«Finalmente un po' d'aria!» Nadia aprì la bocca e inspirò a pieni polmoni la brezza serale. «Credo di essermi giocata qualche neurone, lì dentro. C'era una concentrazione di ossigeno quasi incompatibile con la vita.»
Ada si sedette sull'ultimo gradino del Club, proprio di fronte al prato. Aveva allungato le gambe di fronte a sé e si stava massaggiando i piedi indolenziti. Nel frattempo, rideva senza motivo. Le sue guance erano rosse quanto i capelli, e il bicchiere della birra era completamente vuoto. Il che non era un buon segno. Per niente. «Mi sto divertendo da matti!» urlò.
Nadia si accomodò accanto a lei e poggiò il bicchiere di plastica sul gradino superiore. «È anche una delle poche feste a cui abbiamo mai partecipato», precisò. «Ma, devo ammetterlo, non è male.» Si soffermò a guardare dei ragazzi che si stavano tirando una borsetta femminile a vicenda, mentre una tipa in shorts e canottiera, probabilmente la proprietaria, gli gridava a voce alta di restituirgliela.
«E poi hanno la birra più buona del mondo.» Ada terminò la frase con un breve singhiozzo, seguito dall'ennesima risata.
«Dio, e tu sei troppo allegra», rise Nadia, scuotendo la testa. Forse lasciarle bere da sola tutto quel bicchiere non era stato il massimo. Nemmeno lei era abituata a reggere molto l'alcool, ma quella birra non le aveva alterato i sensi. Stava bene, insomma.
«Sto benone, guarda.» Ada si alzò in piedi e fece un giro su se stessa, toccandosi il naso con il dito. Le riuscì solo la seconda cosa. Per il resto ci pensò l'amica, che l'afferrò per la mano e la costrinse a sedersi di nuovo.
«Complimenti, prima festa, prima sbornia. Hai fatto strike, stasera», scherzò Nadia. Era riuscita a convincerla a uscire in giardino con una scusa banale. Le aveva detto di sentirsi poco bene in quel caos, e di andare a prendere una boccata d'aria fuori. In realtà, la boccata d'aria serviva all'amica. Magari sarebbe rinsavita un po'.
Ada rabbrividì e si strinse nelle spalle. «Fa freddo. Perché non rientriamo?»
«Forse sarebbe meglio tornare a casa, non credi? Non sei in forma.»
L'amica scosse la testa e si concentrò ad assumere uno sguardo serio. «Non ci pensare nemmeno! Posso gestire la situazione.»
Il sopracciglio di Nadia si sollevò in modo sarcastico. «Davvero? Come quando hai fermato quella ragazza dicendole che i suoi capelli ricci assomigliavano al pelo di una pecora?»
Ada rise, sinceramente divertita. «Glielo avrei detto anche da sobria. E poi, avevo ragione. Erano veramente terribili.»
«Questo non migliora la tua condizione.» Nadia guardò l'orologio al polso e scosse la testa. «Avanti, torniamo dentro. Ma solo un'altra oretta. Giusto il tempo di riprenderti un po'.»
«Ai tuoi ordini, capo.» Ada si alzò in piedi e si aggiustò il top rosso.
Da un momento all'altro, le persone che fino a quel secondo erano rimaste a parlare e scherzare in giardino, si diressero all'interno del Club. Davanti alla porta d'ingresso si era formata di nuovo la fila per entrare.
«Cosa sta succedendo?» chiese Nadia, scrutando i ragazzi uno a uno.
Anche Ada la raggiunse. «Forse proiettano un film!»
«Non mi sembra il tipo di festa in cui proiettano film.»
«Magari è un film sull'alcool.»
«Ipotesi più plausibile, ma non credo. Andiamo a domandare a qualcuno» Nadia sorrise e afferrò Ada per un braccio, guidandola fino alla fine della coda, dove alcune ragazze stavano intavolando una conversazione fitta. «Ehi, scusate... È la nostra prima festa al Club. Sapete dirci come mai stanno rientrando tutti dentro?»
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Tutto quello di cui ho bisogno
RomanceQuando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta fragilità. Dopo molte difficoltà a integrarsi in una metropoli ostica e dopo una storia d'amore finita male, le sue barriere sono crollate, lasc...