Capitolo 27.

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Quando arrivarono al convegno li stavano già aspettando tutti: i loro genitori, lo staff dell'albergo e gli ospiti. Tutti in attesa dell'entrata in scena dei due investimenti familiari in persona. La maggior parte degli invitati stava conversando del più e del meno fino a quel momento, ma non appena Anita e Mattia misero piede nella stanza delle riunioni, si voltarono tutti a guardarli. Li salutarono cortesemente, e in alcune delle loro facce si intravide un accenno di invidia. Forse non si erano ancora abituati all'idea che così tanto potere fosse riposto in due ragazzi di nemmeno vent'anni.

«Finalmente, stavamo attendendo proprio voi!» esclamò Giulio, raggiungendo il figlio all'ingresso della stanza. Gli poggiò la mano sulla spalla, in un gesto tanto calcolato quanto freddo.

Anita abbassò leggermente lo sguardo per salutare Giulio e fece una risatina nervosa. «Abbiamo trovato traffico sul Raccordo.»

Mattia lasciò che quella conversazione sterile e di dubbia utilità continuasse senza il suo intervento. Si concentrò piuttosto sulla madre: Cornelia era rimasta seduta sul divanetto in pelle, con lo sguardo fisso verso il pavimento e un bicchiere di prosecco semivuoto tra le mani. Dall'espressione gelida sembrava pensierosa, ma di solito non lo lasciava mai vedere così tanto in pubblico. Accanto a lei c'era la madre di Anita, sempre in una forma impeccabile. Fece un sorriso ai due arrivati senza alzarsi dalla sua postazione e strinse appena gli occhi quando si soffermò sulla figlia. Le fece un cenno con il mento, e quasi meccanicamente Anita sussultò, declinando la conversazione con Giulio.

«Devo sedermi accanto a lei», bisbigliò a Mattia, senza dare nell'occhio.

Mattia annuì e alzò di nuovo lo sguardo sulla madre, nel tentativo di studiarla meglio. In quell'istante, anche lei sollevò gli occhi su di lui: il loro scambio d'occhiate fu marmoreo e privo di emozioni, ma le labbra di Cornelia erano tese all'ingiù, e sicuramente quello non era un buon segno.

«Anita, aspetta.» Mattia fermò la ragazza prima che si allontanasse e la fece voltare con la schiena rivolta alle due donne. «C'è qualcosa che non va con le nostre madri. Sembrano incazzate nere.»

«Lasciami», sbottò Anita, cercando di divincolarsi dalla presa del fidanzato. «Sai che odiano quando diamo troppo nell'occhio.»

«Prendete i vostri posti, prego!» disse una donna al microfono, sorridendo alla platea. «La convention sta per iniziare.»

Mattia camuffò il gesto con un blando tentativo di passarle il braccio intorno alla vita. Lei glielo lasciò fare senza protestare, ma dallo sguardo sembrava intimorita e contrariata. «Pensi che tua madre gliene abbia parlato? Della conversazione con le tue amiche, voglio dire», le domandò a bassa voce, mentre l'accompagnò al sul posto.

«La temi così tanto?»

«Sai quanto possa diventare stronza mia madre.»

Anita sorrise a una coppia di invitati e si strinse nelle braccia del suo accompagnatore, in un gesto amorevole e teatrale. «Potrebbe averlo fatto, conoscendola», bisbigliò poi a Mattia, senza guardarlo in faccia, «ma questo non è il luogo o il momento per parlarne. La gente ci guarda.»

Mattia alzò gli occhi sulle persone sedute nella stanza e sospirò con frustrazione. Anita aveva ragione: quello scambio di battute a bassa voce era bastato ad attirare l'attenzione di alcuni invitati. Lasciò la ragazza di fronte alla sedia libera accanto alla madre, e prese posto accanto a Cornelia.

«Mamma», la salutò, mentre si poggiava con le spalle sullo schienale della sedia imbottita. Rimase con le mani sui braccioli, come se fosse nervoso e non riuscisse a rilassare i muscoli.

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