia era rimasto acciecato da Nadia, l'unica ragazza genuina e al di fuori di quella schifosa realtà. Ma ovviamente i risultati erano stati catastrofici per tutti e due.
Per un attimo Mattia guardò Anita con espressione dispiaciuta. Quasi gli dispiacque di aver tirato in ballo la storia della loro relazione di convenienza. Anche se non lo dava a vedere ci soffriva anche lei, nonostante la paura di perdere la sua fonte di guadagno futura fosse molto più forte.
Anita strinse le labbra e represse un moto di stizza. Sollevò le spalle come se nulla la scalfisse e girò i tacchi, dandogli le spalle. «Vado a lezione. Ci vediamo a mensa», rispose freddamente, senza addentrarsi nel discorso ostico. Prese a camminare verso l'aula, ma dopo qualche passo ci ripensò e si fermò. «Se pensi che non indagherò su questa ragazza ti sbagli di grosso, Mattia», gli disse, con il solito tono acidulo. «Metterò in moto ogni singola persona della L.U.S.I per scoprire di chi si tratta.»
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Tutto quello di cui ho bisogno
RomanceQuando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta fragilità. Dopo molte difficoltà a integrarsi in una metropoli ostica e dopo una storia d'amore finita male, le sue barriere sono crollate, lasc...