«Finalmente sei tornata! Ma che fine avevi fatto?» Leonardo piombò addosso a Nadia non appena mise di nuovo piede nella sala dei Convegni. Aveva ancora le guance arrossate e lo scatolone dei volantini tra le braccia.
«Se te lo raccontassi, non ci crederesti...» rispose lei, sviando il suo sguardo. Ed effettivamente, era proprio vero.
Leonardo sorrise, con un bicchiere di aranciata in mano mezzo vuoto. «Dopo che te ne sei andata è successo il panico, qui dentro! Avresti dovuto vedere, Nadia. La corrente è saltata all'improvviso, e siamo rimasti al buio per... be', a dire la verità, fin quando non sei tornata tu.»
Nadia trattenne il respiro e annuì roboticamente. «E meno male che non c'ero, allora. Odio il buio.» Tranne quando c'è Mattia con me. Non appena formulò questo pensiero, fece vagare gli occhi lungo la stanza, di nuovo perfettamente illuminata e sonorizzata. Alla fine lo vide, giù in fondo, accanto alla consolle dei dj. Era intento a conversare con i due ragazzi, che indicavano di tanto in tanto la tastiera. Accanto a loro c'era Anita, che semplicemente guardava dall'alto lo svolgersi della festa, sempre con il tipico sguardo critico. Il vestito plissettato brillava sotto la luce dei fari colorati e la faceva sembrare ancora più in prima linea di quanto non lo fosse già. Il suo sguardo era cupo, ma stranamente Nadia non ci vide cattiveria. Forse nemmeno lei si era insospettita della mancanza prolungata di Mattia. Be', meglio così.
Qualcuno le puntellò il dito sulla spalla tre volte, con una certa insistenza. Non appena si voltò, si trovò di fronte il professor Castrucci, con la faccia più cupa di quella di Anita. Sembrava parecchio infastidito. Nadia deglutì, e a primo impatto, gli porse lo scatolone. «Ho preso i volantini.»
«Ma che gentile, Savini. Forse potrebbero essere utili per il ballo di primavera del prossimo anno», sbuffò e afferrò la scatola.
«Dentro quel magazzino c'era di tutto! Mi è servita mezzora per trovare questi volantini», replicò lei, alzando leggermente un sopracciglio.
Il professore rimase in silenzio e alzò il mento. «Questa volta passi. Ma giusto perché abbiamo avuto un guasto tecnico. Tutte le persone interessate ai nostri corsi se ne sono andate. Puoi anche tornare a goderti la festa. Io credo che ne approfitterò per assaggiare quei tramezzini... Dicono che sono deliziosi.»
«Oh, certo. Allora, buona...» Nadia tentò di salutarlo, ma il professore si era già avviato con passi cadenzati verso la sua meta.
«Che tipo», commentò Leonardo, anche lui con lo sguardo puntato sull'uomo.
«Davvero stravagante... Lo amo anche per questo.» Nadia sorrise e si pulì le mani sul vestito.
Leonardo la fissò dall'alto in basso con una smorfia divertita, e trattenne una risata. «Sei un po'... sporca.»
«Dove?»
Lui disegnò un cerchio con l'indice per aria che la comprendeva dalla testa ai piedi. «Be', più o meno... ovunque.»
Nadia cercò di scrollarsi quanta più sporcizia potesse dal vestito, sbraitando a bassa voce. Provò anche a rimettere in ordine i capelli, ma per quelli c'era ben poco da fare. «È che quel posto era davvero impolverato.»
Leonardo scrollò le spalle. «Sarei quasi curioso di vederlo.»
«No!» Nadia spalancò gli occhi, smettendo all'improvviso di pulirsi l'abito. Quando si accorse dell'espressione stupita dell'amico, scosse le mani e prese un respiro, stavolta più calma. «Voglio dire, è meglio di no... è buio, c'è troppa polvere, e poi, sentissi che odore di muffa! Lascia perdere, davvero.»
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Tutto quello di cui ho bisogno
RomanceQuando Nadia ha lasciato Roma per tornare al paese natale, si è portata dietro un cuore spezzato e tanta fragilità. Dopo molte difficoltà a integrarsi in una metropoli ostica e dopo una storia d'amore finita male, le sue barriere sono crollate, lasc...