Capitolo 15.

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«Sicura di non voler mangiare più niente?» domandò Leonardo in apprensione. Stava seguendo Nadia da più di cinque minuti senza una precisa direzione.

«Non ho più fame», replicò lei, puntando con lo sguardo verso la prima uscita della mensa. Non vedeva davvero l'ora di mettere i piedi fuori da lì. Se fosse rimasta per qualche altro minuto all'interno di quelle quattro pareti avrebbe fatto implodere la mensa.

«Nemmeno un panino al bar?» Leonardo la fermò per un braccio prima che spingesse la porta di uscita.

«Ho detto che non ho più fame.» Nadia si scrollò di dosso l'amico e lo fulminò con lo sguardo. Strinse i pugni e lasciò andare un sospiro pesante. Lo stava trattando malissimo. E non se lo meritava affatto. Guardò Leonardo di sbieco, rimasto in silenzio dopo la sua ultima affermazione, e improvvisò un sorriso. «Scusa, non volevo essere dura con te.»

«Non fa niente», rispose lui, spostando il peso da una parte all'altra del corpo. Si guardò un po' intorno prima di tornare ad affrontare gli occhi smeraldo della sua compagna. «Lavorando con la fantasia, potrei anche riuscire a capire il tuo comportamento. O per lo meno, potrei giustificare il tuo astio nei confronti dei due tipi più gettonati della L.U.S.I.»

«Stai facendo del sarcasmo, per caso?»

«Concedimelo. Per quanto possa rifletterci, non mi capacito di come tu possa conoscere quei due e... addirittura di essere stata un'ex ragazza di Mattia Silvestre

«Sì, lo so. Grande errore.»

«Non intendevo quello.» Leonardo scosse la testa. «Non lo conosco abbastanza da poterlo giudicare. Però la faccenda rasenta l'assurdo. Non so davvero come potrei definire una situazione del genere.»

«Scherzo del destino?» Nadia sorrise impacciata, prima di voltarsi verso Leonardo. «Ascolta, non vorrei sembrare maleducata, ma ho bisogno di rimanere un po' da sola, se non ti dispiace. Incontrare quei due mi ha davvero rovinato la giornata.»

Lo sguardo del ragazzo si spense in un attimo, ma non lo lasciò vedere in maniera evidente. «Non c'è problema. Andrò a mangiare qualcosa e poi tornerò a casa a studiare.»

Nadia non poté fare a meno di sentirsi in colpa con lui. Gli stava riversando il suo nervosismo addosso in maniera ingiustificata. «Mi dispiace.»

«Non ti scusare, Nadia», la tranquillizzò, avviandosi verso la porta d'uscita. Prima di varcare la soglia le sorrise. «Quando avrai voglia di spiegarmi come stanno le cose, be', sai dove cercarmi.»

Nadia lo guardò andarsene, con le mani in tasca e le spalle ricurve. Era davvero un ragazzo dolce, mentre lei aveva fatto la parte dell'insensibile. Incredibile come alcuni ruoli si potessero ribaltare da un momento all'altro.

Ma quello che era cambiato radicalmente, anche più di lei, era Mattia. Alla festa aveva creduto di avere un abbaglio, di averlo inquadrato in modo troppo rapido perché fosse un'analisi attenta e minuziosa. Ma adesso aveva avuto la sua conferma: era diventato un perfetto bastardo. Un perfetto bastardo da togliere il fiato. Già, perché il carattere non era l'unica cosa a essersi modificata con gli anni. Anche il suo aspetto fisico ne aveva risentito. E se quando lo aveva lasciato era un bel ragazzo, brillante e sicuro di sé, adesso si era trasformato in un quasi ventenne da paura. Tutto in lui era migliorato: i capelli erano più lunghi di qualche centimetro e avevano qua e là delle sfumature tendenti al castano chiaro, in perfetta sintonia con i suoi occhi. Si era anche alzato, raggiungendo probabilmente il metro e ottantacinque. L'unica pecca era il sorriso. Quel sorriso caldo adesso era mutato quasi in un ghigno sprezzante, doloroso a vedersi. E la cosa più difficile da digerire, nonostante tutto, era vederlo camminare in perfetta sintonia con Anita.

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