Dopo essersi fatta una doccia rilassante, Nadia uscì dal bagno come nuova. Con gli abiti puliti e l'odore di tè verde che inebriava la stanza, sentì di aver portato via tutta la stanchezza del viaggio e del trasferimento. Prima di uscire, si mise di fronte allo specchio e tirò fuori un beauty case dall'armadietto: all'interno c'era il minimo indispensabile per il make-up. Non che adorasse incerarsi il volto o sembrare una donna delle réclame, chiaramente. Con il tempo aveva solo imparato a valorizzare i suoi punti forti, dal volto all'abbigliamento.
Quando varcò la porta del bagno, Ada si era già cambiata e l'aspettava con impazienza.
«Voglio vedere questo Campus prima che si faccia notte», borbottò, afferrando con una mano il suo zainetto e con l'altra la borsa di Nadia. «Dai, muoviti.»
«Ti ho soltanto chiesto di accompagnarmi in segreteria, Ada. Non di fare un tour del campus. Per quello ci sarà tempo.»
«Forse per te. Io al massimo farò il tour dei reparti nella clinica. Quindi, poche chiacchiere. Ho intenzione di scoprire subito cos'ha da offrire questo paradiso vivente in versione notturna.»
«È un Campus, non Disneyland», sospirò Nadia.
Ada sollevò le spalle e uscì dall'appartamento. Fuori dal loro dormitorio, il sole era appena tramontato e i lampioni iniziavano a rischiararsi. Lungo i sentieri in mattonato c'era un viavai di persone: alcune dirette verso l'uscita che dava sulla strada principale, bloccata dal traffico, altre sedute sulle panchine a parlare. Per loro, la giornata universitaria non sembrava ancora terminata.
«Visto? Saranno anche finite le lezioni, ma i ragazzi escono lo stesso. Forse dovremmo informarci su come passano il tempo la sera», propose la ragazza rossiccia. Aveva già puntato un gruppetto di persone di sesso maschile, sicuramente più grandi di loro.
La mano di Nadia piombò sulla sua spalla. «Prima la segreteria. Devo assolutamente prendere gli orari e la tessera della mensa, prima che chiuda.» Lo sguardo dell'amica si fece corrucciato, allora sgranò gli occhi, battendo dolcemente le palpebre. «Ti prego. Poi ti lascerò fare quello che vuoi.»
«Tutto quello che voglio?»
«Ma solo per oggi.»
Ada saltellò sul posto, improvvisando un balletto alquanto imbarazzante. «Ti farò provare il brivido della notte. Questa sera sarà nostra!»
Nadia rise e trascinò la ragazza sulla strada che portava verso la segreteria e il padiglione centrale. «Abbassa la voce, o penseranno subito che siamo matte.»
Una volta superata la zona del giardino, il marciapiedi sfociò nella piazza principale, un enorme ovale circondato dai vari edifici universitari. Al centro, una fontana sfavillava allegramente, rendendo l'intera zona più luminosa e piacevole. Tutto intorno erano disposte panchine, frecce d'indicazione, una mappa generale, e, sul prato, dei tavoli per le pause.
«Stando a quanto dice la mappa, la segreteria dovrebbe essere il piccolo edificio alla destra del padiglione centrale.» E infatti quando arrivarono di fronte alla struttura in mattonato rosso, notarono che sulla porta era affisso il cartello con su scritto "Punto informazioni e Segreteria".
Dopo essersi scambiate un sorriso, le due ragazze entrarono all'interno, varcando una porta scorrevole già aperta. Dentro c'erano poche persone, tutte già impegnate a parlare con gli addetti dietro le scrivanie. Almeno a organizzazione, la L.U.S.I sembrava essere efficiente.
Nadia si avvicinò all'unica postazione libera, dietro la quale era seduta una giovane signora. «Mi dica pure, signorina», le disse, mentre intanto continuava a pigiare pulsanti sulla tastiera.
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Tutto quello di cui ho bisogno
RomanceQuando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta fragilità. Dopo molte difficoltà a integrarsi in una metropoli ostica e dopo una storia d'amore finita male, le sue barriere sono crollate, lasc...